La mossa vincente della Meloni: fare leva su Salvini per fregare Berlusconi
La prossima premier, promettendo sei ministeri al leader del Carroccio, ha sciolto l’alleanza tra lo stesso Salvini e il Cavaliere, ora furioso
Riunioni, vertici, blitz, accordi, che nelle stanze del Parlamento si intrecciano nei discorsi su totoministri e presidenti delle camere. Questi giorni che segnano l’inizio ufficiale della legislatura, sono stati contraddistinti da un risultato simile a quello delle urne: la vittoria e l’astuzia di Giorgia Meloni.
La mossa vincente
La leader di Fratelli d’Italia ha capito come uscire dalle prime difficoltà della formazione del nuovo Governo, ossia fare leva su Matteo Salvini, l’anello debole tra i due suoi alleati di centrodestra, per mettere all’angolo Silvio Berlusconi. Come rivelato da fonti del primo partito di questa neonata XIX Legislatura, per chiudere la partita dell’esecutivo c’era solo una soluzione: sciogliere il “patto d’acciaio” tra i leader di Lega e Forza Italia.
E per farlo, Giorgia Meloni è riuscita a “staccare” dal vincolo il segretario del Carroccio, promettendogli ben sei ministeri più la presidenza della Camera. Un “regalo” inaspettato anche per lo stesso Salvini, utile a mantenere la leadership anche all’interno del suo stesso partito, anche perché si tratta di “poltrone pesanti”. Oltre alla terza carica dello Stato, agli Interni non andrà Salvini ma Matteo Piantedosi, il Prefetto di Roma che durante la permanenza di Salvini al Viminale ha ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministero. Per gli altri ministeri leghisti previsti, alle Infrastrutture lo stesso segretario di Via Bellerio, più Agricoltura, Affari Regionali e (forse) Istruzione. Con l’aggiunta di Giancarlo Giorgetti all’Economia, seppur nelle veste ibrida di “tecnico”.
La rabbia di Berlusconi
Per questo motivo oggi in Senato Silvio Berlusconi era fuori di sé, al netto degli screzi sul fallimento del suo progetto di impedire l’elezione di Ignazio La Russa a capo di Palazzo Madama. Oggi, uscendo dal Senato, ha dichiarato che “La trattativa sul governo è finita ma a noi non ci sta bene. Non ci piacciono i veti”. E ancora sulla Ronzulli ministro il ribadire “Non ci piacciono i veti” che sa di rabbia e impotenza per il Cavaliere.