La nobile arte del pugilato a Roma Tre, ospite Nino Benvenuti
Evento al centro sportivo Le Torri dell’Università di Roma Tre
La "Nobile Arte del Pugilato": così è stata intitolata l'iniziativa realizzata a roma tre dagli studenti di Direzione Futuro.
"Portare avanti, all'interno della nostra Università i valori di abnegazione, dedizione e costanza, tipici della disciplina pugilistica è stato un obiettivo raggiunto con gran successo" – dichiarano gli organizzatori dell'evento. "Cio' è stato dimostrato dalla partecipazione di centinaia di persone che hanno vissuto con noi una giornata di sport e di condivisione di valori".
Ebbene sì, nell'iniziativa di lunedì c'è stato spazio anche per i valori, quei valori di cui ha parlato Nino Benvenuti, campione del mondo di pugilato e oro olimpico alle olimpiadi di Roma del 1960 che, intervenendo durante l'evento si è rivolto ai giovani parlando della sua vita, raccontata nel libro "L'Isola che non c'è, il mio esodo dall'Istria", edito da Eraclea libreria sportiva.
Una giovinezza vissuta nella sua terra d'origine, Isola d'Istria, quell'isola che oggi ha un un nome differente, poiché quella terra non è più Italia, è diventata una regione slovena. I suoi cittadini costretti ad abbandonarla sono ormai sparsi in tutto il mondo (dall'Australia al Sud Africa); i più fortunati come Nino Benvenuti hanno avuto la possibilità di trovare accoglienza in italia, a Trieste. Nell'immediato dopoguerra tali vicende politiche hanno drammaticamente influenzato l'esistenza del pugile istriano e quella della sua comunità, costretta ad espatriare e a dissiparsi. Nonostante ciò il suo senso di appartenenza all'Italia non si è mai assopito, si è anzi maggiormente rinsaldato.
Lo stesso Benvenuti tende a ribadire come dal pugilato oltre ad aver imparato il rispetto per se stesso e per gli altri, ha avuto la possibilità di prendersi qualche rivincita: "Salendo sul ring e confrontandomi con atleti sovietici e jugoslavi avevo modo di affrontare e battermi contro i fantasmi del mio passato", quei fantasmi che lo avevano strappato dalla sua terra, che avevano gettato migliaia di suoi connazionali nello sconforto e nella disperazione della morte per infoibamento. "Ecco, con i miei pugni potevo riscattare i soprusi subiti da me e dalla mia gente".
Tuttavia il campione olimpico ci lascia con un messaggio positivo: non c'è posto per i risentimenti ed il rancore, sono sentimenti che non appartengono al nostro oro olimpico, l'invito è piuttosto quello di riscoprire i veri valori della nobile arte, quei valori di lealtà e determinazione, invitando i genitori presenti a far svolgere ai propri figli l'attività del pugilato. Stando alle parole di Benvenuti, "proprio questa disciplina mi ha permesso di conoscere fino in fondo me stesso e di diventare Uomo". E lui in quanto ad umanità c'è da starne certi, ne è un esempio vivente.