La denuncia di uno studente romano: “Che disastro la scuola italiana”
La cosa che più fa rabbia è dover assistere a certe lezioni costruite con superficialità per la mancanza di impegno da parte del docente
Mi chiamo Aleandro Screponi, sono un ragazzo di 16 anni e vivo a Roma. Ho deciso di dire la mia su un tema che mi sta molto a cuore: la scuola. Dai tempi delle medie penso che la scuola italiana sia un vero e proprio fallimento nel nostro Paese.
Il fallimento della scuola italiana
Il tracollo a cui mi sto riferendo, lo racconto attraverso alcuni esempi: le aule fatiscenti, spesso strutture mai risanate, il malfunzionamento continuo di alcuni strumenti scolastici e soprattutto l’aspetto comportamentale e la preparazione dei docenti.
L’empatia è una dote rara da trovare tra gli insegnanti, quando invece, dovrebbe essere la virtù maggiore, se non il lasciapassare, per aprire agli aspiranti docenti le porte dell’insegnamento. Ma quando parliamo di empatia da un punto di vista scolastico, a cosa ci stiamo riferendo realmente?
L’empatia, secondo me, è quella cosa che fa percepire a un insegnante lo stato d’animo dello studente. Ovvero, ciò che sta provando nel momento in cui c’è un problema, un’insicurezza, una paura o una difficoltà di apprendimento. Un insegnante empatico sarebbe in grado di aiutare lo studente a superare l’ostacolo nello studio da un punto di vista cognitivo, andando a influenzare, certamente in maniera positiva, anche la sfera più personale della sua crescita.
La scarsa preparazione di molti docenti
La cosa che più fa rabbia è dover assistere a certe lezioni costruite con superficialità per la mancanza di impegno da parte del docente. E un altro aspetto che trovo disonesto, è quello dei voti assegnati non in base alla preparazione, ma a motivi di simpatia.
Dal mio umile punto di vista, però, c’è una cosa ancora meno sopportabile: il metodo di giudizio che considera lo studente come un numero e mai come una persona da far crescere, nella visione più ampia della parola stessa. A queste condizioni, posso assicurare che lo stimolo, nei ragazzi, viene meno. Ma soprattutto, viene a mancare la spinta emotivo-emozionale capace di farlo maturare in quella che è la fase più delicata della sua vita. Inoltre, il metodo di studio, che dovrebbe essere l’arma seduttiva dell’insegnamento, al contrario, diventa a tutti gli effetti un nemico noioso da affrontare, e in molti casi da schivare.
Fare studiare uno studente con queste premesse, porta a un risultato disastroso. Lo studio dovrebbe essere un piacere che non dovrebbe mai essere spogliato di quel fascino che, di fatto, rende l’uomo superiore a ogni altra forma di vita esistente. Ho letto i risultati di alcuni studi scientifici che provano che la scuola italiana ha il primato di essere tra le più stressanti al mondo.
I compiti a casa
La causa è il carico di studio che sfianca i ragazzi. Il problema sta nel fatto che non si tiene mai conto della pesante mole di lavoro che lo studente già affronta per molte ore a scuola. L’insegnante assegna un’infinità di compiti e lo studente si trova costretto a dover studiare fino a notte fonda a casa. Così facendo, si produce una quantità di stress difficile da sopportare per i ragazzi.
La cosa peggiore è che in questo modo si innesca una serie di problemi che andranno a incidere sulla sfera sociale del ragazzo. Già, perché la limitazione del tempo personale dovuta allo studio, non permette ai giovani di avere una vita sociale regolare adeguata alla nostra età. Tutti sappiamo quanto sia importante l’aspetto ricreativo e sportivo nell’adolescente ma questo, ovviamente, richiede del tempo. Se non lo si garantisce, allora si intacca un diritto sacrosanto del giovane.
Cambiare la scuola italiana
Insomma, con un paio di esempi credo di essere stato chiaro su ciò che penso nei confronti dell’istruzione in Italia. E’ vero, uno studente da solo non può fare nulla per cambiare cose che sono più grandi di lui, ma se soltanto le istituzioni si rendessero conto del danno che procura ogni giorno questo tipo di scuola sulla formazione dello studente, allora, tutto potrebbe mettersi su un binario diverso.
A quel punto le cose migliorerebbero e la scuola potrebbe diventare un esempio eccellente, sicuramente più competitiva e organizzata di quello che è oggi.