La Bolkestein mette fine alle posizioni di rendita vitalizia dei gestori delle spiagge italiane. E’ giusto
I dati ufficiali dello Stato: a fronte di un incasso di soli cento milioni di euro per le concessioni, si ipotizza un’evasione di 18 miliardi
La direttiva europea Bolkestein mette fine alle posizioni dominanti e di rendita vitalizia degli attuali gestori delle spiagge italiane durata almeno quaranta anni. I beni demaniali come il territorio balneare va messo a gara pubblica e il governo italiano è stato obbligato dall’Europa ad emanare il provvedimento per evitare pesanti sanzioni comunitarie.
Le concessioni? Di padre in figlio
Il decreto legge sulla concorrenza ha suscitato aspre polemiche tra alcuni partiti sui punti qualificanti della riforma e abbiamo sfiorato il voto di fiducia sul testo. Ne è seguita una proposta di mediazione del governo e poi finalmente l’intesa che tutela i fortunati assegnatari di concessione da quarant’anni.
Si tramandano la concessione da padre in figlio, come se i beni pubblici non fossero più tali. Il testo ante intesa prevedeva che il calcolo degli indennizzi venisse stabilito in base al volume d’affari. Un criterio legittimo che avrebbe tutelato solo i gestori che dichiaravano tutti gli incassi. Immediatamente alcuni partiti si sono scagliati contro la riforma facendo la voce grossa e sabotando il provvedimento alla ricerca di una nuova formula che tutelasse maggiormente alcuni di coloro che evadono le tasse, dichiarando il meno possibile.
La logica è sempre la stessa: aiutare i furbi contro la cittadinanza che tra l’altro deve pagare l’utilizzo degli ombrelloni e dei lettini a caro prezzo e qualche volta a nero. Quindi valore dei beni, avviamento commerciale, perizie e scritture contabili. Comunque il provvedimento prevede che l’indennizzo sarà posto a carico del concessionario subentrante nella gestione. I soliti pasticci all’italiana con norme caotiche, incomprensibili, interpretative e di difficile applicazione, tutelando di fatto le gestioni quarantennali. Quanti di loro ricorreranno alla magistratura per evitare di perdere la gestione dello stabilimento e di fatto continuare nella gestione fino ai tre livelli di giudizio.
Sabbie dorate
Gestendo semplicemente appena 200 metri quadri di spiaggia, naturalmente un gestore abusivo, allocando 20 /25 ombrelloni con relative sdraio, può incassare cinquecento euro al giorno esentasse non pagando nulla allo stato né in termini di costi per la gestione né tantomeno pagando le dovute tasse. La Repubblica delle banane, dove i furbi vengono tutelati sempre a discapito dei cittadini onesti che pagano regolarmente le tasse. Uno stabilimento di media grandezza, ben tenuto, con servizi di bar, pizzeria e ristorante nel periodo anti COVID incassava di media quattro milioni di euro a stagione, esentasse e con un canone di concessione irrisorio.
Da dichiarazioni ufficiali dello Stato a fronte di un incasso di soli cento milioni di euro per le concessioni, si ipotizza una evasione di 18 miliardi. Poverini questi gestori, sempre pronti a piangere lacrime di coccodrillo e i partiti politici pronti a difenderli. In Italia la sacrosanta regola che tutti dobbiamo pagare le tasse rispetto alle proprie capacità economiche non esiste. Si agevolano sempre gli evasori che continuano imperterriti ad accumulare ricchezza significativa, lavorando soltanto quattro mesi a stagione. Se lo Stato conosce la quantità di ricchezza evasa perché non interviene per eliminarla o quantomeno per ridurla ad importi più ragionevoli? I soliti partiti che difendono queste nefandezze dovrebbero provare vergogna. Ma non la provano minimamente con il fondo schiena che si ritrovano.
Cesare Giubbi