La notizia oltre le sbarre, il diritto all’informazione nel carcere e sul carcere
L’analisi di Elisa Latella su come arrivano le notizie in carcere e come escono le notizie sui fatti che si verificano in carcere
Un viaggio di andata e ritorno, da fuori a dentro e viceversa. Quello delle notizie e dell’informazione che arrivano nel carcere e che partono da esso destinate alla società dei liberi. Una metafora quanto mai precisa che si attaglia sulle vite dei detenuti anche loro inghiottiti da un viaggio più o meno lungo da fuori a dentro e viceversa. L’analisi di Elisa Latella autrice de “Il diritto all’informazione nel carcere e sul carcere” parte dall’indagare su come arrivano le notizie in carcere relative a ciò che succede nel mondo libero e come escono le notizie sui fatti che si verificano all’interno del carcere.
Come arrivano le notizie a chi è dentro?
Come i detenuti possono avere consapevolezza di ciò che accade oltre i cancelli e come la comunità esterna può percepire ciò che accade dentro? Sullo sfondo la tensione continua tra tutela dei diritti garantiti dalla nostra costituzione e le esigenze di sicurezza che l’amministrazione penitenziaria deve garantire come compito istituzionale per cui è nata come struttura dello Stato. Un primo passaggio obbligato per capire le dinamiche dell’informazione nel contesto carcerario non può prescindere dalle distorsioni presenti quando l’informazione deve raccontare casi di cronaca eclatanti in cui accanto al processo penale si svolge parallelamente il cosiddetto processo mediatico capace di influenzare fortemente l’opinione pubblica.
Allora è necessaria una informazione onesta e soprattutto competente. Assistiamo ad un inquinamento della notizia che viaggia oggi sui social network in tempo reale in cui i processi sommari trovano linfa tra coloro che non sanno distinguere una informazione di garanzia da un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Una persona indagata può anche non venire mai a conoscenza del fatto di esserlo se le indagini non portano a nulla, solo per fare un esempio. È questo un passaggio in cui l’autrice esamina l’ambiguo rapporto che a volte si instaura tra magistrati e giornalisti. Da qui gli interventi dell’ordine nazionale dei giornalisti con documenti deontologici come la Carta di Milano per tentare di arginare l’inquinamento dell’informazione.
Ma come arrivano le notizie in carcere?
Vi è stato un tempo in cui la stampa periodica era ritenuta pericolosa come fattore di disordine e turbamento della vita dei detenuti. Ma dopo la fase storica del 1968 vissuta dal paese il carcere diventa luogo in cui vengono reclamati nuovi diritti. Le nuove disposizioni normative definiscono un nuovo ordinamento penitenziario in cui ogni detenuto ha diritto ad una libera informazione.
Dunque una informazione garantita per mezzo dell’accesso a quotidiani e siti informativi, certo, ma con tutti i limiti e le cautele previste dal regolamento penitenziario. Ovvero evitare che tramite le pubblicazioni i detenuti più pericolosi sottoposti al regime differenziato possano mantenere contatti con il mondo esterno attraverso modi di comunicazione cifrata. Diverse sentenze e ordinanze emesse dalla Corte Costituzionale e dai magistrati di sorveglianza, sapientemente riportate dall’autrice, raccontano la continua tensione tra garanzia dei diritti ed esigenze di sicurezza.
Invece come escono le notizie dal carcere?
Attraverso la possibilità di fare nascere il giornale in carcere. L’attività giornalistica nei penitenziari diventa uno strumento formidabile di rieducazione. In Italia oggi si contano circa 70 giornali autoprodotti. Davvero interessante la riflessione dell’autrice su questo punto:”queste esperienze si caratterizzano come una riscoperta di un giornalismo autentico, che si prendeva il tempo per essere tale…. In un epoca in cui tutto è a portata di click in cui molte testate on line si limitano a fare copia e incolla di agenzie di stampa pur di arrivare prima alla notizia, l’universo carcerario è un mondo capovolto. Qui la rete non c’è. Ma al contrario c’è abbondanza di tempo. Per riflettere, capire , studiare, informarsi. Tutte cose che, come ogni giornalista sa, vanno fatte prima di scrivere”.
Elisa Latella, “La notizia oltre le sbarre” – Il diritto all’informazione nel carcere e sul carcere (Edizioni PAV 2021 collana competenze e formazione).
Sandro Gugliotta