La Befana vien di notte… ed è legata anche a William Shakespeare
Le origini della vecchina che riempie di dolci le calze dei bambini derivano probabilmente da Santa Lucia. E il Bardo omaggiò la festività ne “La dodicesima notte”
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con il naso alla romana
viva viva la Befana!
Chi non conosce, anche in altre varianti, la filastrocca dedicata alla vecchina che la notte dell’Epifania riempie di dolci le calze dei bambini? Una figura che, verosimilmente, trae origine da quella di Santa Lucia, proprio come Babbo Natale discende da San Nicola. Come rispecchia tra l’altro il nome anglosassone Santa Claus.
Altri ritengono invece che la tradizione sia nata in ambito celtico per essere poi assimilata dagli antichi Romani. Da qui discenderebbe l’aspetto da anziana della Befana, emblema del vecchio anno che cede il passo al nuovo. Lasciando alle spalle il freddo e le lunghe notti che precedono il solstizio d’inverno per abbracciare la promessa di un’altra primavera.
La simbologia sarebbe quindi stata ripresa dalla Chiesa, con un riferimento anche all’episodio evangelico dell’adorazione dei Magi. Ma, soprattutto, con una circostanza cronologica che richiama anche William Shakespeare.
Shakespeare, l’Epifania e la Befana
Gli antichi Romani celebravano la morte e la rinascita della natura nella dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno – numero probabilmente correlato ai mesi dell’anno. Lo stesso intervallo temporale si riscontra, fin dal IV secolo d.C., tra il Santo Natale e l’Epifania, la manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ed è possibile che non sia un caso, poiché la ricorrenza cattolica potrebbe aver assorbito quella pagana.
È certamente voluta, invece, l’allusione fatta dal Bardo nella commedia La dodicesima notte, che evoca proprio i giorni che trascorrono tra le due festività. Tanto che si ipotizza che la prima rappresentazione assoluta si sia tenuta proprio un 6 gennaio – del 1601. Un rimando esplicito è contenuto nel film Shakespeare in love, quando la Regina Elisabetta I commissiona al genio di Stratford-upon-Avon un’opera per il giorno dell’Epifania.
Data che, com’è noto, “tutte le feste porta via” – ma è inutile angustiarsi leopardianamente prima del tempo. E, dunque, buona Epifania a tutti!