La Roma post-derby: Ibanez, episodi e sterilità
Dopo 11 anni i giallorossi perdono entrambi i derby di campionato. Decisivo ancora una volta il brasiliano, ma manca un po’ di fantasia per provare a pareggiare
La Roma esce dal derby con lo stesso risultato della partita d’andata e paradossalmente con un risultato che spesso sorride agli uomini di Mourinho. 1-0, a novembre firmato da Felipe Anderson, oggi da Zaccagni, con molti elementi di somiglianza tra le due partite.
Ibanez an cora decisivo in negativo
Il giallo dopo 8 minuti, il controllo sbagliato e il fallo da doppia ammonizione su Milinkovic-Savic in 32. Roger Ibanez decisivo suo malgrado anche nella stracittadina di ritorno, guarda caso nello stesso momento della partita d’andata. Il 6 novembre scorso, sempre alla mezz’ora (minuto 29) la sanguinosa palla persa nella propria area di rigore sul pressing di Pedro, per regalare il gol vittoria a Felipe Anderson. Stavolta due falli lontani dalla porta, anche abbastanza inutili, condannano la Roma a un’ora di inferiorità numerica che indirizza la sfida. Il difensore brasiliano non è nuovo a errori gravi, sia nella stracittadina, sia nei big match: il limite più grande per un giocatore dal gran potenziale.
Apnea sin da subito, ma poca qualità e fantasia
Derby duro, nei contrasti e nell’agonismo dal primo minuto, che ha spezzettato il gioco e abbassato la qualità tecnica della partita. In tutto ciò la Roma si è messa in una condizione “di rimessa”, concedendo ai cugini il controllo della palla (64% già nel primo quarto d’ora). Considerando la scelta di mettere dall’inizio Belotti, più l’inferiorità numerica dopo mezz’ora, per i giallorossi il derby si è trasformato in un’autentica trincea. Scelta di Mourinho-Foti verso tale direzione ancora di più nella ripresa, con il riassetto della difesa (dentro Llorente) a discapito della qualità di Dybala là davanti.
Un tipo di partita che, soprattutto in Europa, ha dato i suoi dividendi, ma che perpetrata per così tanto tempo può presentare qualche crepa. Crepa al minuto 64 in cui la Lazio e la sua qualità si è infilata. La combinazione avviata da Luis Alberto, rifinita da Felipe Anderson e finalizzata da Zaccagni, ha tagliato la difesa giallorossa da destra, unica volta concreta in cui i biancocelesti sono entrati in area. Fino a quel momento solo tiri dalla distanza, ma nell’altra metà campo davvero troppo poco, soprattutto quando nel secondo tempo l’inventiva è stata affidata al solo Pellegrini. Buona la razione immediata allo svantaggio, che ha portato all’autogol di Casale poi annullato per fuorigioco di Smalling, ma non è bastato: un po’ di fosforo è mancato al netto della proverbiale velenosità su palla inattiva.