La normale intelligenza di ciascuno, ma oltre Mozart c’è solo il divino
Per ogni persona dotata di normale intelligenza, la musica di Mozart è un miracolo
Per ogni persona dotata di normale intelligenza, la musica di Mozart è un miracolo. Oltre Mozart pregustiamo il divino. Basti pensare alle Ouvertures del “Flauto magico” o del “Don Giovanni”. Al primo movimento della sinfonia 25 o a quello della sinfonia 40, nonché alla “Eine kleine Nachtmusik”, solo per citare alcuni dei capolavori maggiori. Un film come “Amadeus” (1984) di Miloš Forman, ne rende testimonianza, al di là del piano della fedeltà storica.
Le ragioni del miracolo
Ci sono livelli, nell’espressione umana, oltre i quali c’è solo il divino. La musica di Mozart è uno di questi. Con la precisazione, doverosa, che il divino è, semplicemente, la fiamma più alta prodotta dalla nostra mente.
Eppure ciò non basta a spiegare le ragioni dell’enigma e del miracolo. Ad esso ci avvicina un pensiero di Nietzsche, tratto ad un aforisma di “Al di là del bene e del male” (1886). Esso suona: “Il buon tempo antico è morto, con Mozart si è spenta la sua ultima canzone” (aforisma 245).
Cos’era, per Nietzsche, il buon tempo antico? A questa domanda insidiosa, è possibile rispondere nel modo seguente: per Nietzsche, il buon tempo antico era l’epoca della cultura europea, prima di quell’evento, tanto drammatico quanto doloroso, che fu l’irrompere del nichilismo.
Il tempo di uomini come Lorenzo il Magnifico e Girolamo Savonarola, Machiavelli e Guicciardini, Descartes e Pascal, Spinoza e Leibniz. Per non parlare del mondo classico, cui Nietzsche aveva dedicato i frutti migliori della sua giovane intelligenza, scrivendo, a meno di trent’anni, “La nascita della tragedia” (1872). Prima che le grandi rivoluzioni moderne e la rivoluzione industriale cambiassero, definitivamente, il volto del mondo.
Ciò che sembra perduto
È relativamente importante che Nietzsche fosse un feroce critico del cristianesimo. Il suo rapporto con questo fenomeno capitale della cultura europea fu assai più ambiguo e ambivalente, di quanto, normalmente, si è soliti pensare.
Tanto che l’ultima frase di “Ecce homo”, di fatto l’ultima parola della sua opera, nomina Dioniso e Cristo sullo stesso piano, seppure assegnando la palma dell’eccellenza al primo contro il secondo.
Cosa vuole dire, allora, l’enigmatica frase su Mozart come cantore del buon tempo antico? Essa si riferisce e accenna ad un’epoca in cui, per l’ultima volta, la dimensione del divino ha rivestito un posto centrale per la cultura europea.
Ancora oggi la sua musica pare un miracolo
Dopo c’è il mondo in cui viviamo: la contemporaneità con le sue conseguenze e i suoi effetti, a volte devastanti. Il capitalismo, l’industria, l’illuminismo, il vuoto dei valori, le guerre mondiali, i campi di concentramento, i totalitarismi, l’industria culturale, la televisione, internet, il neo-liberismo, la globalizzazione.
Ecco perché la musica di Mozart ci sembra, ancora oggi, un miracolo. Poiché, per l’ultima volta, ci restituisce la dimensione del divino in tutta la sua pienezza.