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La Roccella e i fischi al Salone del Libro: è la democrazia bellezza

Il “cittadino benpensante” odia le manifestazioni, odia restare bloccato in auto per i cortei degli scioperanti. Odia chi urla, chi sporca, chi danneggia

Eugenia Roccella contestata al Salone del libro di Torino

La Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella è stata contestata durante il suo intervento al Salone del Libro di Torino, nel padiglione della Regione Piemonte. Sabato 20 maggio attivisti di Non Una Di Meno e Extinction Rebellion sono intervenuti per “contestare la politica del Governo su investimenti a combustibili fossili e restrizione del diritto all’aborto“.

Eugenia Roccella e la contestazione al Salone del libro di Torino

Secondo l’Ansa (21 maggio), alla Ministra è stato impedito di presentare il suo libro “Una famiglia radicale” dagli esponenti dei gruppi di protesta presenti nella sala e seduti tra il pubblico. Queste persone, soprattutto donne, hanno cominciato a urlare e inveire contro la Ministra. La Digos la ha identificate tutte. Quando la Polizia ha cercato di allontanare le protestanti la Ministra ha chiesto invece che si desse vita a un dialogo, proponendo che una di loro salisse sul palco per confrontarsi con lei.

A questo punto ha preso la parola il direttore del Salone del libro di Torino, Nicola Lagioia: “E un gioco democratico e la democrazia contiene anche la contestazione per cui non perdiamo questa occasione di dialogo. Mandate un vostro delegato a discutere con la Ministra Eugenia Roccella. Anche in politica si fa così. State manifestando pacificamente, adesso cercate un dialogo“. Una militante allora ha preso la parola per leggere un comunicato. Di fatto rifiutando il dialogo con la Ministra: “Volevo un dialogo, tu hai fatto solo un intervento” ha detto la Signora Roccella. Lagioia ha quindi lasciato lo stand e Roccella ha commentato: “di fronte a un’aggressione subita e al mio invito al dialogo rivolto ai contestatori, il direttore del Salone non solo non trova il modo di dire che è poco democratico impedire agli altri di parlare, ma addirittura attacca coloro ai quali è stato impedito di esprimersi”.

La risposta di Lagioia via Facebook: “In democrazia le contestazioni sono legittime purché non violente. Ho invitato chi contestava a dialogare con il ministro. Una deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, ha cominciato ad aggredirmi verbalmente. A quel punto sono sceso dal palco.

Meloni e Shlein opposte anche nei commenti, ai fatti

L’accaduto è stato subito commentato diversamente dalle forze politiche.

Quanto accaduto oggi al Salone del Libro di Torino è inaccettabile – ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in una nota – e fuori da ogni logica democratica. Altrettanto inaccettabile è l’operazione dei soliti noti di capovolgere i fatti, distorcendo la realtà e giustificando il tentativo di impedire a un ministro della Repubblica di esprimere le proprie opinioni. Come al solito chi pretende di darci lezioni di democrazia non ne conosce le regole basilari“. 

Elly Schlein del PD, parlando alla trasmissione In Onda ha detto che: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso, sta nelle cose non riguarda mica solo chi sta al potere. Noi siamo per il confronto duro, acceso ma è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso. E’ surreale, ha aggiunto che ministri e deputati si siano messi ad attaccare Nicola Lagioia. Non so – ha concluso – come si chiama la forma di un governo che attacca le opposizioni e gli intellettuali ma quantomeno mi sembra autoritaria”.

Chi è Eugenia Roccella, difensore della famiglia “naturale”

Chi è Eugenia Maria Roccella? A questo punto forse è il caso di capire chi è e cosa ha fatto nella sua lunga carriera politica il personaggio politico in questione, se vogliamo capire perché sia stata fatta oggetto di proteste così vibrate.

Nel 2022 è stata messa alla guida del Ministero della Famiglia, Natalità e Pari opportunità dalla premier Giorgia Meloni. È conosciuta per le sue battaglie contro l’eutanasia, contro il diritto di aborto, la legge sui Dico, per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, è contro la fecondazione medicalmente assistita. Nel 2007 è stata portavoce del Family Day e durante l’ultima campagna elettorale ha ripreso la sua battaglia contro la legge 194 dichiarando: “Sono femminista, l’aborto non è un diritto.” Sostiene la “famiglia naturale” (anche se forse non sa che il termine è per lo meno inappropriato), formata rigorosamente da un uomo e una donna, ha detto che il matrimonio è il “momento cruciale che dà valore alla differenza sessuale, l’incontro di due diversi che producono la continuità delle generazioni”

Quell’affermazione:” Sono femministaha un suo perché, nonostante tutto, dato il percorso politico etico della stessa signora nell’arco della sua vita. La signora Roccella è nata a Bologna nel 1953, figlia di uno dei fondatori del Partito radicale, Franco Roccella.

Negli anni ’70 è stata leader del Movimento di Liberazione della Donna, conducendo battaglie per l’emancipazione femminile, dal diritto(sic!) all’aborto, dalla violenza contro le donne, alle pari opportunità sul lavoro.

Eugenia Roccella, da Pannella a Berlusconi

Nel 1975 scrisse il libro “Aborto: facciamolo da noi” con prefazione di Adele Faccio. Negli anni ’90 ha lasciato i radicali per dissidi con Marco Pannella, per passare progressivamente con Silvio Berlusconi. Nel 1997 ha scritto “La leadership di Berlusconi”.

È diventata editorialista del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, l’Avvenire, collabora con Il Foglio e con il Giornale dove dibatte di bioetica dal suo punto di vista.

Nel 2008 viene eletta con il Popolo delle Libertà e nel maggio di quell’anno diventa sottosegretario al Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, per poi passare a sottosegretario nel ricostituito Ministero della Salute nel 2010.

Quando chiese ai cattolici di sospendere giudizi morali su Berlusconi

Nel gennaio 2011 ha firmato, insieme a Roberto Formigoni e altri, una lettera aperta pubblicata dal settimanale Tempi per chiedere ai cattolici italiani di sospendere ogni giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi, indagato dalla procura di Milano per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile

Nel 2013 passa al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Poi nel 2015 al Gruppo Identità e Azione con Gaetano Quagliariello e infine al Gruppo Misto. Nelle elezioni politiche del 2018 è di nuovo nella Coalizione del Centro destra dove non viene eletta. Deve aspettare il 2022 per farsi eleggere in un collegio pugliese sempre con il Centro destra. Così il 22 ottobre 2022 diventa finalmente Ministro.

Si è sempre espressa contro la maternità surrogata (l’utero in affitto).

Ha difeso la circolare Piantedosi contro la possibilità per i sindaci di trascrivere anagraficamente gli atti di nascita di figli di coppie omosessuali nati all’estero. Ha rifiutato la richiesta di un confronto da parte dei sindaci di centrosinistra, sostenendo che la circolare sarebbe una semplice applicazione della sentenza della Cassazione.

Nel 2018, Roccella ha dichiarato che si sarebbe adoperata per abrogare il riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in Italia, che era stato legalizzato due anni prima. Si è opposta alle leggi Scalfarotto e Zan, da questi proposte con l’intenzione di sostenere i diritti LGBT in Italia, descrivendo quest’ultima come un freno alla libertà di espressione.

Eugenia Roccella al Salone del Libro: Confronto? no grazie

Nel gennaio 2023 si dice contraria all’adozione di bambini da parte di coppie omoaffettive, sostenendo che, pur potendo esistere ottimi genitori omosessuali, i bambini avrebbero diritto a una madre e un padre, portando a proprio sostegno un supposto consenso scientifico sul tema da parte degli psicologi. Tale affermazione viene rifiutata dal presidente del consiglio dell’ordine degli psicologi e da altri suoi colleghi, che sottolineano che non vi siano differenze sostanziali tra le famiglie omogenitoriali e le altre.

Nel 2006 ha definito la pillola abortiva RU 486un enorme inganno, è terrorizzante per le donne.” Riguardo alla commercializzazione anche in Italia della pillola abortiva RU 486, ha dichiarato che si vuole “introdurre l’aborto a domicilio“.

Ha dichiarato di apprezzare la visione della Chiesa, che “ha sempre valorizzato e accolto il femminile, attribuendo significato e importanza all’etica della cura.”  

Un bel giro di 180°, ancorché legittimo, dagli anni ’70 ad oggi!

Cara Ministra Roccella, la contestazione (anche al Salone del libro) è democrazia

Non accettare il dialogo, non far parlare una persona è sempre un errore gravissimo. Bisogna cercare il dialogo sempre e comunque nelle questioni politiche, anche nelle vicende militari, nelle problematiche della vita.

Solo con il dialogo si comprendono le posizioni dell’avversario e si può trovare una soluzione alle incomprensioni e alle difficoltà cui si vuole porre rimedio. Per questo abbiamo fatto una Guerra di Resistenza contro chi voleva impedirci di esprimere le proprie idee, limitare le nostre libertà di parola, di giudizio, al perseguimento dei rispettivi ideali di ciascuno.

Ciò non toglie che si possa parlare di “capovolgere i fatti”, come una sorta di fascismo al contrario, come ha fatto la Premier, quando qualcuno protesta contro un esponente del potere politico. I due livelli a confronto sono leggermente squilibrarti. Finché si impedisce il dialogo tra pari livello, il concetto della difesa della democraticità ha un senso, quando siamo tra un forte e un debole no! Davide non aveva possibilità di dialogo con Golia.

Protestare è legittimo ed espressione della democrazia

La Ministra Roccella ha tutte le possibilità – legittime- che le dà la sua posizione di eletta e di Ministra del Governo in carica, per portare avanti le sue battaglie politiche. Le sue iniziative di legge hanno una ripercussione sulle nostre vite e su quelle delle persone che sono andate a contestarla al Salone del Libro. Agli oppositori spesso non resta altra libertà, per far sentire le proprie ragioni che la protesta, lo sciopero, il blocco stradale, il sit in, alzare cartelli e inveire contro il Potere.

Questo modo di manifestare è tutelato dalla Costituzione, purché non si trascenda nella violenza fisica e verbale.  Fa parte del gioco democratico subire la protesta di quanti non sono d’accordo e non hanno né i giornali, né le tv, né le radio per farsi sentire.

Per tutti gli anni ’70 le proteste degli studenti erano rivolte contro il potere da parte di chi non aveva mezzi per farsi ascoltare, se non quelli delle manifestazioni in piazza. Qualcuno trascese e pensò che fosse legittimo tirare bombe. Una parte del potere sfruttò l’occasione per fare altrettanto ma quella degenerazione, mi auguro, ci abbai insegnato che il dialogo è ben più funzionale a migliorare la nostra vita di qualsiasi scontro armato.

Evitare il confronto “democratico” è comunque un errore

Non hanno fatto bene a evitare il dialogo coloro che hanno protestato a Torino ma capisco le loro ragioni e le loro paure. Hanno sbagliato perché quella era una ottima occasione per parlare, per farsi ascoltare, per sfruttare il potere mediatico che era presente e in cerca di scontri da documentare per fare audience.

Certo bisogna poi controllare che le notizie, e che i potenti non le blocchino, manipolino, cambino, sfruttandole a proprio vantaggio. Lo vediamo nella guerra in corso che la propaganda ormai è diventata una delle armi del conflitto, la più determinante, la più infida.

Ancora una volta chi ha più potere, un esponente del Governo, rispetto a chi lo contesta, un cittadino qualsiasi, avrà più facile accesso al controllo delle note di agenzia, delle scalette dei telegiornali, degli editoriali dei giornali amici che descriveranno, commenteranno, daranno pareri e giudizi sui fatti accaduti. Se poi diranno la verità è difficile sapere.

Julian Assange, con Wikileaks, ha dimostrato di quanti e di quali mezzi il Potere disponga per manipolare la realtà, per non far arrivare le notizie o renderle immuni, false, capaci di portare a conclusioni contrarie il fruitore. Per questo sta marcendo in galera nella indifferenza generale dei “presunti democratici”.

Farsi sentire, convincere, dialogare deve essere il fine della protesta

Per questi motivi chi protesta spesso rifiuta il dialogo. Perché pensa sia inutile, manipolabile. Per questo chi protesta cerca forme estreme: si cerca di essere eccessivi, sporcare, imbrattare, danneggiare, dare fastidio! Lo scopo è proprio quello di infastidire il “cittadino benpensante” che non vuole sapere, non vuole perdere tempo, non vuole interessarsi. Il “cittadino benpensante” odia le manifestazioni, odia restare bloccato con la propria auto al passaggio dei manifestanti, degli scioperanti. Odia chi urla, chi sporca, chi danneggia.

Anche a me dà fastidio vedere imbrattare i nostri monumenti, le nostre bellezze artistiche. Che ragione c’è?  È facile condannare chi protesta piuttosto che cercare di capire perché lo fa.

Eppure qui c’è tutto il limite comunicazionale delle proteste di questi gruppi di attivisti. Lottano per il nostro futuro, per la difesa dell’ambiente, per i diritti civili ma nel farlo sbagliano il medium del messaggio. Quella del Salone era un’ottima occasione per farsi sentire.

L’hanno sprecata in nome di un diritto legittimo alla contestazione ma rinunciando ad un altro diritto altrettanto legittimo, quello della necessità di aggregare quante più forze civili alla loro battaglia, che ritengo, e che ciascun serio democratico dovrebbe ritenere, necessaria, sacrosanta, utile a migliorare la qualità della nostra vita, come ogni battaglia ideale serve per salvaguardare i diritti di tutti noi.

*Collage dal profilo Facebook ufficiale Eugenia Roccella