Roma, l’inutile polemica su via dei Fori Imperiali
Questa sperimentazione, che avverrà in piena estate, sarà comunque un segnale per il futuro
La decisione di Marino, di chiudere alle auto private via dei Fori Imperiali, ha scatenato molte polemiche. Ma il sindaco fa bene a mantenere l’impegno di dare subito un segnale forte di cambiamento, anche nell’uso della città.
L’idea di chiudere via dei Fori scatena sempre le polemiche. Fu così ai tempi del Sindaco Petroselli, che voleva attuare il “sogno” di Antonio Cederna di completare gli scavi dell’area archeologica. Questo significava eliminare quella “via dell’Impero”, che Mussolini aveva voluto per collegare, simbolicamente, l’impero romano, rappresentato dal Colosseo e quello fascista, rappresentato da Piazza Venezia.
All’epoca lo scontro fu più ideologico che funzionale, ma c’era anche la preoccupazione per l’interruzione di un collegamento considerato strategico e per gli utenti della fermata metro del Colosseo che per raggiungere piazza Venezia e dintorni sarebbero stati costretti a un lungo percorso a piedi.
Io stesso, all’epoca giovane architetto, proposi un progetto, pubblicato da “La Repubblica”, esageratamente provocatorio per la nostra cultura della conservazione e che prevedeva un collegamento pedonale veloce, su tappeti mobili, all’interno di un tunnel di plexiglas soprelevato, che permetteva di apprezzare, camminando a quella quota, l’intero impianto dei fori.
Ma il progetto del Sindaco – che da ieri tutti possono vedere sul sito della Mobilità offrendo anche i loro suggerimenti – è molto meno drastico e si limita alla sola chiusura al traffico privato nelle due direzioni. Continueranno dunque a transitare autobus e taxi e gli altri mezzi che hanno già libero accesso, inclusi, purtroppo, i troppi bus turistici che intasano la città.
Alcuni oppositori temono l’effetto disastroso sul traffico, altri sostengono che continueranno a passare proprio i mezzi più dannosi per l’area archeologica, cioè gli autobus pubblici e turistici. In questo momento tutte le critiche sono legittime, persino quelle di chi ritiene che l’invasione del centro storico da parte delle auto private sia inevitabile.
Ma il Sindaco Marino e l’assessore alla Mobilità Guido Improta, hanno detto chiaramente che non si tratta semplicemente di un progetto trasportistico, ma di un progetto che “mette al centro della scena mondiale la valorizzazione di un’ area archeologica che tutto il mondo ci invidia” e che per superare le criticità iniziali confidano su “una responsabilità nuova e condivisa da parte dei cittadini”.
Qualcuno dice che prima si dovrebbe migliorare il servizio pubblico, ma è anche vero che da qualche parte si deve pure iniziare e spingere sull’acceleratore delle decisioni drastiche potrebbe invece indurre tutti noi a pensare a un modo diverso di vivere il centro storico. E chissà che non sia l’inizio – come avvenne per la chiusura di Piazza Navona, tanto difesa oggi quanto osteggiata a suo tempo – di una serie di provvedimenti, che riescano a disarmare le tante resistenze elitarie che finora hanno costruito un muro insormontabile di ostacoli alla chiusura del centro.
Questa sperimentazione, che avverrà in estate, quindi in condizioni particolarmente favorevoli, sarà comunque un segnale per avviare la discussione sulle scelte strategiche per la Capitale. E sarà anche l’occasione, come dice Umberto Croppi, di prendere atto della novità per “metabolizzarla” e cominciare a cercare le vie alternative al caos attuale.
Il Sindaco è determinato e potrebbe anche avere il coraggio di imboccare la strada della pedonalizzazione di gran parte del centro storico, trasformato ormai in un indecente, disordinato e spaventoso parcheggio a cielo aperto. Ma per farlo bisogna predisporre una gamma alternativa, funzionale e ben organizzata di trasporto pubblico.
Magari introducendo qualche novità, come un servizio “circolare” di taxi a basso prezzo, la gratuità di alcune linee di trasporto pubblico, l’incremento dei mini bus elettrici, una serie di punti di scambio modale prima delle barriere di accesso nel centro e la diffusione efficace del bike sharing elettrico, che funziona egregiamente in Paesi dove il clima è molto meno clemente del nostro.
Aggiungerei, infine, anche la tassa di accesso al centro e l’aumento delle sanzioni per chi viola il divieto, in modo che i più ricchi, che continueranno a fare i comodi loro, versino un serio contributo alla collettività per la loro scelta egoistica.
I Sindaci hanno il dovere di sperimentare nuove le soluzioni, così come hanno il dovere di condividere le scelte con coloro che dovranno viverle tutti i giorni, in modo pragmatico, libero da scelte ideologiche e da “infatuazioni estemporanee”, che avrebbero poco a che vedere con il progetto di restituire ai cittadini una città più a misura d’uomo che d’automobile.
Aggiungo che l’efficacia di una decisione dipende sempre dalla sua inderogabilità, quindi è ora che le regole valgano per tutti, a cominciare dalle “caste” dei privilegiati.
E se non ci riesce un Sindaco che va in Campidoglio in bicicletta e che ha tolto le vetture di comodo agli Assessori ed ai dirigenti capitolini, allora vuol dire che non ci riuscirà mai nessuno.