La pandemia del Covid e la crisi della società. Contagi e reazioni
La pandemia Covid: distanziamento sociale, controllo remoto, nuove abitudini, funzionali a una società in cui gli individui si sentano (falsamente) liberi
La pandemia del Covid: lettura di un fenomeno globale attraverso la crisi della nostra società. Sono ormai due mesi e mezzo dall’esplosione dell’infezione da Coronavirus che portò alla prima dichiarazione di zone rosse, il 22 febbraio in Lombardia e Veneto.
Da allora abbiamo subìto con sempre maggior preoccupazione l’escalation del fenomeno e abbiamo assistito impotenti alla frenetica corsa ai ripari. Con l’accavallarsi di più iniziative da parte delle autorità sanitarie e del Governo, spesso discordanti tra loro.
Fin dall’inizio, sui pericoli cui saremmo andati incontro sono stati espressi pareri contrastanti sia da esponenti politici che da esperti scientifici consultati con lo scopo di avvalorare i provvedimenti adottati e spiegarli a noi cittadini. Sembrava che tutto dovesse risolversi con la cura e l’isolamento dei malati e dei contagiati. Si asseriva, o si lasciava intendere, che la nuova infezione non fosse più pericolosa di altre influenze stagionali ricorrenti.
Dicevano: “Inutile l’uso delle mascherine per la pandemia Covid”
Riguardo alle mascherine, oggi ritenute, insieme ai guanti, dispositivo fondamentale per la prevenzione, si diceva che fossero inutili per difendersi dal contagio; al massimo, servivano al contagiato per non diffondere il virus.
Appena istituite le prime zone rosse, a Codogno e Vo’ Euganeo, la Lombardia voleva riaprire per non far soffrire l’economia della regione. Successivamente, quando l’infezione è cresciuta esponenzialmente e le strutture di terapia intensiva sono risultate insufficienti, il Presidente Zaia ha dichiarato l’inversione di rotta: egli avrebbe chiuso tutte le attività e gli spostamenti nella sua regione. Contemporaneamente accusava il governo centrale di lentezza e indecisione gravi per l’intero Paese; inoltre, di aver abbandonato le regioni, come la sua, che avevano dovuto fare tutto da sole. Il tutto condito con l’esibizione ostentata di indossare la mascherina, peraltro riuscita in una figuraccia, di cui il Governatur non si è minimante vergognato. Ma la vergogna non è un sentimento molto in voga tra i politici.
Fake News o Informazione ad hoc?
Da allora in poi il Governo rappresentato da Conte, l’avvocato del popolo), ha dimostrato tutto il suo decisionismo con una successione periodica di Dpcm (decreto presidente del consiglio dei ministri). Dall’8 marzo al 26 aprile ha ogni volta aumentato le restrizioni alle attività economiche ed alla libertà di spostamento dei cittadini.
Siamo stati costretti a restare in casa, con la possibilità di uscire soltanto per gravi motivi documentati con un’autocertificazione, e in modi limitati per la spesa alimentare, sempre indossando mascherine e guanti.
Nello stesso periodo abbiamo seguito con ansiosa attenzione le spiegazioni forniteci in TV da esperti di ogni disciplina medica. Virologi, epidemiologi, infettivologi, nei vari telegiornali e talk show che si succedevano l’uno all’altro nell’arco della giornata.
I bollettini sul numero dei contagi
Siamo stati sommersi dai bollettini numerici sulla progressione del contagio, sugli asintomatici, sui morti e dai relativi commenti. Probabilmente, anche lo spettatore più sprovvisto di conoscenze matematiche avrà capito qualcosa dell’andamento di una curva di distribuzione. Senz’altro però, sarà stato frastornato dalla varietà di opinioni espresse. Non tanto dai giornalisti, ognuno dei quali ha ovviamente un personale modo di vedere e presentare le cose. Ma soprattutto dalle contraddizioni forti, a volte stridenti, tra gli esperti scientifici. Se la scienza ha valore di conoscenza oggettivo, i suoi esponenti non dovrebbero essere generalmente concordi, al di là di qualche piccola differenza?
La scienza dovrebbe essere concorde
Occorre sottolineare inoltre che sempre il governo ha giustificato i provvedimenti decisi proprio in base alla consultazione di esperti: cioè, ogni norma di comportamento responsabile che ci è stato proposto, o meglio imposto, è stata ritenuta oggettivamente necessaria perché scientificamente fondata! Infine, siamo arrivati al punto in cui occorre tentare di ricominciare al minimo una vita ed attività “normali”, alla cosiddetta fase 2.
Scienza e coscienza
Ma in che modo? Con quali prospettive? Che tipo di vita “normale” vogliamo riprendere? Sono molti gli interrogativi che dovremmo porci rispetto a Scienza, Economia e Politica.
Normalmente si pensa che la scienza sia lo strumento migliore di conoscenza della realtà, di cui ci dà la rappresentazione oggettiva, verificabile con il metodo scientifico, indipendente dalle diversità peculiari degli osservatori. Inoltre, i suoi contenuti e il suo indirizzo sarebbero neutri rispetto all’uso che se ne può fare tramite la tecnica.
Non credo che sia proprio così, non fosse altro per il motivo che l’interrogazione galileiana della natura è compito del soggetto pensante, che deve concepire la domanda. Le risposte poi influenzano l’indirizzo della ricerca, che dipende a sua volta dagli interessi economici legati alle applicazioni.
L’arrivo massiccio della tecnologia
Nell’ultima parte del secolo scorso l’intera ricerca, anche la più teorica e lontana per tradizione dall’uso immediato, si è intrecciata inestricabilmente con lo sviluppo esponenziale della tecnologia, al punto tale che risulta difficile distinguerle chiaramente. Lo sfruttamento immediato e intensivo dei risultati, insieme all’accelerazione del traffico delle merci e del denaro ha prodotto quella rivoluzione detta globalizzazione, osannata dai pensatori liberisti e condivisa dalla sinistra di origine marxista.
Si è creduto infatti che il nuovo sistema economico avrebbe risolto i mali che affliggono l’umanità: fame, guerre, carestie. Riducendo anche le disuguaglianze; invece è avvenuto l’opposto.
Sono cresciuti nuovi oligopoli che hanno fagocitato i vecchi; la potenza economica e tecnica è divenuta proprietà esclusiva di pochi grandi gruppi produttivi e la ricchezza si è concentrata nelle mani di pochi individui o gruppi finanziari. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è stato quello della crescita di vecchi e nuovi odii e rivalità a livello locale, regionale e planetario. A tutto ciò si aggiunge la pandemia Covid-Sars2, i cui effetti peggiori sono deprimenti per l’economia, per la vita e il morale delle persone.
Timeo Danaos et dona ferentes
Come ne usciremo? Che tipo di società, di rapporti ci si prospettano Ricordiamo ancora che l’azione di contrasto all’epidemia messa in atto dal nostro Governo è iniziata con ritardo, poiché c’erano già stati fenomeni molto precedenti, in base ai quali si preparò un generico piano che non partì subito. Poi, oltre alla propaganda martellante sulle norme igieniche, hanno scelto, dicono con dolore e preoccupazione per la salute di tutti, il criterio del distanziamento sociale, cui si aggiunge oggi il tracciamento digitale degli spostamenti individuali.
Per avallare queste misure riferiscono che hanno funzionato nei Paesi, come la Cina, dove sono state imposte forzosamente. Noi invece vi aderiamo per libera scelta, rinunciando anche a parte delle nostre libertà individuali in cambio della salute.
La pandemia Covid: dalla Cina con ritardo
Sarà bene ricordare che proprio dalla Cina, dove tutto è cominciato, l’allarme è stato diffuso con molto ritardo, né sono arrivate notizie verificabili sul numero esatto di morti. All’inizio anzi, negarono tutto, facendo passare per pazzo un dottore, poi deceduto, che per primo aveva rivelato il pericolo. Ma la cosa più grave è che l’opera di occultamento della verità è stata attuata in primis dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità. E infatti l’Oms, che dovrebbe essere indipendente, è diretta da alcuni anni da un africano gradito ai cinesi, che ormai hanno messo il loro tallone di ferro sull’Africa. Inoltre, la maggioranza dei suoi finanziamenti (80%) proviene da fondi privati. Bill Gates, che aveva in passato dichiarato di volersi impegnare per i mali dell’uomo, versa all’Oms mezzo miliardo di dollari ogni due anni. Nel contempo con la sua famiglia ha grossi investimenti nelle case farmaceutiche che fanno ricerche sul vaccino.
Sembra proprio che gli interessi economici prevalgano su quelli umanitari.
Il Decreto Rilancio per far ripartire l’economia
E ora, come dicono, bisogna non soltanto preservare la salute come bene collettivo ma anche ridar fiato all’economia. Per cui il nostro Governo ha elaborato il Decreto Rilancio. Ma anche pensare a costruire un nuovo tipo di assetto economico- sociale, più rispettoso dell’ambiente e dei diritti di tutti. Con quali premesse ideali e quali forze?
Da una parte, i liberisti pensano alla semplice restaurazione dello status quo; anzi, ne approfitteranno per estendere e rafforzare il potere dell’economia su tutti gli aspetti della vita umana. Dall’altra, i riformisti in buona o mala fede, smusseranno gli angoli più dolenti della globalizzazione, lasciando immutati i meccanismi di base.
Falsamente liberi
In quest’ottica il distanziamento sociale, il controllo remoto, le abitudini ed i modi di pensare indotti, sono del tutto funzionali alla costruzione di una società eterodiretta in cui gli individui si sentano (falsamente ) liberi.
In alternativa, bisognerebbe forse riconoscere la ricchezza come produzione sociale, e discutere dei suoi limiti, del suo uso e controllo in un’ottica di giustizia sociale e veramente globale.
Un sogno utopico, certo. Ma l’utopia è necessaria all’essere umano.