La musica salverà il lavoro?
Il mondo del lavoro in crisi
La festa del lavoro, riportata in auge in Italia nel 1945, al temine della Seconda Guerra Mondiale, offre l'occasione di fare il punto sulla situazione del mondo del lavoro in Italia.
La grande sofferenza che vive la società in questi anni si riflette nel mercato del lavoro, sempre più incerto e dal futuro fumoso: ai dati Istat, che confermano quelli Eurostat, a febbraio 2014 il tasso di disoccupazione tocca il 13%, quella giovanile, che riguarda le persone tra i 15 e i 24 anni, è pari al 42,3%. L'incertezza nei confronti del lavoro afferra e attanaglia tutti: uomini e donne, ragazzi e padri di famiglia, studenti e anche coloro a cui mancano solo pochi anni di lavoro per la tanto agognata pensione. Basta poco per afferrare la preoccupazione che striscia: sono sufficienti quattro chiacchiere con uno sconosciuto per poter fraternizzare sull'amara mancanza di prospettive nel breve come nel lungo periodo. Mal comune non dà mezzo gaudio, purtroppo. La conferenza-show di Matteo Renzi del 12 marzo (dove ha annunciato i tanto discussi 80 euro in busta paga in più) dava come posteriore il Decreto legge sul lavoro, riaccendendo una fioca luce di speranza dopo il susseguirsi di Monti e Letta che hanno flagellato e paralizzato l'economia. Ad oggi, però, la cosiddetta Riforma Poletti è ancora latitante, incerta e ben lontana dal realizzarsi.
Il lavoro non nobilita più l'uomo ma anzi lo uccide. Le statistiche sull'aumento del numero dei suicidi non possono essere minimizzate o peggio ancora ignorate. Stretti da una tassazione opprimente, da una famelica Equitalia e dal mercato stagnante gli imprenditori sono ancora costretti a chiudere per la mancanza di adeguante manovre per la ripresa economica da parte dello Stato, nonostante anni di allarme. Dipendenti licenziati dopo anche decenni di lavoro cadono in preda alla disperazione di fronte al mutuo e alle bollette da pagare. Ogni persona che si è uccisa e che purtroppo si ucciderà per il lavoro è una tragedia che grida al cambiamento.
In un quadro così drammatico che non vede all'orizzonte riprese quest'anno cade anche la 25a edizione del concertone del Primo Maggio a S. Giovanni. Qualche anno fa i Pooh si chiedevano chi salverà la musica; oggi sarebbe meglio chiedersi se la musica salverà il lavoro. Non sarebbe meglio quest'anno rinunciare al concerto, perdere un'occasione di svago per guadagnare un'opportunità per riflettere sul futuro che ci prospetta? Piuttosto che avere una piazza invasa da musica e da centinaia di migliaia di persone sarebbe meglio lasciarla vuota e silenziosa, simbolo molto più concreto di un'Italia che non va e che deve cambiare.