La Polizia compie 171 anni: “Siamo un patrimonio dell’Italia”
Il Vicequestore Moschitta, responsabile rapporti stampa Polizia: “Siamo uno spaccato della società, i cambiamenti non ci spaventano”
Una ricorrenza che si celebra in genere il 10 aprile, in occasione dell’anniversario della legge 121, entrata in vigore il 10 aprile 1981. Compie 171 anni la Polizia di Stato, istituzione fondata nel 1852.
Un organo importantissimo per la pubblica incolumità, vigilanza dell’ordine pubblico, oltre che da sempre al fianco dei cittadini e non solo con attività di contrasto alla criminalità. La polizia, come si legge in una nota sul sito ufficiale “è sempre al passo con i tempi per far fronte alle istanze di sicurezza provenienti dai cittadini. Oltre un secolo e mezzo durante il quale l’istituzione è stata e continua ad essere al servizio delle comunità”.
A Roma la ricorrenza sarà celebrata attraverso una cerimonia, domani 12 aprile, presso la Terrazza del Pincio e nelle cerimonie territoriali organizzate dalle Questure. Per le attività svolte dal personale dei Reparti Mobili, il presidente della repubblica Sergio Mattarella concederà la medaglia d’oro al valor civile alla Bandiera della Polizia.
Abbiamo sentito il Vicequestore Giuseppe Moschitta, responsabile del settore rapporti con la stampa.
“Il motto è esserci sempre” – ci dice il Vicequestore – “ed è questo il motivo per cui a distanza di 171 anni la Polizia di Stato ci tiene a celebrare l’anniversario nelle piazze d’Italia. Fare queste cerimonie, all’aperto, tra la gente, per noi ha un significato altissimo. A Roma, dove ci sarà la celebrazione nazionale, al Pincio, all’interno di Villa Borghese, noi abbiamo affiancato infatti Piazza di Spagna con delle installazioni e una presenza visibile. Questo perché tutti i cittadini e i turisti, potessero accorgersi di questa giornata così importante. Speriamo si accorgano anche della autoemoteca, per la raccolta del sangue, che la nostra associazione di volontari porterà in tantissime piazze di Italia”.
Un’iniziativa lodevole. Quale significato ha per voi?
“Per noi donare il sangue nel giorno del nostro anniversario per noi è un evento non solo importante dal punto di vista del contributo che diamo a chi ha necessità di questa sostanza importantissima quando si è malati, ma anche un significato simbolico. Essere vicini alla gente, soprattutto ai più fragili e ai più deboli, per noi è una missione istituzionale”.
Cosa è cambiato in tutti questi anni?
“Tante cose. E’ cambiato il mondo ed è cambiata la Polizia con il mondo. La Polizia ha avuto anche nomi diversi nel corso dei decenni. La Polizia di Stato come la conosciamo noi oggi è un acquisizione del 1981 quando l’amministrazione della pubblica sicurezza diventa da militare a civile. Il residuo della seconda guerra mondiale era infatti che la Polizia, le guardie della pubblica sicurezza, fossero un corpo militare. Con la riforma del 1981 si ha un vero e proprio stravolgimento. L’amministrazione diventa civile, viene aperta alle donne con pari possibilità di carriera e posizioni occupabili.
Oggi abbiamo il nostro vicecapo vicario che è una donna, così come sono donne tantissimi questori di tante province. Le donne hanno quindi raggiunto i vertici dell’amministrazione. Ci si è aperti ai sindacati, quindi a quell’elemento di democrazia che i sindacati rappresentano nel nostro ordinamento. E’ stato un cambiamento enorme. Che non sarebbe stato possibile 40 anni prima, a ridosso della seconda guerra mondiale. Il 1981 ci ha trasportati nel futuro, che ancora oggi viviamo, nell’epoca di internet, della digitalizzazione, del virtuale, del Metaverso. La Polizia si adegua a tutto questo, nelle attività di prevenzione e contrasto al crimine e a quelle di prossimità alle persone”.
Come è verosimile possa cambiare il vostro ruolo nel futuro?
“La Polizia di Stato vive immersa nel presente, nella realtà. Non può dunque sottrarsi a quegli stimoli di cambiamento a cui è sottoposta ogni giorno, dettati dalla tecnologia o dal mutato sentire delle persone. Potrei farle tanti esempi di apertura al nuovo. Il nuovo non spaventa la Polizia. La Polizia postale è in questo momento l’immagine metaforica e pratica del cambiamento assoluto. Dalle scorte ai furgoni porta valore ci siamo proiettati al Metaverso.
L’apertura alle novità positive riguarda ogni aspetto. Per citare un esempio, quello del poliziotto omosessuale sposatosi in unione civile in uniforme. Parliamo di tantissimi anni fa. E’ un esempio che dimostra che non temiamo l’apertura alle novità. Anzi, queste ci stimolano a cambiare. Noi rappresentiamo uno spaccato della società. Vivendo all’interno di essa, non possiamo che mutare di conseguenza”.
Le istituzioni e la politica sono sempre stati al vostro fianco?
“La Polizia di Stato appartiene al popolo italiano. Noi serviamo il governo e siamo un patrimonio dell’Italia ed è a beneficio dei cittadini che è dedicato il nostro operato. L’articolo 24 della legge 121 del 1981 è un articolo bellissimo che comincia dicendo: “La Polizia di stato esercita le sue attribuzioni al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini, sollecitandone la collaborazione“. E’ l’incipit di questo articolo meraviglioso. Lo volevo citare perché dà l’idea di come si era aperti a un cambiamento enorme della nostra istituzione.
Il governo ci è vicino nella misura in cui ci aiuta a fare meglio il nostro lavoro, a rendere meglio il nostro servizio ai cittadini, ci mette nelle condizioni migliori per operare. Siamo sempre a tutela di qualcuno, anche quando dobbiamo usare la forza per vincere una resistenza che crea un problema a qualcun altro. Faccio un esempio banale: usare la forza dello Stato per arrestare un ladro, serve a colui che è stato derubato. Siamo quasi 100.000 poliziotti e siamo ovviamente tutti diversi. La cosa importante è il principio, la convinzione che ogni poliziotto ha ogni mattina quando va al lavoro: essere al servizio dei cittadini”.