Prima pagina » Opinioni » La neolingua è già realtà: due casi esemplari di cronaca orwelliana

La neolingua è già realtà: due casi esemplari di cronaca orwelliana

Dagli antisemiti filo-Hamas spacciati per sostenitori del popolo palestinese, agli eco-vandali fatti passare per attivisti green: così, per colpa del mainstream politically correct, “1984” è già in mezzo a noi

George Orwell, neolingua

George Orwell (1903-1950). © Cassowary Colorizations / Wikimedia Commons

Nel suo capolavoro 1984, lo scrittore britannico George Orwell ha immaginato un futuro distopico in cui vige la cosiddetta “neolingua”. Un idioma artificiale finalizzato a riplasmare il pensiero e rendere impossibile qualsiasi critica all’ideologia del regime totalitario al potere. E che in qualche misura, nella concreta dimensione del nostro hic et nunc, sta già diventando realtà.

George Orwell, neolingua
George Orwell (1903-1950). © Cassowary Colorizations / Wikimedia Commons

La neolingua di Orwell è già in mezzo a noi

Le scienze cognitive si chiedono da sempre se sia il pensiero a determinare il linguaggio o viceversa. È molto probabile che in realtà i due fenomeni siano strettamente interconnessi, ma il dilemma dà perfettamente l’idea di quale sia la forza delle parole. E quindi, di riflesso, quale impatto possano avere modifiche linguistiche anche minime sulla Weltanschauung di ogni singola società.

Il potere delle parole, neolingua
Il potere delle parole (© Honza Hruby / Shutterstock)

Alcune edulcorazioni sono in effetti relativamente innocenti, benché a livello pratico poco efficaci. Per dire, un netturbino potrà anche farsi chiamare “operatore ecologico”, ma ciò non toglie che dovrà comunque raccogliere l’immondizia.

Netturbino
Netturbino (© holding graz / Wikimedia Commons)

In altre circostanze, però, i vocaboli sono branditi come armi per “creare la realtà” (come affermava lo psicologo austro-americano Paul Watzlawick), o quantomeno influenzarne la percezione. Gli esempi in tal senso potrebbero essere molteplici, ma in questa sede ci concentreremo su quelli che la cronaca recente sta mettendo maggiormente in evidenza.

Paul Watzlawick
Paul Watzlawick (1921-2007). © Regina Kühne / Wikimedia Commons)

Il primo riguarda le proteste di piazza contro la guerra di Gaza, ormai dilagate anche nelle università di mezzo mondo. I cui protagonisti vengono sovente descritti come sostenitori del popolo palestinese, quando de facto sono antisemiti pro-Hamas che vorrebbero negare a Israele perfino il diritto all’esistenza.

Israele-Hamas. Protesta pro-Palestina davanti alla Casa Bianca
Protesta pro-Palestina davanti alla Casa Bianca (© Ted Eytan / Wikimedia Commons)

Un caso concettualmente analogo è quello delle azioni dimostrativo-teppistiche dei fanatici dell’affermazionismo ambientalista. Spacciati volentieri per attivisti green dai media mainstream, che invece dovrebbero più correttamente definirli eco-vandali.

Eco-vandali imbrattano un quadro di Monet a Stoccolma
Eco-vandali imbrattano un quadro di Monet a Stoccolma (screenshot da un video sulla pagina Instagram di Återställ Våtmarker)

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, erano gli slogan incisi sulla facciata dell’orwelliano Ministero della Verità. Grazie alla narrazione politically correct, la neolingua è già in mezzo a noi.