La protesta ad oltranza dei nidi convenzionati di Roma
Presidio fisso sotto la sede del Dipartimento XI: “Andremo fino in fondo”
Roma, via Capitan Bavastro 94. Non puoi non vederli, quei palloncini che fanno il gioco del vento e che sono posizionati lì, all’ingresso del Dipartimeno XI, quello che si occupa della Scuola. Li hanno messi loro, le educatrici, responsabili, direttrici degli asili nido convenzionati che hanno deciso spontaneamente – e ci tengono a sottolinearlo – di unirsi e dare inizio ad una protesta ‘ad oltranza’ che, da una settimana a questa parte, si svolge in forma di presidio proprio sotto la sede del Dipartimento XI, l’Ufficio dell’assessore Alessandra Cattoi.
Quello che chiedono, è che vengano adeguate le quote agli standard erogati proprio dalle strutture e dalle operatrici stesse. E che – contrariamente a quanto determinato dalla delibera n. 244 del 22 maggio 2013 – anche per il mese di luglio venga corrisposto il pagamento della quota.
La delibera, assunta all’epoca dell’amministrazione Alemanno, infatti prevede che “Roma Capitale eroga una contribuzione economica (…)” che “riguarda solo ed esclusivamente il modulo di servizio convenzionato, secondo la fascia oraria prescelta dalla famiglia nell’ambito dell’orario standard 8,00/16,30 che deve in ogni caso considerarsi orario massimo di fruizione del servizio oggetto di convenzionamento, con applicazione dal lunedì al venerdì per 11 mesi all’anno” – agosto escluso. Per quanto riguarda luglio – ed eccoci al punto – “l’iscrizione degli utenti avviene per quindicine (prima, seconda o entrambe) e vengono riconosciute al Soggetto gestore da Roma Capitale le quote contributive a proprio carico corrispondenti al numero di bambini effettivamente iscritti per ciascuna quindicina”.
In buona sostanza: se i bambini a luglio frequentano l’asilo, pagano; in caso contrario, non pagano. “Che messa così sembra giusta – spiegano le rappresentanti della protesta – ma noi quei soldi li spalmiamo su tutto l’anno. Anche a luglio abbiamo dei costi fissi, tra cui educatrici, affitto”.
Affitto che, in media, si aggira attorno ai 5mila euro ma – dati alla mano – può arrivare anche a 10mila euro in alcune zone. E come si coprono 2 rate di affitto se vengono tagliate le entrate per 2 mesi, luglio e agosto?
Anche le quote – ferme al ribasso dal 2006, nonostante l’aumento, ad esempio, dell’IVA e dell’IRAP – si stanno rivelando del tutto inadeguate a sostenere i costi della qualità che il Comune di Roma pretende e che le educatrici e responsabili stesse vogliono erogare. Ad un patto, però: “la qualità costa”.
Al momento le quote ammontano, per quanto riguarda la massima, a 715 euro al mese (uscita alle 16.30) o 640 euro (uscita alle 14.30). Questa somma, si divide in 2 parti: una erogata dal privato in base al proprio ISEE, una erogata dal Comune di Roma.
A fronte di questi dati, c’è da specificare che il contratto con il Comune di Roma è totalmente a carico dei nidi convenzionati. Ma non solo. C’è anche da dire che un convenzionato (i nidi convenzionati a Roma sono circa 230), al Comune di Roma, costa la metà di un nido comunale. Pertanto, costando i convenzionati la metà dei comunali, si crea un paradosso: stessa qualità, pretesa, però, alla metà del prezzo.
“È una visione un po’ cieca, quella di chi non capisce che non valorizzarci è un grande errore” – dicono. Anche perché, al tempo stesso, il Comune richiede alta qualità e, soprattutto, assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, non solo la qualità, ma anche i contratti a tempo indeterminato hanno un costo. E quindi – con ogni probabilità – per non sforare rispetto al budget a disposizione, si è costretti a ricorrere ad una contrattazione che sia diversa, con un turn over delle educatrici molto più frequente, e a discapito della didattica.
“Noi siamo qui e da qui non schioderemo – incalzano – Credevamo che quest’amministrazione immediatamente revocasse la delibera di Alemanno, e non l’ha fatto. Ma il nostro problema non è solo luglio, il nostro problema sono le quote, devono capirlo. Rimarremo qui finché non ci verranno date risposte degne. A breve organizzeremo una manifestazione, i nostri colleghi sono in Questura per chiedere l’autorizzazione. Vogliamo andare fino in fondo”.
Il gruppo ‘protestante’ ha anche provveduto a raccogliere delle firme per sostenere una mozione del consigliere comunale dei Radicali, Riccardo Magi, che chiede la modifica della delibera e l’adeguamento delle quote: “Abbiamo raccolto 2700 firme in 24 ore, giusto per far capire cosa siamo in grado di fare – spiegano – Poi le abbiamo protocollate e inviate al sindaco, perché non avendo avuto risposte dall’Assessorato, ci rivolgeremo direttamente a Marino”.
Fino ad ora, infatti, i rappresentanti delle proteste sono stati ricevuti una sola volta da una collaboratrice dell’assessore Cattoi, non appena hanno iniziato a presidiare sotto la sede del Dipartimento. “Ma le risposte non ci hanno soddisfatti”.
Come non hanno soddisfatto nemmeno Davide Tutino, vicepresidente del Municipio VII (Radicale in quota Lista Civica Marino) che da 6 giorni è in sciopero della fame in segno di protesta e che porterà avanti la sua lotta non-violenta finché le istituzioni – della cui maggioranza fa parte – non capiranno che devono stare dalla parte del giusto.