La colpa della violenza di alcuni uomini sulle donne è del padre e della madre
Ho sempre detto alle donne stalkerizzate: “Non denunciate nessuno! Fermateli voi o fateli fermare, prima che vi uccidano loro”
Sono stato un professore forse strano perché non seguivo nessuna indicazione ministeriale in quella che era la mia linea di insegnamento. Donavo conoscenza ai giovani come se la stessi donando ai miei figli: con amore. Certo sono stato anche un provocatore. Ho analizzato per loro argomenti complessi, delicati, rispettando sempre la loro dignità, la loro purezza e i loro sé. Argomenti tuttora oggi difficili da affrontare, finanche nelle scuole secondarie. Quando nelle aule si parla di sesso, pur se in maniera scientifica, misurata, per niente morbosa, a casa, di solito, si grida allo scandalo.
I genitori fingono di non sapere che i loro figli conoscono più siti porno di loro stessi e hanno appena 10/11 anni. La solita ipocrisia di radice cristiano talebana, che ci porta poi ad errori esistenziali gravi.
Manca un’educazione sessuale
Nelle scuole, come nelle famiglie, manca l’educazione sessuale, l’educazione sentimentale, l’educazione sensoriale. L’educazione all’amore, in fondo.
Sono poche le coppie di padri che sentono urgente il bisogno di insegnare ai figli il significato base dell’esistenza: l’amore. E l’amore non può escludere l’incontro sessuale. L’individuo sano deve essere perfettamente integrato: corpo e anima, soma e psiche.
Non mi addentrerò in analisi psicanalitiche profonde, ma la colpa della violenza di alcuni maschi su alcune femmine, è del padre quanto della madre. I quali crescono i loro figli alimentandoli di onnipotenza, narcisismo, idea incestuosa dell’amore e visione mercenaria dell’altro.
“Sei l’unico amore di mamma”, “Non ti sposerai mai con nessuna” e altre frasi ben peggiori. Quante volte le abbiamo sentite? Niente cambia se si tratta del padre.
Abbiamo superato metà del 2021 e la mentalità umana è regredita agli anni ’50. E non mi riferisco solo ai punti di vista dei più stagionati, ma soprattutto dei giovani. “La mia ragazza è mia proprietà”. È una frase meno insolita di come qualcuno potrebbe contestarmi.
L’omicidio di Vanessa ad Aci Trezza
Vanessa Zappalà aveva appena 26 anni e l’altra notte, mentre passeggiava serena sul lungomare di Aci Trezza, nel catanese, insieme ad alcuni suoi amici, è stata uccisa con un’arma da fuoco dal suo ex fidanzato Antonino Sciuto. Il quale, secondo la ricostruzione, è stato poi trovato impiccato in un vecchio casolare.
Sciuto era stato denunciato da Vanessa ai carabinieri, per stalking. E non poteva avvicinarsi a lei. Ma l’esperienza ci continua a insegnare che nessun limite territoriale o timore delle forze dell’ordine, siano sufficienti a fermare chi nella propria mente ha deciso già di eliminare definitivamente la fonte del proprio dolore. “O mia o di nessun altro!” è un’altra tetra frase che ricordiamo di aver letto o sentito qua e là.
Ho sempre insegnato alle mie studentesse e detto alle donne stalkerizzate, dalle radio e le tv dove parlo: “Non andate a denunciare nessuno! Fermateli voi o fateli fermare, prima che vi uccidano loro! Meglio in galera che morti”.
Scatenando naturalmente l’indignazione di molti cittadini perbene che continuano a fidarsi delle cosiddette ‘autorità’. Ma io perduro nel pensarla così. Ho sempre affermato che più le carceri sono piene e più gli Stati dimostrano di essere falliti. Bisogna sfoltire le prigioni. Le persone che commettono questi delitti “amorosi” devono pagare. Non sono tenero! Chi uccide deve pagare. Mi direte: “Ma si è impiccato!”.
Volete un mio pensiero? Io ritengo che lo abbiano impiccato. E se così fosse stato, ritengo che sia giusto. La donna non è un pezzo di carne da scopare. La donna ha un’anima da accogliere e con cui crescere insieme. Ma non possiamo pretendere l’amore. L’amore si può solo accogliere se si ha la fortuna di percepirlo dentro il proprio cuore e la propria mente. Propongo in definitiva, “Educazione affettiva” a scuola e nelle chiese, psicanalisi fin da giovani a chi dimostra di confondere amore con possesso. E infine, se non c’è altra soluzione, galera perpetua o morte. La vita paradossalmente è importante.
Mimmo Politanò