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L’Europa tra passato e futuro: Le storie che fanno la Civiltà

“Il mondo è fatto di storie e di nient’altro e l’incanto delle storie può bloccare, o quantomeno rallentare, anche la morte”

Se non ci sono molte ragioni per andare fieri dell’Italia in questo ultimo secolo e mezzo – forse soltanto il Risorgimento e la gloriosa Resistenza al nazi-fascismo, durante la Seconda guerra mondiale, possono essere considerati momenti per davvero luminosi nella nostra storia contemporanea – viceversa, è possibile dire che l’Italia, in fasi più lontane della nostra civiltà, ha donato, alla cultura europea ed occidentale, qualcosa di unico. Forse viviamo un tempo di mediocrità nel presente, per espiare epoche di sfolgorante grandezza passata.

La nostra civiltà letteraria testimonia qualcosa di tutto questo, se si considera che essa può essere incastonata tra i nomi di Dante Alighieri al principio, come di Eugenio Montale e Italo Calvino alla fine. Ma, nell’ambito della cultura contemporanea, particolarmente pregevole è anche la qualità del nostro cinema.

Soprattutto quando esso diviene occasione per riflettere sulle origini della nostra civiltà. Così “Il Decameron” (1971) di Pier Paolo Pasolini e “Maraviglioso Boccaccio” (2015) di Paolo e Vittorio Taviani si confrontano con la grande opera narrativa di Giovanni Boccaccio.

Verso la fine del Medioevo accadde, soprattutto in Italia, qualcosa di unico: furono gettate le basi per una ripresa della cultura laica e razionale dell’Occidente, che si era manifestata con la cultura greca e poi romana tra il VI secolo a. C. e il IV secolo d. C. Senza questa ripresa, che prende il nome di Rinascimento, non sarebbero possibili né la cultura moderna né la cultura contemporanea – poiché non tutto ciò che appartiene al nostro tempo è da gettare alle ortiche, democrazia compresa.

Se Dante è il padre di tutto ciò che, in Italia, ha a che fare con la letteratura, Petrarca e Boccaccio sono, rispettivamente, i capostipiti del genere lirico, che avrà tra le sue file poeti come Ariosto, Leopardi e Montale, e del genere narrativo, da Manzoni a Leonardo Sciascia.

Il cinema ha la peculiarità di essere fatto di immagini, di restituirci in primo luogo questa dimensione, che occupa nella letteratura un posto di rilievo, ma secondario e indiretto. La qualità delle immagini, nei film di Pasolini e dei Taviani è, in entrambi i casi, alta, nel restituirci la vita quotidiana dell’Italia a cavallo tra Medioevo e Rinascimento.

Nel “Decameron” di Pasolini, prevale però la dimensione erotico-popolare, coerentemente con i caratteri generali della sua posizione estetica. Il comunismo di Pasolini era sorretto dalla visione salvifica del popolo, dei ragazzi di vita. In “Maraviglioso Boccaccio” dei fratelli Taviani, viceversa, l’elemento popolare è bilanciato da quello borghese-aristocratico. Qui è la letteratura nel suo ruolo salvifico ad imporsi. La brigata di giovani che si narrano storie, mentre a Firenze infuria la peste del 1348, vengono salvati dalla poesia fattasi racconto.

Un antico proverbio indiano, che troviamo al principio di “Ka” (Adelphi 1996) di Calasso, dice che il mondo assomiglia all’impressione che lascia il racconto di una storia. Boccaccio, e i fratelli Taviani con lui, sembrano dirci che il mondo è fatto di storie e di nient’altro – e che l’incanto delle storie può bloccare, o quantomeno rallentare, anche la morte.

Che si tratti della storia con la maiuscola o delle piccole storie individuali di ciascuno di noi, delle gesta di Alessandro o dei gesti dei nostri cari, che si tratti delle interminabili storie dei miti di cui è fatta l’identità culturale dei popoli o di quelle, altrettanto interminabili, delle letterature di tutte le epoche e di tutti i paesi – certo è che poche altre idee sono così aderenti alla natura mutevole del mondo, come quella secondo cui esso è fatto di storie.

Nel suo ricchissimo saggio su Boccaccio, contenuto nel I volume della “Storia europea della letteratura italiana” (Einaudi 2009), Asor Rosa ha fatto notare come fossero Natura e Fortuna – quella Fortuna che tanto peso avrà anche nel “Principe” di Machiavelli – ad essere determinanti nella concezione del mondo di Boccaccio. Questo è stato il contributo dell’Italia alla formazione dell’Europa moderna ed è difficile immaginarne uno più grande. 

(Foto: Gruppo di giovani, dal film "Maraviglioso Boccaccio")

 

  

 

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