L’angolo dell’umanista: la Scienza nella tempesta
La ritrosia di Ettore Majorana ad “inserirsi” nei contesti scientifici ufficiali, era la spia di un dramma umano
Ettore Majorana, il giovane e geniale fisico stimato da Enrico Fermi e Werner Heisenberg, scomparve in circostanze misteriose nella primavera del 1938, senza lasciare nessuna traccia e destando, nel mondo culturale e scientifico italiano, una profonda impressione. Nel 1975, Leonardo Sciascia ne fece l’oggetto di un libro stupendo, intitolato appunto “La scomparsa di Majorana”.
Nel dramma di Majorana era esemplificata, per Sciascia, la tragedia della scienza contemporanea, che non è in grado di controllare le conseguenze delle proprie scoperte e l’annesso problema della responsabilità etica dello scienziato.
In particolar modo, rispetto all’invenzione della bomba atomica, simbolo del male contemporaneo, di pari peso e gravità simbolica della Shoah o dei gulag. A Sciascia piace immaginare che Majorana si sia ritirato in un convento, ribadendo il suo eclatante e fragoroso no rispetto alla direzione presa dallo sviluppo scientifico del suo tempo.
Ma c’è un altro aspetto che emerge da questo piccolo capolavoro della nostra letteratura, che non raggiunge le cento pagine. Ossia che la ritrosia di Majorana ad “inserirsi” nei contesti scientifici ufficiali, era la spia di un dramma umano, di cui i suoi congiunti (familiari ed amici) non si accorsero, fino al momento, deflagrante, della scomparsa.
Discuteva con Fermi, discuteva con Heisenberg, ma tenendosi in disparte nel momento in cui, invece, avrebbe potuto fare esplodere la potenza del suo genio. Sciascia racconta, sulla scia di Laura Fermi, come una volta Majorana ed Enrico Fermi si sfidarono in una dimostrazione basata sul calcolo matematico.
Majorana impiegò, a fare il calcolo, lo stesso tempo di Fermi: ma mentre quest’ultimo utilizzò il regolo calcolatore, Majorana fece il calcolo a mente! Come in Pascal e in Mozart, come in Leopardi e in Benjamin, spesso il genio assoluto si manifesta in uomini fragili, nel fisico e nella mente, perché tutte le loro manifestazioni vitali sono al servizio del loro genio.
Da questo punto di vista, l’idea di Sciascia che, grazie alla sua potenza intuitiva, Majorana avesse dedotto, dal dibattito scientifico del suo tempo, l’imminente scoperta della bomba atomica, appare pienamente giustificata. ( Foto, Sfinge dei Nassi )