La pedofilia corre sui social e nascono i centri per “curare” i pedofili
Grazie alla Polizia Postale, i casi di pedofilia vengono scoperti sempre di più. Bisognerebbe però convincere il pedofilo a farsi aiutare. La domanda che tutti ci poniamo resta: come proteggiamo i nostri figli?
Una delle notizie più recenti, inizi di maggio, ha portato alla luce il caso di pedofilia compiuto da un 40enne di Cremona che ha adescato in rete una ragazzina di 13 anni di Ancona.
L’ha convinta a farsi mandare foto e video pedo-pornografici e poi l’ha incontrata nel capoluogo marchigiano, dove ha avuto rapporti sessuali con lei per ben cinque giorni. Lui è un informatico incensurato. Non aveva nascosto la sua età alla bambina. È stato arrestato grazie alla denuncia dei genitori della 13enne.
Bisogna fare il possibile per bloccare i pedofili ma certamente occorre intervenire preventivamente anche sui minori, affinché non cadano in queste reti.
Pedofilia, una cronaca che fa sgomento
Confesso che l’argomento pedofilia mi inquieta moltissimo. Di solito sono in grado di affrontare qualsiasi problema e caso di cronaca con una certa freddezza e razionalità ma le storie di pedofilia mi creano una forte nausea e ripulsa.
Capisco che si ha a che fare con una deviazione psichica e in quanto tale, con delle motivazioni, spesso risalenti a violenze subite a loro volta nell’infanzia.
Mi sgomenta l’idea di bambini e preadolescenti aggrediti e violentati fisicamente e nel loro mondo, in cui realtà e fantasia ancora non si separano del tutto, in cui si fanno scoperte spesso dure e che lasciano segni e ferite durature e profonde. A quell’età non si è completamente strutturati per vivere e superare del tutto certe esperienze traumatiche.
I genitori oggigiorno sono prevalentemente assenti o non in grado di comprendere in quali pericoli questi ragazzi si vanno mettendo.
Non è nemmeno tutta colpa loro, se le necessità della vita li portano ad occuparsi di lavoro, bollette, mutui e se hanno anche difficoltà a comunicare con i figli, a vivere serenamente le relazioni, a confrontarsi con le solitudini e i tradimenti del partner. Tutto concorre perché i problemi ci sembrino insormontabili e irrisolvibili. Ma non è così.
Non si ferma e non rallenta, gli abusi sono in aumento
Partendo da una segnalazione sulla piattaforma WiredLeaks, dai dati del contrasto agli abusi su minori da parte di forze dell’ordine e magistratura, emerge che nel 2022 gli arresti sono cresciuti dell’8% e i siti oscurati del 3%.
Lo afferma Riccardo Saporiti in un articolo del 21 gennaio di quest’anno sulla rivista online Wired. Il Centro nazionale per il contrasto alla pedo-pornografia online (Cncpo) della Polizia Postale, nel corso dell’anno passato, si è occupato di 4.542 casi, indagando su 1.463 persone, di cui 149 arrestate.
La crescita rispetto all’anno precedente è dell’8%, potrebbe sembrare poco ma è comunque preoccupante. Nonostante tutta la società sia ferocemente contraria al proliferare di questo fenomeno, l’adescamento di bambini da parte di questi malati mentali non cessa.
Il fenomeno non riguarda solo l’adescamento, che è certamente la sua parte più terribile ma anche l’attività pedopornografica di visita di siti online per scaricare foto e scambiarsi video e immagini vietate. La Polizia Postale ha visionato 25.696 siti e di questi 2.622 sono stati oscurati per i loro contenuti e i responsabili denunciati alla magistratura.
Anche in questo caso ci troviamo a fronteggiare un fenomeno in crescita del 3%. Con la pandemia si è avuto solo un rallentamento della circolazione di questi materiali illegali, che adesso hanno ripreso a circolare più di prima.
Pedofilia: adescati su Facebook, Instagram, Tik Tok ed altri
La Polizia Postale ha registrato 424 casi di adescamento. La fascia più interessata va dai 10 ai 13 anni. Qui ci sono il 54% delle vittime. Probabilmente si tratta dei soggetti più fragili proprio per motivi anagrafici ma anche per i bambini sotto i 9 anni si deve purtroppo registrare un incremento molto preoccupante. Secondo la Polizia “i luoghi di incontro tra minori e molestatori più frequenti sono i social network e i videogiochi. Prova, questa, del fatto che il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando i bambini e i ragazzi si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età.”
È bene sapere che gli adescatori spesso mentono sulla loro età anagrafica, presentandosi alle vittime come coetanei.
L’escalation di un adescamento è imprevedibile: la relazione virtuale può durare mesi oppure portare ad un incontro nel giro di un pomeriggio. Quindi non bisogna perdere tempo, essere sempre attenti a quello che succede. I minori più a rischio sono quelli che passano molte ore in rete, soli e senza un controllo dei parenti.
Non solo online, a volte l’orco è in famiglia
Generalmente le denunce segnalano siti illegali di pornografia direttamente, o indirettamente tramite redazioni di giornali, alla Polizia Postale.
Altre volte invece è la Polizia stessa che mette in atto operazioni di indagine e intervento. Quella che ha avuto più risonanza è la Green Ocean, condotta dalla Polizia di Palermo su alcune piattaforme di file sharing e messaggistica.
Sono state arrestate 13 persone. Sul computer di una di esse sono stati rinvenuti file che “hanno messo in luce l’esistenza di abusi fisici in danno di due minori, all’epoca dei fatti dell’età di 2 e 3 anni!”
Su Telegram l’operazione Black room della Polizia postale di Napoli ha individuato un bot che condivideva in automatico immagini di natura pedopornografica, ovviamente a fronte del pagamento di una somma in denaro.
Mentre nell’ambito dell’operazione Cocito, gli agenti della sede di Milano si sono iscritti a un canale di Telegram, fingendosi interessati a materiale pedopornografico. Quest’operazione ha condotto all’arresto di “un trentatreenne romano per violenza sessuale aggravata ai danni della propria figlia, per detenzione, produzione e cessione di materiale pedopornografico e per adescamento di minorenne”.
Buone notizie, è in calo il fenomeno del cyber bullismo
Dai dati emergerebbe un calo del cyber bullismo. Non so darmi una spiegazione, se non quella di una maggiore responsabilità da parte di docenti, studenti e famiglie per quello che succede a scuola.
I casi, anche recenti, di violenze e sopraffazioni a danno di giovani da parte dei loro coetanei, con reazioni anche drammatiche sfociate in risse o suicidi, hanno allarmato l’intero Paese.
Sono situazioni intollerabili nella società moderna, anche se riflettono una certa mentalità predatoria che stenta a scomparire.
Nel 2022 si sono verificati 323 casi di cyber bullismo, il 29,4% in meno rispetto all’anno prima. Di questi 219 hanno riguardato giovani tra i 14 e i 17 anni, 87 casi tra i 10 e i 13 anni e 17 casi sotto i 9 anni! I dati ci insegnano che bisogna sorvegliare sempre i nostri figli, non lasciarli mai da soli, anche se da lontano.
I ragazzi tendono a mantenere segreti questi episodi di violenza e di sopraffazione bullista o sessuale. La vivono come una colpa personale, si sentono vigliacchi e spie se ne parlano con gli adulti. Tendono a mantenere tutte le loro angosce chiuse nei propri mondi adolescenziali.
Quando poi sono vittime di ricatti ed estorsioni, anche di denaro, non sanno come uscirne e possono commettere altri atti di cui poi si pentiranno. Si creano circoli viziosi per cui da un problema se ne creano altri sempre più gravi.
Pedofilia e privacy, mettiamo noi la nostra intimità sui social
Risulta chiaro che la massima attenzione dei genitori va incentrata sulle attività dei figli in rete. Di regola un giovane passa ormai più tempo davanti a un computer che a giocare all’aria aperta e questo è un vero problema di salute, oltre che per i pericoli che si corrono.
Non bastano le attività di monitoraggio operate dalle Forze dell’Ordine di tutto il mondo, sui diversi luoghi virtuali che possono celare spazi importanti nella loro vita. Dove gli stessi ragazzi incontrano altri interlocutori, coetanei o adulti.
I social network rappresentano da circa 15 anni la naturale forma di aggregazione mediatica dei ragazzi e ne accolgono le istanze più disparate.
Talvolta veri e propri diari mediatici a cui confessare ciò che non avrebbero il coraggio di dichiarare ai propri familiari e amici e, purtroppo, terreni facili per la messa in atto di pratiche di manipolazione. Tutti parliamo tanto di privacy e non ci rendiamo conto di quanto delle nostre vite private mettiamo a conoscenza chiunque, attraverso i social network.
In questo i ragazzi sono i più sprovveduti a calare la maschera, senza rendersene conto completamente.
Forse il pedofilo si può curare, la pedofilia si può prevenire?
Pena di morte, castrazione chimica, ergastolo. Le pene più drastiche vengono proposte nei casi di pedofilia acclarata.
Si tratta di uno dei più terribili crimini che si possano commettere, è vero ed è già difficile parlarne ma come sempre, quando alla violenza si risponde con altrettanta violenza, io non vedo una soluzione.
Non sarà la più terribile delle pene a fermare un impulso sessuale così forte quanto scellerato. In Svizzera hanno pensato che il pedofilo forse si può curare o meglio ancora, si potrebbe cercare la sua disponibilità a farsi aiutare a non commettere crimini verso i minori. Credo sia una buona idea.
Come sempre una società civile cerca la maniera di risolvere con l’intelligenza e l’approccio scientifico i problemi che si presentano. La segregazione carceraria, le torture e la pena di morte, fino ad oggi non hanno mai risolto i problemi creati dalla malavita, così come quelli creati dai disturbi psichici.
Segregare chi ha commesso il reato ci tranquillizza temporaneamente, ma non risolve il problema di chi commette reati. Altri ne verranno. Le carceri sono piene di gente che ha sbagliato ma ciò non toglie che si continuerà a sbagliare.
In Svizzera si cerca di aiutare i pedofili a “non commettere reato”
Dicono gli psichiatri che la pedofilia riguarda un 1% di popolazione maschile. Solo in un numero relativamente ristretto le pulsioni si traducono poi in pratica in abusi su minori ed è quindi possibile intervenire efficacemente con servizi di sostegno psicologico affinché queste persone, che il più delle volte non riescono a esternare il loro problema, vengano aiutate e non commettano crimini così gravi. Quanto siano interessati o disponibili a sottoporsi a cure psicologiche le persone con tendenze pedofile non saprei. Ma anche fossero poche persone andrebbero comunque aiutate a non commettere atti criminali che sconvolgerebbero la vita delle vittime e la loro stessa vita.
In Svizzera sono quattro i centri di consulenza e terapia istituiti con questo obiettivo. Sono aperti alle persone che si riconoscono con tendenze di questa natura.
La struttura di Zurigo è stata presentata ai media, dove verrà gestita dalla Clinica universitaria psichiatrica. “Con questo nuovo servizio di prevenzione, vogliamo proteggere meglio i bambini e fare in modo che persone con tendenze pedofile non passino all’atto“, ha detto la direttrice del Dipartimento zurighese della sanità Natalie Rickli.
Pedofilia: occorre la volontà della persona a volersi curare
I responsabili sanitari della città svizzera sostengono che è importante che le persone cerchino aiuto di propria iniziativa e non in seguito a imposizioni legali forzate per legge.
Hanno precisato che vengono offerti “servizi a bassa soglia” (ossia di facile accesso, sburocratizzati, ispirati ai principi della sanità pubblica e della riduzione del danno) e consulenza in colloqui individuali e a gruppi. Un po’ come accade per le comunità dei drogati, se non c’è la volontà del singolo a curarsi si può fare poco o niente. Resta solo la repressione, ma non basta.
Il centro di Zurigo, assieme a quelli già esistenti a Basilea, Frauenfeld (TG) e Ginevra, si sono ora uniti nell’associazione “Kein Täter werden” (“Non diventare autore di reato”) che si ispira all’omonimo modello istituito in Germania, lanciato nel 2005. E in Italia?