La Roma di Gualtieri: giuste le critiche ma vanno riconosciuti anche i risultati
L’Ama avrà 800 netturbini in più. L’imposta sui rifiuti calerà del 4% per privati e aziende. Lo faccia sapere a tutti Gualtieri, non si aspetti il sindaco di Roma che lo facciano gli altri
È più facile notare quel che non funziona che spiegare e comprendere perché non ha mai funzionato. Roma è afflitta da mali atavici, e ogni Sindaco sa che affrontarli non farà guadagnare voti. Si punta sui rimedi rapidi e non sulle soluzioni durature, di cui potrebbero godere politicamente altri.
Sono sedici mesi che Gualtieri è sindaco di Roma. In molti sostengono che non si vedono cambiamenti rispetto al passato. È vero, ma pochi mesi non possono mettere in luce cambiamenti di lungo periodo, soprattutto per una metropoli come Roma, i cui notevoli problemi sono dettati da un passato complicato, dove tanti sindaci di diversa estrazione politica, non li hanno saputi risolvere.
Roma, una città di 3000 anni con i problemi di oggi
Roma è una città antichissima, sulla quale è stata innestata una metropoli con esigenze moderne. Ma la struttura antica rende impossibile ottenere risultati efficienti. Di più, Roma è gestita da una struttura burocratica che affossa qualsiasi buona intenzionalità. Spesso non mancano le idee e i soldi ma è l’applicazione che rende difficile attuarle. Non ci si poteva certo aspettare che Gualtieri compisse dei miracoli. Nessuno ci riuscirebbe. Ci vuole del coraggio a prendersi questa gatta da pelare.
Tuttavia la politica del basso profilo e dello sfuggire all’esposizione e alle critiche non paga. La comunicazione del Comune di Roma non aiuta il proprio sindaco. I punti in questione sono sempre gli stessi, come gestire al meglio i rifiuti, dare un riassetto al traffico, incrementare il trasporto pubblico, non far perdere identità al centro storico sottoposto all’attacco degli Airbnb e ai negozi di cineserie, centri commerciali, ristoranti, come succede in tutte le grandi metropoli da Parigi a Londra, da Madrid a Francoforte.
Il trasporto pubblico potrebbe essere la chiave per far diminuire la morsa del traffico cittadino ma soffre di problemi di manutenzione che spesso la gente non sa, non comprende, anche perché è più facile dire ciò che non funziona che spiegare perché non ha mai funzionato.
Gualtieri è chiamato a collaborare in un contesto di segno opposto
Ogni promessa fatta in campagna elettorale è un boomerang per chi è chiamato a governare. Lo sa bene la destra al governo che si è dovuta rimangiare tutte le promesse e le battaglie delle campagne elettorali per adeguarsi a una linea draghiana in tutto e per tutto simile a quella che si criticava. Altro che 1000 euro con un click ai bisognosi, altro che blocco navale per impedire l’arrivo dei migranti, altro che non più accise sulla benzina, difesa del salario, aiuti alla Sanità.
Niente di tutto questo è stato possibile e lo stesso Gualtieri che voleva una Roma pulita prima del Natale 2021, si trova impantanato a trattare con una Regione passata alla destra e un governo che non lo aiuta. Nella gestione pubblica non c’è lo spirito di collaborazione che dovrebbe mettere l’interesse dei cittadini al di sopra della convenienza di partito. Ma come le Regioni, quando c’era il governo Conte, non hanno fatto nulla per attuare il meccanismo del reddito di cittadinanza, nella ricerca di nuove occupazioni, adesso Governo Meloni e Regione Lazio, lasciano cuocere a fuoco lento il Comune di Gualtieri, sperando in una sua sconfitta elettorale futura.
Due impianti di trattamento biologico a fuoco nel 2022
Sull’immondizia la situazione è ulteriormente peggiorata nel giugno 2022, quando due impianti di trattamento dei rifiuti a Malagrotta erano bruciati. Si trattava di due impianti piuttosto importanti per il ciclo dei rifiuti, i cosiddetti impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) essenziali per separare e trattare i rifiuti indifferenziati, che a Roma costituiscono ancora una buona parte del totale. Gli incendi avevano danneggiato soprattutto uno dei due impianti, ancora fuori uso, mentre l’altro aveva riaperto dopo poco.
In pratica Roma si è trovata con un TMB in meno quando ne aveva soltanto tre, un numero insufficiente a trattare la montagna dei rifiuti della città. Tutto ciò ha rallentato ulteriormente il ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti, riempiendo di nuovo la città di cumuli di immondizia sui marciapiedi e costringendo l’amministrazione a ricorrere a impianti fuori città, o fuori regione. L’emergenza rifiuti ha fatto scattare il piano per un termovalorizzatore, per poter dotare Roma di un sistema di smaltimento rapido dell’immondizia. In molti non sono d’accordo con questa che non è una soluzione, ma un ripiego.
Molti nello stesso partito di Gualtieri lo sanno ma la politica impone dei compromessi. Arrivare a una raccolta differenziata totale e impostare un riciclo della gran parte delle sostanze raccolte non è un obbiettivo raggiungibile in breve tempo. Roma non può aspettare. Così se la strada giusta sarebbe pure un’altra, il termovalorizzatore può essere un’opportunità accettabile per la vita ai cittadini, spostando la soluzione più avanti.
Il futuro è l’economia del riciclo ma bisogna liberare Roma dai rifiuti ora
Chiaramente chi dovrà sopportare la vicinanza del termovalorizzatore, che è sempre un inceneritore con alcuni filtri in più, non è d’accordo. Dover aspettare mentre la sua vita e quella dei suoi cari potrebbero essere in pericolo. C’è chi dice che non inquina e chi dice che resta comunque un tasso di inquinamento seppure più basso. Tagliamo al testa al toro e ammettiamo pure che qualcosa di non perfetto ci sia. Che altrove lo abbiano accettato e fatto costruire in pieno centro, come a Vienna, non ci tranquillizza affatto.
Però adesso Gualtieri sembra aver vinto la battaglia, ora che anche il Tar del Lazio ha bocciato i ricorsi contro il termovalorizzatore di Santa Palomba, presentati da vari Comitati e dal Movimento 5 Stelle. “Quando il fronte unico dell’incenerimento, che muove le leve del comando, è compatto, rende le nostre lotte più difficili perché condotte contro l’intero sistema di potere che governa, attraverso il neo consociativismo, la capitale della corruzione e degli affarismi sfrenati” dichiarano dal comitato No Inceneritore a Santa Palomba, uno dei tanti che hanno presentato ricorso contro l’impianto.
Ora la strada è già più libera per il Sindaco. Dare questo strumento per togliere i rifiuti dalla strada sarà funzionale ad ottenere più credibilità da parte dei cittadini romani che non possono aspettare i tempi di attuazione di un’economia circolare, anche se quello resta il futuro.
Arriveranno i fondi del Pnrr, forse, e quelli per il Giubileo
Gualtieri potrebbe a breve godere di alcuni vantaggi, che non aveva la sindaca Virginia Raggi. Nei prossimi mesi e anni arriveranno sia i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e quelli per il Giubileo, che si terrà nel 2025. Il problema quindi non sarà tanto la mancanza di fondi, quanto se sapranno spenderli. Ma qui sta il punto, difficile da spiegare e sul quale, secondo me erroneamente, l’amministrazione comunale ha attuato una linea di difesa invece che di attacco. La gente ha bisogno di acquisire fiducia. Le verità della politica vanno messe tutte sul piatto.
Roma dispone di una burocrazia, intesa come macchina amministrativa, disfunzionale e poco organica. Nel suo libro Roma come se, l’ex vicesindaco della città Walter Tocci dice che ormai il governo cittadino rischia il collasso, più che in passato. Quali siano le cause è presto detto. Chi è stato coinvolto nella gestione le conosce bene. La qualità e la quantità dei dipendenti pubblici per esempio. Se ci sono dei servizi scadenti, oltre a una cronica incapacità di spendere adeguatamente i soldi a bilancio, il problema sta nel personale che non aiuta ma contrasta ogni attuazione. Meno si fa meno si lavora, meno si rischia.
I dipendenti pubblici a volte sono inefficienti ma non li puoi cacciare
Questa incapacità, connessa alla scarsità di investimenti, porta a un sostanziale immobilismo. Walter Tocci scrive che dal bilancio consuntivo, cioè il rendiconto che si fa dopo la fine dell’anno, del 2018 risultava “un dato clamoroso: nella spesa corrente non sono stati utilizzati ben 545 milioni di euro, circa l’11% delle entrate. Tale somma, pienamente disponibile nella previsione di bilancio, avrebbe consentito di potenziare e migliorare i servizi della città”.
Eppure la giunta di allora, governata da Virginia Raggi, non lo fece. Forse non perché mancasse la volontà politica, bensì la capacità amministrativa. In altre parole molti uffici non fanno il loro lavoro, o lo fanno male, o lo fanno lentamente. Come si spiega ai cittadini questa impasse? Risponderebbero subito: licenziateli, cambiateli, mandateli via, come se fosse facile e non si rischiasse di allungare i tempi ancora di più.
Una quarta linea nel 2033? La C più lunga? Ma ora la metro è carente!
Quando l’assessore alla Mobilità Eugenio Patané annuncia il prolungamento delle tre line metropolitane e la revisione di un vecchio progetto mai concretizzato, quello di una quarta linea, la D, la gente neanche lo ascolta. Parla della Luna mentre siamo sulla Terra. Le linee attuali spesso vengono chiuse alle 21, funzionano a periodi e a periodi no, necessitano di manutenzione. Di che parlano al Comune?
Nel frattempo la terza linea, la C, in costruzione dal 2007, grazie all’amministrazione verrà finanziata dal Governo, per completare la tratta mancante, quella dal centro verso la periferia nordovest. Anche questo è un successo di Gualtieri ma nessuno lo sa. Nell’ultima legge di bilancio sono stati inseriti 9,9 miliardi distribuiti su nove anni per finire i lavori, che dovrebbero concludersi nel 2033. Un tempo biblico giustamente ma questa è la realtà delle cose.
Attualmente la rete del trasporto pubblico rimane scarsa e il servizio carente, ma il merito di Gualtieri è stato collaborare con il governo, che è di orientamento politico opposto. Sia a dicembre che a inizio febbraio il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto visita al cantiere della metro C proprio con Gualtieri. Peraltro bisognerà trovare la stesso spirito collaborativo anche con il neoeletto presidente della Regione, Francesco Rocca, sostenuto dalla destra. Non è facile no.
L’Atac è salva. Il successo è di Gualtieri ma anche della Raggi
In un editoriale non firmato del Foglio, viene sottolineata la notizia sull’Atac. “Il sindaco lo si può criticare per molte cose, come per esempio la gestione ordinaria dei rifiuti […]. Ma su alcuni fronti merita un incoraggiamento. Ieri, per esempio, è arrivato un risultato interessante, con l’uscita dell’Atac dal regime di concordato preventivo”.
Questa procedura di concordato preventivo si attiva quando una società è fortemente indebitata e rischia di fallire: in pratica si concorda con il tribunale un piano di rientro dei debiti e, per un determinato periodo di tempo, i creditori non possono presentare ingiunzioni di pagamento o chiedere che la società fallisca. Il concordato preventivo iniziò nel 2017 e in questi anni aveva di fatto impedito al comune di investire come avrebbe voluto, per evitare di fare nuovo debito e allarmare i creditori.
Cinque anni fa l’Atac aveva 1,3 miliardi di euro di debito, quando Gualtieri si è insediato ne erano rimasti 180 milioni, che è riuscito a ripagare in poco più di un anno. Il merito dunque va ripartito anche con l’amministrazione precedente. Bisogna far cadere gli steccati, parlare chiaro, dire le cose come stanno. Questo chiedono gli elettori.
La sfida è ridare efficienza alla macchina ma con l’aiuto dei cittadini
Rendere più efficienti e riformare le due municipalizzate più grosse e importanti, dove il collasso amministrativo è più evidente: Atac e Ama, l’azienda che gestisce i rifiuti, potrebbe essere un obbiettivo perseguibile dalla Giunta Gualtieri. Rimettere in sesto queste parti della macchina e riuscire a spendere i fondi che arriveranno sarebbe un successo enorme. Ma per raggiungere l’obbiettivo non deve tenerlo nascosto ai romani, anzi deve chiedere la collaborazione di tutti, perché c’è in vista il benessere della città. Un interesse generale.
Così ha lanciato un appello per rafforzare la differenziata, ferma al 46%. Intende aumentarla di 10 punti ma senza l’aiuto dei cittadini non è possibile. Se Roma è sporca è anche responsabilità dei romani, diciamocelo. L’Ama avrà altri 800 netturbini in più. È una notizia che dovrebbe stare sulle fiancate dei bus dell’Atac, invece devi lottare per trovarla. L’imposta sui rifiuti calerà del 4% per le utenze domestiche e del 6,5% per le aziende romane. Anche questo va posto sulle fiancate dei tram e sui cartelli stradali. Non si aspetti Gualtieri di leggerlo sulla stampa e di sentirlo al Tg1.