La Riforma Costituzionale serve al Paese, e non a Renzi o al PD
Il dibattito politico nazionale si sta ‘infiammando’ sul Referendum Costituzionale di Ottobre
Riceviamo e Pubblichiamo:
I motivi sono abbastanza chiari del perché di tanto rullar di tamburi, la “palude” non vuol cambiare mai perché è posizionata su abitudini e comportamenti ‘dove la scelta è sempre rimandata al altro momento’. Alludo, a quell’insieme di forze gruppi movimenti corpi intermedi della società,che sono stati messi in difficoltà dall’entrata in scena di Renzi e del suo modo di procedere: semplice, chiaro, deciso, a volte irriguardoso. Hanno timore di perdere le posizioni di rendita: politica, economica e sociale; semplificando, si tratta del fenomeno consociativista che per tanti anni ha governato il paese, rendendolo inefficiente, clientelare, abituandolo al favore e non al diritto.
Il tentativo deciso, che il governo Renzi ha fatto portandolo a termine, sulle riforme, è stato mal sopportato dalle forze parlamentari di opposizione, alcune prima lo hanno sostenuto – vedi Forza Italia – poi avversato, perché a dire di Berlusconi, il Pd è venuto meno ai patti sull’elezione del Presidente della Repubblica. È una motivazione molto debole per lasciare il tavolo dove si riforma la Costituzione!
Questo comportamento berlusconiano mostra bene ciò che si è sempre detto di lui, bravo a vincere le elezioni ma statista di qualità scadente.
Il M5S, ha sempre cercato la spallata, ha praticato l’uscita dalla Camera come metodo politico, rinunciando a dare un contributo alla Riforma, mai ha capito che la Riforma serviva e serve al Paese, e non al PD o a Renzi. Questo governo è nato con un mandato chiaro, dell’ex presidente Napolitano, avviare la ripresa economica e le riforme, di cui quella costituzionale ne doveva essere il perno. Pur con qualche difficoltà e battuta a vuoto il governo Renzi sta rianimando un Paese piegato su se stesso, dove anche chi potrebbe fare non fa.
Questo, è il quadro di fondo dal quale emerge la necessità della Riforma Costituzionale, la quale va ad incidere su ciò che è malato del nostro Paese. Chiunque sia onesto intellettualmente dovrebbe riconoscere le lentezze decisionali, il processo farraginoso e contorto della formazione delle leggi. La necessità di riassettare il rapporto Stato-Regioni, determinando chiaramente ciò che è di pertinenza delle seconde. L’eliminazione del Senato per come lo conosciamo fino ad adesso, ci mette in linea con tutte le democrazie più avanzate, dove a dare la fiducia al governo è solo una Camera. Il nuovo Senato diventerà una Camera delle Autonomie, dove i territori avranno voce, realizzando l’idea originaria dei Padri Costituenti. Eliminazione delle Provincie. Eliminazione del CNEL. Riduzione di 220 parlamentari. Senatori nominati dal Presidente della Repubblica, non più a vita ma legati al periodo di permanenza del Presidente, senza costi aggiuntivi. Le indennità dei consiglieri regionali saranno adeguate all’indennità del sindaco del capoluogo di provincia, praticamente saranno dimezzate.
È una riforma corposa, necessaria per portare a compimento quella seconda Repubblica che in effetti non è mai nata, proprio perché mai i politici sono stati in grado di fare quello che necessitava per rendere il sistema più efficiente, la democrazia più decidente e meno balbettante.
“Dobbiamo migliorare le capacità decisionali della nostra democrazia – l’efficienza delle istituzioni, la competitività dell’economia, il rispetto delle leggi – quali che siano le nostre idee politiche. Nelle intenzioni dei suoi estensori, questo è il fine del progetto” (M.Salvati)
Tutti siamo chiamati ad esprimerci con il referendum, è bene informarsi nel merito della “Riforma Costituzionale” e non adattarsi a critiche, spesso, ideologiche e comunque di retroguardia.
Nel merito, la Riforma ha tanti punti a favore per un sistema più razionale e adeguato ai tempi.
Renato Centofanti di Artena
Chiunque voglia contattarmi per approfondire e discutere nel merito il testo di Riforma, può contattarmi all’indirizzo mail.