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L’inseguimento della D’Urso: politica vigili su speculazioni non su chi passeggia

Ridurre i contatti è giusto, tuttavia non implica aumentare la paura e ridurre le libertà innocue dei cittadini, non dimentichiamo che la paura ha creato le grandi dittature

La caccia all’uomo ingaggiata in diretta Tv da Barbara D’Urso, la quale mostrava con enfasi l’inseguimento in stile americano di un pedone sulla spiaggia di Venezia come fosse un criminale pericoloso, con tanto di drone della Guardia di Finanza, ci porta a fare una riflessione più ampia di quella che concerne la comunicazione o la libertà televisiva: innanzitutto vorrei dire che la salute non è assenza di malattia, ma una libertà. Quando l’Oms su spinta anche mia, decise che la salute è una forma di mantenimento dell’armonia psico-fisica ha inteso dire proprio questo.

Non credo che la questione riguardi solo una presentatrice o il tenore culturale di un programma, ma la libertà, la quale è un fatto politico e sociale. In questo momento il più pericolo virus ci priva di una parte della nostra libertà, proprio per salvaguardare quella salute stessa che definiamo anche in termini di libertà. La politica deve essere centrale, saggia e condivisibile, il Parlamento perciò non deve esagerare nella nostra limitazione personale, quanto piuttosto essere attento a programmi come questo, vigilare su di essi piùche su chi passeggia o chi va a fare la spesa. Le trasmissioni del vouierismo dell’emergenza, dello scandalo e del dolore strumentalizzano e speculano le situazioni a cui ci obbliga il virus e quelle messe in atto dal Governo. Questo aumenta il carico psicologico, crea demonizzazioni dei cittadini, mette le persone le une contro le altre e questo deve essere evitato più che mai in questo momento. Più pericoloso del virus è l’uso del virus per tre ragioni non proprio nobili: creare consenso politico, per gli scienziati per avere visibilità mediatica anche laddove i messaggi veicolati sono confusi, i mezzi di informazione di massa per estremizzare e generare allarmismi.

Credo di poter affermare che si stia esagerando in modo insensato. Il virus sta portando alla riduzione delle libertà personali in modo eccessivo o non sempre intelligente. Ad esempio la questione della seconda casa e del divieto di recarcisi mi pare emblematico: una regola senza un fondamento razionale, una specie di reazione di controllo che non è davvero ponderata e necessaria. Anche da neuropsichiatra credo che non sia dettata da norme igienico sanitarie ma quanto dall’istanza dello Stato di dimostrare il suo potere anche se nella forma di difesa della salute e nelle vesti, rispettabilissime, della tutela dal contagio. Credo che alcune norme si spingano fino ad essere anti costituzionali come quelle relative al controllo della privacy e del tracciamento di coloor che sono venuti in contatto con portatori del coronavirus.

Ridurre i contatti è giusto e prudente, tuttavia non implica aumentare la paura e ridurre le libertà innocue dei cittadini. Non dimentichiamo che la paura irrazionale ha creato le grandi dittature, il terrore le ha costruite.

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