L’orientalismo di Matisse in mostra alle Scuderie del Quirinale
Oltre cento capolavori assoluti provenienti dai maggiori musei del mondo
A cura di Ester Coen, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e Turismo, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre, con il patrocinio di Ambasciata di Francia, comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse, Olivier Berggruen e allestita da Cesare Mari – PANSTUDIO architetti associati, la mostra “Matisse. Arabesque” alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015, presenta dipinti, disegni e costumi teatrali riferiti all’intero arco della produzione artistica di Henri Matisse (1869-1954), pittore rivoluzionario nella storia del Novecento.
Le oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti, per la prima volta in Italia, provengono dai maggiori musei del mondo tra i quali: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington.
Dalle fonti nord-africane e medio-orientali dell’artista, fino alla Cina e Giappone, la mostra racconta la fascinazione dell’Oriente negli occhi occidentali di Matisse e di come abbiano influito orditi geometrici, arabeschi e colori a dare alle sue composizioni un nuovo respiro, concepire una nuova idea di spazio, diventando così per l’artista, la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura.
Matisse, con la sua straordinaria modernità di linguaggio, rievoca lo splendore e la delicatezza di un mondo antico e semplice, creando un decorativismo aulico e popolare allo stesso tempo, unitamente all’orientalismo e alla sua estetica fondata sulla sublimazione del colore, della linea e della purezza attraverso la semplificazione della forma.
La prima sala apre il percorso mostra con la monumentale natura morta “Gigli, Iris e Mimose” del 1913 (Museo Puškin, Mosca), anticipando con i toni dell’azzurro e del verde i colori ripresi dal mondo della decorazione orientale.
La seconda sala è dedicata alle atmosfere primitivistiche e alla passione dell’artista per il collezionismo di oggetti, maschere e tessuti africani. Colori scuri e segni che diventano semplici e geometrici come in “Ritratto di Ivonne Landsberg” del 1914 (Philadelphia Museum of Art) ed eccezionali ritratti simbolo della sua essenzialità quali: “L’italiana” del 1916 (Solomon R. Guggenheim Museum, New York); “Ragazza con copricapo persiano” del 1915/16 (The Israel Museum, Gerusalemme); “Tre Sorelle” 1916/17 (Musée de l’Orangerie, Parigi).
Ritorno ai picchi di colore nella terza sala con la presentazione di due dipinti della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli: “Ramo di Pruno su fondo verde” della fine degli anni quaranta e “Fruttiera ed edera in fiore” del 1941 accanto a ceramiche surimono giapponesi in rimando alla forme e motivi staccati dallo sfondo delle tele, cromie brillanti e motivi vegetali a testimonianza dell’interesse di Matisse per la semplicità decorativa dell’Estremo Oriente.
La quarta sala è un’evocazione del mondo Mediterraneo, attraverso il Marocco e l’Islam, il mondo siriano e la Persia, dove Matisse rende l’effetto “tessile” dell’impianto pittorico con l’estrema semplificazione dell’immagine e l’esuberanza del colore in quadri come: “Zohra sulla terrazza” del 1922 (Museo Puškin, Mosca) e “Marocchino in verde” sempre del 1922 (Museo Hermitage, San Pietroburgo).
Nella quinta sala sono in mostra tre straordinari paesaggi degli anni dieci: “Pervinche – Giardino Marocchino” del 1912 (MoMa, New York); “L’albero presso il laghetto di Trivaux” del 1916 (Tate, Londra); “La Palma” del 1912 (National Gallery Art, Washington); a testimonianza dell’elaborazione della sintesi dell’intarsio cromatico sulle dominanti del verde e del rosa e delle suggestioni del viaggio dell’artista in Marocco.
La sesta sala accoglie la magia delle odalische distese, sedute o in piedi e dei tessuti arabescati, a sottolineare il gioco di linee che invadevano lo spazio con la seducente esplosione di colori: “Odalisca blu” del 1921 (Orangerie); “Due modelle che si riposano” del 1928 e “Paravento moresco” del 1921 (entrambi dal Philadelphia Museum of Art). Inoltre, si possono ammirare raffinatissimi e sapienti disegni di profili femminili nelle misteriose pose e nei ricchi abiti di odalische a testimonianza del fascino che infondeva in Matisse il rapporto tra il corpo femminile e l’ambiente dell’atelier, dove spesso era presente una modella.
Nella settima sala ritornano i rimandi decorativi europei dell’abito spagnolo in “Danzatrice Spagnola” del 1909 (Museo Puškin); l’abito giallo di “Katia” del 1951 (Fondazione Pierre e Tana Matisse, New York) e alcuni disegni di nudi degli anni Trenta, come “Nudo disteso su piccolo tappeto africano” del 1935 (Centre Pompidou), “Donna che si riposa”del 1935, “Nudo seduto” del 1944 e “Nudo disteso sulla schiena” del 1946 (Museo Matisse, Nizza).
L’ottava sala è dedicata alla nota fascinazione dell’artista per il mondo della decorazione tessile (Matisse nasce a Le Cateau Cambrésis, centro industriale di pregiati filati e discendente da una famiglia di tessitori) e alla sua collaborazione con i Balletti Russi di Diaghilev per cui si cimenta nella realizzazione di costumi ed abiti di scena. Il percorso è accompagnato dalle note di Stravinskij e invadono lo spazio i costumi del balletto “Chant du Rossignol” del 1920, coreografato da Léonide Massine, una sorta di opera totale dove si intrecciano balletto, musica e pittura e si fondono in un’unica visione.
Nella nona e penultima sala è protagonista il tema della finestra e la possibilità di superare con lo sguardo i confini della tela, riconducendo il gioco di rimandi tra interno ed esterno alla stessa dimensione pittorica come in “Interno con fonografo” del 1934 (Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli) e “Interieur à Etretat” del 1920.
Il percorso mostra si conclude con la decima sala dedicata al gesto essenziale nei sorprendenti studi e disegni di foglie, alberi e piante, dalle superfici smisurate e disposti come un’immensa foresta vegetale sulla parete, in particolare il “Buisson” del 1951 (Fondazione Maeght, “Arbre” del 1951 (Centre Pomidou); un crescendo che culmina nel momento di massima concentrazione sul famosissimo e meraviglioso dipinto i “Pesci Rossi” del 1912 (Museo Puškin).
L’esposizione è completata riccamente in ogni sala da manufatti e materiali che provengono dai numerosi viaggi (Algeria, Russia, Marocco, Polinesia solo per citarne alcuni) di Matisse: l’artista infatti possedeva tessuti di tutte le regioni del mondo con i quali amava tappezzare le pareti del suo atelier, nello stile delle abitazioni dei nomadi e arredarlo con collezioni di vasi islamici, stoffe orientali, gabbie di tortore bianche.
La mostra è anche affiancata da un programma di incontri e ripercorre attraverso una serie di documentari, la biografia e l’avventura creativa dell’artista.