La guerra manda alle stelle gas, elettricità e petrolio: ora basta ideologia!
Con lo scoppio del conflitto russo-ucraino s’innalzano i prezzi di energia e materie prime. Draghi pronto a riaprire le centrali a carbone, ma spaccia ancora per soluzione le rinnovabili
Come ampiamente preconizzato, la guerra tra Russia e Ucraina si è subito riverberata oltre il campo di battaglia. Facendo schizzare ulteriormente verso l’alto i costi dell’energia e delle materie prime, destinati a ripercuotersi a loro volta sulle relative imposte. E la ricetta proposta da Palazzo Chigi, se da un lato va nella direzione giusta, dall’altro è contrassegnata (una volta di più) da un’incomprensibile brevimiranza.
Guerra e bollette, le due crisi
Dalla crisi bellica alla crisi tariffaria il passo è stato brevissimo, e non certo inatteso. In poche ore, infatti, come riporta l’Adnkronos benzina e gasolio sono cresciuti dell’equivalente di 5 centesimi al litro. Quotazioni comunque instabili, tant’è che, scrive l’ANSA, dopo una parziale discesa sono tornate a salire di nuovo.
Come poi ha rilevato il Corsera, hanno fatto registrare picchi altissimi pure elettricità e gas, in rialzo rispettivamente del 30,3% e 53,4% secondo Assoutenti. Che ha evidenziato anche i rialzi su grano, mais e soia, che potrebbero far lievitare la pasta e il pane a +30% e +10% in un anno.
La preoccupazione italiana
Per quanto concerne l’Italia, la principale fonte di preoccupazione è il metano, visto che, come sottolinea Il Giornale, compriamo il 90% di quello che consumiamo. E, come ha ricordato il Premier Mario Draghi, «circa il 45% del gas che importiamo proviene» dalla Russia. La quale intanto, precisano da via Negri, per ritorsione ha nuovamente limitato il gasdotto Yamal-Europe, che convoglia il metano nella Ue.
L’ex Presidente della Bce, come riferisce l’Huffington Post, ha deplorato l’atavica riluttanza del Belpaese nel diversificare «le nostre fonti di energia e i nostri fornitori». Aggiungendo che l’esecutivo «è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative», senza escludere la riapertura delle centrali a carbone «per colmare eventuali mancanze nell’immediato».
Una misura che peraltro non è certo senza precedenti, sempre perché c’è una cosetta chiamata realtà che prima o poi presenta il proprio conto. Qualcosa che SuperMario dovrebbe tenere a mente, per esempio quando afferma che «la risposta più valida nel lungo periodo» sarebbe un «maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili».
Un’idea che, come RomaIT puntualizzava qualche giorno fa, rispetto a un’emergenza come quella in essere equivarrebbe a voler fermare un’emorragia gravissima con dei cerotti. In tempo di guerra, l’ideologia (soprattutto quella verde) è qualcosa che non ci si può assolutamente permettere.