“La morte è brutta”: l’antimagistero di Bergoglio. Benedetto XVI invece era lieto
Ricordiamo infatti le parole di San Francesco, patrono d’Italia: ”Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare…”
Abbiamo già espresso fierissimi dubbi su questo ricovero del sedicente “papa Francesco”, che papa non è perché Benedetto XVI non ha mai abdicato, ma si è fatto porre dai cardinali in sede impedita. Tutta la questione riassunta nei brevi documentari “Dies Irae” e “Intelligenti pauca”.
Cosa ha avuto Bergoglio?
Le versioni fornite dai media vaticani e dallo stesso Bergoglio hanno fatto il giro del manuale MSD delle malattie: prima normali controlli periodici, poi occlusione intestinale, poi infarto, poi bronchite-che-non-è-Covid, alla fine, lo stesso Bergoglio ha tirato fuori una quinta versione: “Mercoledi scorso ho sentito un malessere allo stomaco, mi sono sentito male, così sono venuto all’ospedale”. Mal di stomaco passato presto, visto che già la sera del 31 aveva cenato con una ricca pizza, (come hanno riportato i giornali) non esattamente il cibo più indicato per chi ha avuto un simile disagio.
Il sospetto – fondatissimo – è che il presunto ricovero sia stato una mezza sceneneggiata per giustificare al pubblico il fatto che l’antipapa non celebrerà le messe della Settimana Santa. Come abbiamo già indagato qui, Bergoglio non è affatto cattolico, ma segue una sua personalissima religione gnostica che si nutre di una serie di spaventose eresie, dal neoarianesimo, al neoluterasimo, al neopaganesimo, all’apocatastasi etc.
“La morte è brutta”
Comunque, appena miracolosamente dimesso, “Francesco” si è intrattenuto coi giornalisti e con il consueto fare, artatamente gioviale, ha raccontato un aneddoto: “Mi viene in mente che una volta un vecchietto, più vecchio di me, mi aveva detto in una situazione del genere: «Padre, io la morte non l‘ho vista, ma l’ho vista venire. E’ brutta, eh!»”. E giù risate incomprensibili, con i soliti giornalisti untuosamente compiacenti.
Il senso dell’aneddoto non è molto chiaro (non l’ho vista-ma l’ho vista venire) tuttavia, il significato finale circa l’orrore della morte, è del tutto non-cattolico.
Per un cristiano, la morte è sorella, non è altro che la nascita alla vera vita, alla visione beatifica di Dio. Il destino ultimo verso il quale è proiettata la vita umana, grandiosa avventura che promette l’immortalità. Per secoli si è meditato sulla morte, con il “memento mori” come momento di consapevolezza circa i destini ultimi dell’uomo. Nelle chiese barocche, ovunque biancheggiano scheletri alati per riportare alla più profonda serietà dell’avventura terrena.
Per un cristiano la morte è sorella
La morte è nient’affatto da temersi, come non lo è nessuna resa dei conti se i conti sono a posto.
Come antidoto all’orribile battuta dell’antipapa, priva di speranza e di qualsiasi insegnamento cattolico, vi riportiamo le parole del vero Vicario di Cristo: «Sono comunque di animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma anche l’amico e il fratello che lui stesso ha già sofferto per le mie mancanze, ed è quindi anche il mio avvocato, il mio “paraclito”. Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara. Mi dà conoscenza, e anzi amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte».
Leggete che immensità di pensiero e che profondità spirituale? Altro che le battutacce del falso papa. La morte fa paura solo a chi non ha la coscienza a posto, solo chi è carico di peccati mortali. In quel caso, per la fede cattolica, all’anima spetta un destino di eterna sofferenza e disperazione: il rifiuto di Dio è diventato irreversibile e prosegue, per stessa volontà dell’individuo, dopo la morte. L’anima vivrà in uno luogo reale chiamato Inferno, dove soffrirà in eterno, senza possibilità di ritorno.
Ricordiamo infatti le parole di San Francesco, patrono d’Italia: ”Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali”.
Ma se si muore in grazia di Dio, non si ha nulla da temere. Anzi.