La grande bellezza della politica, se Matteo Renzi imita Jep Gambardella…
Il leader di Italia Viva gioca di sponda con Salvini sulle modifiche al ddl Zan e, soprattutto, sulla partita del Quirinale. Tenendo in scacco tutta la maggioranza che sostiene Draghi
Diceva Jep Gambardella, il protagonista del film “La grande bellezza”: «Io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire». In questo senso, il leader italovivo Matteo Renzi è il Jep Gambardella della politica italiana, l’aspirante manovratore che ambisce a decretare le sorti dei Governi. O anche di “semplici” leggi, se serve a tenere in scacco perfino una maggioranza ecumenica come quella che sostiene il Premier Mario Draghi.
Renzi e la grande bellezza della politica
Timeo Renzi et dona ferentem. Un monito che parafrasa l’Eneide virgiliana e che molti farebbero bene a tenere a mente, visto che in qualche modo riecheggia il celeberrimo stai sereno.
Perché l’altro Matteo, dal basso del 2,5% di cui è accreditato dai sondaggi, continua paradossalmente a giocare il ruolo del burattinaio. Un po’ impersonando Penelope, la moglie del mitico Ulisse che faceva e disfaceva il sudario per il suocero Laerte. Un po’ (tanto per restare in tema) incarnando le Parche, le antiche divinità che tessevano e poi recidevano i fili della vita degli uomini.
Il più parco ex Premier si accontenta invece di determinare vita e morte di esecutivi e legislature, magari dirigendo i destini di precisi provvedimenti-bandiera. Come il ddl Zan, su cui Pd e M5S continuano a fare muro nonostante le critiche provenienti dai settori più disparati. Inclusi, tra l’altro, una parte del mondo femminista e della stessa comunità Lgbt, consci di essere davanti a un liberticida obbrobrio giuridico, come abbiamo argomentato.
Anche per questo il senatore fiorentino, pur dicendosi favorevole all’approvazione della norma, sta giocando di sponda col segretario del Carroccio Matteo Salvini. In parte perché, come lui stesso ha puntualizzato, «la legge Zan rischia di saltare a scrutinio segreto» (che bastano 20 senatori a richiedere). E d’altronde, come Italia Viva non sta mancando di sottolineare, i “franchi tiratori” vanno cercati soprattutto dalle parti del Nazareno e dei 5 Stelle.
Gli incroci col Quirinale
La querelle va molto oltre la legge che porta il nome del deputato dem Alessandro Zan, saldandosi con la ben più importante partita per il Quirinale. Ormai, infatti, è praticamente certo che sarà questo Parlamento a eleggere il successore di Sergio Mattarella, e il Nostro intende cercare un’intesa «anche con la destra». Non foss’altro perché «la destra ha il 45% dei grandi elettori, quindi sarà sicuramente al tavolo».
Tutto questo, naturalmente, tenendo ben presente la vocazione sorrentiniana dell’ex Rottamatore, con cui alla fine è sempre questione di fiducia. In tutti i sensi.