L’Elogio della Bellezza di Francesco Messina ad Ostia Antica
Riservato a chi visiterà fino a Novembre i resti dell’antica città di Ostia, lungo le vie, tra case e botteghe
La sua opera più conosciuta dal vasto pubblico in Italia, rimane il cavallo di bronzo nel cortile degli studi della Rai in via Teulada a Roma, ma Francesco Messina (1900 – 1995) è noto come uno dei massimi scultori del Novecento, fedele alla tradizione scultorea greco romana, ai suoi canoni di bellezza e di eleganza. Chi visiterà fino a Novembre i resti dell'antica città di Ostia, passeggiando lungo le antiche vie, tra case e botteghe, si imbatterà nel cammino in oltre 50 opere di Francesco Messina, creazioni ispirate a danzatrici, personaggi della Bibbia, della mitologia e della letteratura, ma anche a giovani atleti e ad animali, figure che intessono un suggestivo dialogo con l'antichità.
Collocata all'ingresso dell'Area archeologica di Ostia, la scultura "Adamo ed Eva", rappresentazione della prima coppia umana,realizzata in granito rosso del Brasile, si allontana dall'iconografia classica che raffigura i due nell'atto della cacciata dal Paradiso terrestre, ritraendoli seduti e abbracciati come due normali innamorati. Un'altra opera di valore esposta nella mostra "Elogio della Bellezza" – fino al 9 novembre 2014 nel Museo e Area archeologica di Ostia – è il "Giobbe", dove si notano gli influssi tipici del Rinascimento, nel corpo nudo, nelle vene ed ossa in evidenza, nella postura in ginocchio con le braccia aperte, quasi un gesto di offerta del suo dolore e delle sue disgrazie.
Si possono ammirare inoltre: "La Venere del Brenta", "Lady Macbeth", "La grande Danzatrice Seduta", "Irina", statua di granito africano, circonfusa di grazia secondo l'arte ellenica classica, unita alla semplicità dei ritratti romani, il bozzetto per il monumento a "Colombo", il ritratto della moglie, Bianca, musa ispiratrice del poeta Montale, il ritratto in bronzo di Lucio Fontana, e in terracotta policroma di Isabella Ostini, e altri notevoli lavori, che "ovunque si trovino fanno piacere a guardare, vivono con gli uomini e li consolano con la loro presenza". Come Emilio Greco, altro grande scultore siciliano, Messina era anche poeta, e i suoi versi furono pubblicati nel 1956 da Mondatori: << Fermo orologio è il tempo del mio cuore, / i volti sono sassi inutili, / a quest'estati dolenti del tuo canto, / eterne di assenza , smarrite nel tuo volto. / So che la morte s'è fidanzata ai miei giorni>>.
A 93 anni, un paio d'anni prima della sua morte, nonostante le mani non lo accompagnassero come una volta, Messina continuava a lavorare; voleva ancora "rapire la vita alla vita", com'era solito dire quando gli chiedevano di definire la sua scultura. Si autodefiniva "rapinatore della bellezza". La bellezza, precisava, non era forse la molla che aveva sempre scosso il cuore degli artisti? Le ballerine come Luciana Savignano, Carla Fracci, nell'espressione del volto, nei particolari del collo e del petto esprimevano la tensione della morte del cigno, e i cavalli, colti nelle loro gradazioni dinamiche (passo, trotto, galoppo, ventre a terra ), non rappresentavano l'analogia animalesca delle danzatrici? Per Paul Valéry, "il cavallo va come le danzatrici, in punta di piedi".
La "vita poetica" che anima le opere del maestro scultore di Linguaglossa, trova una naturale rispondenza nell'Area archeologica, proseguendo con discrezione una narrazione in cui "le divinità abitavano i boschi, le valli, i colli, le sponde dei fiumi, e senza far chiasso né troppo mostrarsi, li poetizzavano ed animavano con le loro danze, i loro suoni, i loro canti". La mostra è promossa dalla Soprintendenza Speciale per i beni Archeologici di roma in collaborazione con il Cigno G.C. Edizioni, da un'idea di Paola Germani, Nicola Loi e Lorenzo Zichichi, il curatore è Micol Forti. Museo e Area Archeologica di Ostia – Via dei Romagnoli, 717. Orario ingresso: martedì – domenica : 10.30 – 13.30 / 14.30 – 18.15
Informazioni: 06 56368003 / 06 56358099