La preside e lo studente: lei potrebbe denunciarlo per violazione della privacy
E se fosse la preside ad attivarsi per chiedere fondati risarcimenti allo studente e a tutti gli accusatori, nessuno escluso?
Ma se il preside liceale invaghito e confuso fosse stato un uomo e la destinataria della eventuale passione fosse stata la giovane studentessa, si sarebbe alzato tutto questo polverone?
Qui parte il presupposto per la valutazione dei fatti, oggettivamente chiari quanto soggettivamente feroci contro una donna normale che, emotivamente, avrebbe avuto un semplice coinvolgimento personale verso uomo più giovane di lei.
Moralismi antichi, ipocrisia canaglia
E’ pieno di esperti con attenti divulgatori che ci torturano con la necessità di risvegliare e scoprire in noi stessi i piaceri dell’emotività. Sembra però che, al tempo stesso, ci condannano senza pietà quando la liberazione della sfera emotiva non si svolge in modo razionale e col buon senso in ottemperanza a schemi e modelli precostituiti, che poi sono gli stessi che si invita a dover superare.
In questo misto ipocrita di contraddizione tra ragione e sentimento, si inserisce la storia di questa dirigente scolastica che avrebbe avuto una relazione con uno studente maggiorenne. Ripetiamolo, maggiorenne e dotato di intelletto, visto che è il rappresentante degli studenti. E che ha avuto occasione di andare insieme alla sua stessa preside (incontro galeotto?) in un posto di polizia a sporgere querela in occasione dell’occupazione della scuola, lo scorso mese di dicembre.
Dopo il passaggio in macchina e lo scambio in chat di inviti e tipiche schermaglie spesso innocenti, si sarebbero verificati i fatti sessuali oggi lamentati dal baldo giovanotto e negati dalla bella preside sposatissima e a rischio di allontanamento dall’istituto scolastico ove, peraltro, sta svolgendo l’anno di prova.
Vanterie dal sapore dei film sexy anni ’70
Facile mostrare i messaggi ai compagni di scuola per vantarsi della grossa conquista dal sapore di un film sexy all’italiana degli anni ‘70. Certo è che il caso era riservato e che, anziché finire anche sui giornali, andava gestito diversamente, qualora si fosse realmente profilato un conflitto reale tra i due, che l’uomo ha lamentato come difficoltà nell’interruzione della relazione da parte di lei.
E’ invece il caso di riflettere proprio sul riprovevole comportamento di questo studente capace di intendere e di volere (non si possono invocare i diritti dell’adulto soltanto quando fa comodo), il quale, prima compiaciuto indiscutibilmente delle attenzioni della donna, dopo racconta tutto con tanto di clamore mediatico fino a scomodare le autorità ministeriali scolastiche.
Violazione della riservatezza
Giuridicamente, questo comportamento si chiama “violazione della riservatezza”, civilisticamente risarcibile e che, qualora mai fosse anche accompagnato da dettagli per immagini (ormai ci si può aspettare di tutto) concernenti i particolari della sfera sessuale, integrerebbe anche gli estremi del delitto di revenge porn previsto e punito dall’art.612 ter del codice penale.
Ma davvero vogliamo credere che la famiglia non abbia “attrezzato” l’audace rampollo, certamente tutt’altro che ingenuo, sulle dinamiche di iniziazione sessuale con le solite ambitissime donne più grandi, come del resto ancora avviene in alcune regioni italiane attraverso l’introduzione dell’attempata fantesca nel letto del glabro adolescente, come era di prassi fino a pochi decenni fa?
E come mai, in generale, questi giovani uomini vengono sempre considerati sistematicamente come toy boys per ridicolizzare donne più mature, mentre invece la vergine minorenne è ancora oggetto (anche qui in Italia), di contrattazione per matrimoni con uomini più vecchi anche di trenta o quarant’anni?
Prototipi inaccettabili
Sono, questi, prototipi inaccettabili in una società che vorrebbe definirsi evoluta ma in realtà male orientata e che “indigna” i malsani pruriti di coloro che magari nascondono qualcosa di inconfessabile (perché spesso è così). Sarebbe il caso di imparare a dirigersi verso centri di psicologia relazionale anziché sulle pagine dei giornali, ove peraltro la rilevanza sociale di questa notizia corrisponde a livelli di interesse collettivo pressoché inesistente.
Ci si augura ragionevolezza, quindi, soprattutto da parte della dirigenza ispettiva scolastica che, oltre a lasciar cadere la notizia e a conservare il posto di lavoro alla malcapitata, possa compiere le opportune valutazioni di questo studente, maggiorenne e consenziente. Il quale, se davvero ha ricevuto messaggi insistenti da parte della donna o abusi che per ora non rivestono alcun fondamento, è bene che prenda contatti con uno studio legale.
Sempre, naturalmente, che non sia quest’ultima ad attivarsi utilmente per prima in tal senso, per chiedere fondati risarcimenti a tutti, nessuno escluso.