L’arte va in scena al Salone Margherita di Roma
Al Salone Margherita, sotto la direzione artistica di Enzo Iacchetti, va in scena anche l’arte
Anche l’arte protagonista al Salone Margherita di Roma. Lo storico Café Chantant della Capitale, rinnovato nel cartellone e nella mission, apre le porte all’arte con la A maiuscola, con un calendario espositivo degno delle migliori gallerie.
Luogo d’arte per eccellenza, il Salone Margherita, nato nel 1898, ma ristrutturato nel 1908, è un esempio tra i più belli e meglio conservati di architettura liberty a Roma, città in cui questo stile è piuttosto negletto, schiacciato dai secoli d’oro dell’arte e dell’architettura.
Oggi, grazie a un sapiente lavoro – da una parte di ripulitura degli stucchi e dell’illuminazione originale dell’epoca, dall’altra di eliminazione di arredi e affiches non pertinenti e accumulati negli anni – il Salone Margherita ritrova l’antico splendore insieme all’atmosfera della Belle époque, ma proiettato nella contemporaneità culturale.
Il Salone Margherita 2.0 punta così a diventare luogo di cultura a tutto tondo e a porsi come luogo di incontro aperto alla città, agli artisti e agli amanti di pittura, scultura e architettura. Gli spazi del Salone, laddove il pubblico vive di più il teatro prima di prendere posto, diventano così i luoghi dell’arte contemporanea, presentando una squadra di artisti di alto lignaggio.
A cominciare da Antonio De Pietro che inaugura un cartellone internazionale. Seguiranno artisti del calibro di Marta Czok (inglese di origine polacca), Paolo Spoltore, Mauro Reggio, Luca Giovagnoli. Ma anche giovani talenti stranieri come l’argentina Florencia Troisi. Invitati a esporre anche maestri come Paolo Spoltore, Medhat Shafik, Gianfranco Asveri e la giovane rivelazione Luca Lanzi.
ANTONIO DE PIETRO (1962). Nato a Diamante, in Calabria, romano d'adozione, Antonio De Pietro, giunto alla sua maturità artistica, è stato consacrato all’attenzione internazionale dalla mostra del 2013 presso i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali in Roma. La sua è una pittura materica, in cui il colore, steso secondo l’antica tecnica delle velature, si relaziona e fonde con materiali di riciclo quali ferro, legno, corda, sabbia, bitume, in una sintesi di inaspettato lirismo e forza evocativa.
MARTA CZOK (1947). Inglese di origini polacche, Marta Czok è nata a Beirut (Libano) e vive da anni in Italia, ai Castelli romani. Nella sua pittura il tratto preciso dell’acrilico e dell’olio si sposa con il segno più nebuloso del carboncino e della grafite. Da qualche anno nella sua arte è diventata preponderante la denuncia sociale e la semplicità quasi naif del tratto ha lasciato spazio a una ricerca caricaturale e vignettistica, dura, spigolosa che guarda alla grande scuola dell’espressionismo tedesco.
MAURO REGGIO (1971). Nato a Roma, dove vive e lavora, Mauro Reggio ha fatto delle città, e della sua città in particolare, la fonte principale di ispirazione. La sua è una visione depurata del paesaggio urbano, desertica, a tratti metafisica, in uno straniamento che rasenta l’astrazione. Ma i suoi quadri sono anche splendidi e intensi ritratti delle grandi opere del razionalismo novecentesco, del barocco, delle rovine classiche. I cieli a campitura piatta e di un colorismo intenso costruiscono e delimitano spazi altrettanti ponderosi.
LUCA GIOVAGNOLI (1963). Nato a Rimini, dove vive e lavora, Luca Giovagnoli ha esposto i suoi lavori in alcune tra le più prestigiose gallerie d’arte contemporanea d’Italia. Centrale nella sua opera è il racconto, l’aspetto narrativo: "Io mi diverto molto a dipingere e credo che questo lo si colga nei miei lavori, forse è dovuto all'atmosfera della mia città".
GIULIANO MARIN (1964). Nato a Castelfranco Veneto, vive e lavora a Roma. L’interesse per geometrie pure ed essenziali e per i volumi caratterizzano nel tempo la sua ricerca. Dopo il successo della personale a Parigi nel 2012, il suo nuovo corso delle sue opere – realizzate su carta da imballaggio con acrilico e matite – è connotato da una ulteriore semplificazione compositiva, da una razionalizzazione e rarefazione di qualsiasi elemento.
FLORENCIA TROISI (1976). Nata a Cordoba, in Argentina, dove vive e lavora, Florencia Troisi è l’anima del progetto Circo Negro, galleria d’arte ma anche piccolo caffè, luogo di cultura e gastronomia. Nei suoi quadri soprattutto donne, ma anche bambini e animali, dai grandi occhi neri. Occhi impassibili, fuori misura, che suggeriscono di guardare oltre lo stile apertamente kitsch, caratterizzato da colori vividi, per indagare i segreti e le profondità che emergono dalle linee e dai tratti neri.
DIANA ALESSANDRINI. Storica dell'arte, scrittrice e giornalista, Diana Alessandrini è tra le voci più note del Giornale Radio Rai. Oltre a numerose trasmissioni, ha condotto le edizioni di punta del Gr1 e del Gr2, e ora è in forza al Gr3. Alla professione giornalistica, affianca la curatela di mostre in prestigiosi spazi espositivi come i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali e il Maxxi a Roma. Appassionata ed esperta di architettura, ha pubblicato su questo argomento diversi saggi: Roma liberty. Itinerari tra eclettismo e modernismo (2013, Palombi Editori), EcoCittà. Ricette “verdi” per salvare le metropoli (2009, Palombi Editori), RicicliCittà. Riuso delle aree urbane e cultura del costruire (2008, Palombi Editori), EccentriCittà. Agglomerati urbani del terzo millennio (2007, Palombi Editori), Roma. Il futuro è in cantiere (2005, Edilazio). Ha pubblicato anche Dizionario di Archeologia (1999, L’Airone Editrice) e Giochi del Mondo (1998, L’Airone Editrice). A maggio del 2013 è uscito per le Edizioni Opposto il suo primo romanzo, Ignoranti sentimentali.