La condanna a 17 anni per il gioielliere che ha ucciso 2 ladri. Non riconosciuto il “grave turbamento”
Cinque anni prima il gioielliere aveva subito una rapina simile, finendo per diversi giorni all’ospedale, massacrato di botte
Sta suscitando molte polemiche la condanna a 17 anni del gioielliere Mario Roggero, il commerciante di preziosi che sparò e uccise due rapinatori il 28 Aprile del 2021. In sintesi l’uomo rincorse i due banditi fuori del suo negozio, sparando 5 colpi di revolver, uccidendone due e ferendo il terzo.
Da un punto di vista penale è chiaro che Roggero non poteva rincorrere e sparare ai tre delinquenti, dopo che la rapina si era compiuta, in quanto non era più in pericolo di vita, quindi la sentenza è da un punto di vista giuridico inoppugnabile, tuttavia occorre tenere conto della gravità della pena erogata (17 anni di reclusione) e della mancata applicazione della legge del 2019 sulla legittima difesa, la quale contempla il “grave turbamento” della vittima.
Nel 2003 il Tabaccaio Giovanni Petrali subì una rapina simile, prese la pistola e insegui i rapinatori, fuori del negozio, sparando diversi colpi di pistola uccidendo uno dei banditi e ferendo l’altro. In questo caso Petrali fu condannato per omicidio colposo e lesioni colpose. In effetti i giudici tennero conto del “grave turbamento” del soggetto in quanto i colpi furono esplosi nell’ambito di una percezione del pericolo per se per la moglie e per il dipendente, ricorrendo in questo caso la legittima difesa putativa.
Di Mario Roggero possiamo dire che durante le fasi della rapina la moglie è stata legata a mo’ d’incaprettamento, la figlia rinchiusa in uno stanzino, lui stesso ha subito il terrore di una pistola puntata alla tempia, mentre il delinquente praticava una sorta di conto alla rovescia, minacciandolo di tirare il grilletto. L’arma, come appurato in seguito, era un giocattolo, pur se identica a quella vera (nessuno sarebbe in grado di riconoscerla in questi momenti n.d.r.).
Certo, mantenere la calma in quei momenti sarebbe stato molto difficile e il grado di turbamento del gioielliere non può essere messo in discussione. Tanto più che già cinque anni prima aveva subito una rapina simile, finendo per diversi giorni all’ospedale, massacrato di botte. In sintesi in questi momenti l’elemento psicologico dell’aggredito ha un peso molto determinante e rilevante. Per questo, pur riconoscendo la legittimità della sentenza, è auspicabile che in sede di appello i giudici tengano conto di questa situazione.
Massimiliano Burri, perito balistico