La magistratura non ha scusanti. E’ ora che la politica riprenda le redini
Il motivo della paura è nella eccezionalità del potere della magistratura, che non può essere messo in discussione da nessuno
La magistratura non ha scusanti. Non serviva quest’ultima vicenda, che comunque definisce un caso specifico e riguarda un uomo potente. Sentire dire da un magistrato (l’audio rubato ad Amedeo Franco, il magistrato relatore della sentenza che nel 2013 condannò definitivamente Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale): “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone. Questa è la realtà e a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia. L’impressione è che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria, perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… Ci continuo a pensare. Non mi libero. Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo” .
E’ il Riformista a tirare fuori le carte che raccontano la conversazione con Amedeo Franco che parla anche dei possibili motivi che avrebbero convinto il presidente della sezione feriale della Cassazione a confermare la condanna a 4 anni per Berlusconi. Il Cavaliere la sconterà ai servizi sociali e a causa della Legge Severino sarà escluso dal Senato.
La magistratura e il caso Palamara
Appena qualche settimana fa il caso Palamara. E non c’era nemmeno bisogno di ascoltare le intercettazioni del caso Palamara, il quale non parlava certo da solo e il linguaggio e gli argomenti erano condivisi dai suoi colleghi dell’ANM. Le parole dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati scambiate con altri magistrati mentre trattano un caso giudiziario. La maniera in cui regolano il loro processo personale è uno spettacolo già visto. E’ nelle cose che accada, quando si accetta che i magistrati si dividano in correnti e che possano disporre di un potere sconfinato, paragonabile a quello di nessuno.
Il potere della magistratura non ha contrappesi
Da Mani Pulite la politica ha cominciato ad adeguarsi alla perdita di un primato che gli era riconosciuto dal voto popolare. Il politico eletto rappresenta il popolo che è sovrano e sceglie con il voto i suoi delegati. In questi decenni è accaduto non solo che la politica abbia perso quel primato, necessario a indicare una strada e a progettare lo sviluppo di un Paese. Ha perso anche la posizione che gli viene dalla separazione dei poteri, fondamento dell’organizzazione dello Stato italiano. Il potere legislativo (Parlamento) ed esecutivo (Governo) in equilibrio con quello giudiziario (Magistratura). Basta un lancio di giornale che anticipa scenari poco chiari sul conto di una figura politica, anche di quel politico che sembrava il più potente fino ad allora, che la vita di quell’uomo cominci a vacillare.
Se la politica non è più credibile è anche a causa di inchieste infamanti
E non vacilla solo l’uomo ma anche la sua azione politica, il progetto su cui sta lavorando, l’obiettivo che si è posto, in nome di chi lo ha eletto. E per quale motivo? Per un lancio di giornale che spesso utilizza documenti probatori che gli sono stati passati da chi ha un interesse personale. Sono documenti che infangano sempre qualcuno, che c’entri o meno col fatto accaduto non importa e se sia stato commesso o meno un reato non importa. Il fango è inesorabile, colpisce e resta sulla faccia delle persone. Vale per i politici e vale per tutti.
Indro Montanelli, in un articolo scritto su Il Giornale il 13 luglio dell’81: “Non è possibile andare avanti con queste invasioni di campo della magistratura che sono arrivate a tal punto da rendere plausibile il sospetto che certi magistrati le pratichino non per ristabilire l’ordine ma per sovvertirlo, scatenando caccia alle streghe e colpendo all’impazzata. Questi magistrati sono inamovibili, impunibili, promossi automaticamente, pagati meglio di qualsiasi altro dipendente pubblico, incensati dai giornali di sinistra (cioè dalla maggioranza) e molto spesso malati di protagonismo”.
Al di là di Destra e Sinistra, categorie ormai estinte, è chiaro che la necessità di una magistratura indipendente è un’esigenza antica ma negli ultimi decenni il problema è ingigantito.
La politica ha paura della magistratura
Primi anni ’90. Torna utile ancora l’esempio di Tangentopoli. Anche i detrattori definiscono gli esponenti politici della prima repubblica come figure di uno spessore superiore rispetto ai contemporanei. Forti di una scuola di partito e di una carriera che li ha visti partire dal basso e guadagnarsi col tempo i galloni. Verissimo. Ma noi lo ricordiamo il volto di Forlani e di tanti altri ministri e parlamentari, assessori e sindaci, che di fronte al Magistrato avevano le gambe che tremavano. C’era un motivo, che non poteva essere la responsabilità personale ai fatti che gli venivano addebitati. Spesso il coinvolgimento era quasi inesistente e l’uomo politico è abituato all’arte della trattativa. Il motivo della paura è nella eccezionalità del potere della magistratura, che non può essere messo in discussione da nessuno. Non è un potere come quello legislativo ed esecutivo. E’ molto di più. E’ il potere. Ecco perché hanno paura e oggi più di allora.
Quella volta che Cossiga diede del tonno a Palamara
Quel pomeriggio, anno 2008, eravamo davanti alla tv, Sky Tg24. Maria Latella ospita in studio Luca Palamara, in quel momento presidente dell’ANM. Al telefono interviene l’ex presidente Francesco Cossiga, amico della Latella. E’ vero che Cossiga negli ultimi anni di vita fu definito il picconatore a causa di una assoluta mancanza di filtri nelle esternazioni ma con Palamara Cossiga è spietato. Lo chiama faccia da tonno, dice che dalla faccia si vede che non è intelligente e poi la stoccata più dura, definisce l’Associazione Nazionale Magistrati un’associazione tra sovversiva e di stampo mafioso.
Evidentemente è consapevole che nella sua posizione di ex Presidente e alla sua età è intoccabile. A parte Francesco Cossiga ricordo solo Vittorio Sgarbi a menare duro contro certa magistratura.
E’ ora che la politica riprenda le redini e il primato che si deve a chi ha la responsabilità del mandato elettorale. Il rispetto per la magistratura deve essere assoluto così come la magistratura lo deve al difficile ruolo che ha. Fiducia totale ma fino a prova contraria e se alcuni magistrati perseguono altri obiettivi la politica ha il dovere di intervenire. Una regola che naturalmente vale anche sui politici indegni.