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La ricercatrice: “La tempesta mediatica dovrebbe spaventare più del Coronavirus”

“Prevale l’informazione senza fondamenti che rimbalza sui social, il sistema dell’informazione è infettato”

Margherita De Bac, giornalista del “Corriere della Sera”, esperta di tematiche legate alla medicina e alla sanità, ma anche alla bioetica, De Bac scrive anche sui settimanali “Sette” e “Io Donna”. Ha fondato un portale giornalistico dedicato alle malattie rare www.lemalattierare.info. Le abbiamo chiesto cosa pensa di questa epidemia di Coronavirus che spaventa il mondo…è emersa così la diagnosi di una pandemia della comunicazione forse ancor più grave e duratura. Dottoressa De Bac, com’è la situazione in Italia e in Cina?

“La situazione è drammatica in Cina, ma in Italia e in Europa non c’è niente da temere, o almeno non più di quanto si debba temere qualsiasi altra influenza. Abbiamo dimostrato con il numero dei casi, una decina di soggetti in Europa, di cui solo due in Italia, che il virus in Occidente è assolutamente contenuto. Virologi, epidemiologi, esperti con cui sono frequentemente in contatto confermano all’unanimità che la diffusione è più alta di una Sars o Mers ma con una mortalità molto più bassa. Come l’influenza, il CoV-n19 si aggrava nei soggetti che hanno già altre condizioni cardiache o respiratorie importanti, anche qui proprio come l’influenza. Come osservatrice da anni di queste manifestazioni posso dire di non essere in alcun modo personalmente preoccupata”.

Il fatto che la coppia di cinesi ricoverata a Roma sia peggiorata ha impressionato l’opinione pubblica.

“Sì, impressiona ma al tempo stesso deve rassicurare perché sono stati intercettati, correttamente isolati, sono state identificate e messe sotto osservazione le persone che erano in viaggio con loro. Anche la cameriera dell’hotel che aveva rimesso a posto la stanza è stata monitorata e si è verificato che aveva una semplice influenza. Per quanto riguarda il contagio occorre stare tranquilli perché non si trasmette solo sfiorando una persona infetta, bisogna aver avuto un contatto diretto più stretto.

Nell’immaginario collettivo ci sono persone cinesi che vanno in giro come untori, ma questa è una visione scientificamente errata. In quanto giornalista di questo campo ho seguito tante epidemie e pandemie ma una tempesta mediatica come in questo caso non mi era mai capitata. Stiamo vivendo un’esaltazione mediatica. Come non mi era mai successo di una tale discrepanza tra informazioni corrette e modo in cui vengono recepite. Nell’opinione pubblica prevale la fiducia nelle informazioni di dubbia provenienza. Sono anche un po’ demoralizzata su questo, perché io come altri, verifico, studio, mi documento da fonti attendibili e invece prevale l’informazione senza fondamenti che rimbalza sui social. Il sistema dell’informazione è direi infettato”.

Potremmo dire che questo virus ci apre uno scenario che non è quello dell’epidemia sanitaria, ma di una pandemia che flagella la comunicazione.

“Dovremmo riflettere su questo, facendo capire che quando ci sono emergenze di questo tipo occorre fare affidamento solo su esperti, fonti istituzionali, autorità sanitarie titolate a parlare. La disinformazione mette in pericolo e colpisce il sistema economico e sociale. Ci sono alberghi che non accettano clienti orientali, e questo è un danno sociale ed economico”.

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