L’automobilista che per una lite ha un malore e muore fa pensare
Un uomo, un 42enne romano, a seguito di un alterco con un altro automobilista, per motivi di precedenza, improvvisamente, ha accusato un malore
Che bello andare in bici e che meravigliosa sensazione di libertà, lontano dagli sguardi di mamma e papà, ai tempi dell'austerity! Era il 1973, altri momenti certamente, soprattutto se rifletto sul fatto che una gioia assoluta era anche andare in bicicletta, dove passavano le automobili, piuttosto che l'andirivieni noiosissimo e quotidiano sotto casa. Ricordo un motivetto divertente, inciso proprio per l'evento austerity, il cui ritornello recitava così: "Austerity, austerity, se non vuoi andare a piedi prendi l'asino." Non nascondo la mia predilezione e il mio affetto per gli asini, specialmente se ripercorro i ricordi legati alle mulattiere che percorrevo in groppa a quelle simpatiche e infaticabili creature, cariche di sacchi pesantissimi di olive. Ma questa è un altra storia. L'attualità purtroppo ne racconta un'altra di storia e non stiamo parlando di rarità a riguardo, ovvero, la vicenda drammatica che per motivazioni banalissime, ha determinato la morte di un uomo. I fatti sono i seguenti: Via Pontina, altezza del Km 27,100, proprio alle porte di Roma. Un uomo, un 42enne romano, a seguito di un alterco con un altro automobilista, per motivi di precedenza, ad un certo punto, improvvisamente, ha accusato un malore. Soccorso e trasportato presso il nosocomio San Carlo di Pomezia, vi è giunto cadavere. Sul luogo dove sono avvenuti i fatti, sono giunti i carabinieri della stazione di Pomezia e, nella ricostruzione dell'accaduto, stanno effettuando accertamenti, in relazione al fatto se la vittima, potesse o meno soffrire di particolari patologie. Il problema, come accennato qualche rigo fa, è la totale tendenza all'intolleranza verso gli altri che si riscontra ogni giorno, viaggiando in strada. Per una frazione di secondo in più, mentre il semaforo segnala il verde, possiamo osservare l'intensità di volti deformati dalla rabbia, scene accompagnate come nei film horror, da gesti inconsulti e nevrotici, conditi da espressioni, diciamo forti, facilmente deducibili dal labiale. Spesso mi domando che senso abbia tutto questo. Perchè questa tendenza all'aggressività senza motivo, come fosse assolutamente normale il fatto di apostrofare qualcuno perchè così si usa? Ecco poi le tragedie, i punti di non ritorno, i momenti nei quali si è di fronte all'irreparabile. Vorrei tanto tornare all'asino, ma so che non si può, pertanto, mi appello e mi aggrappo all'antico e sano buon senso, che non mi rassegno a ritenere estinto.