La Russa su figlio gay, Fulvio Abbate: “Una rivalsa, sono stati decenni nella fogna”
Lo scrittore e filosofo sulle dichiarazioni di Ignazio La Russa: “Non comprende che il suo ruolo prevede un altro contegno e linguaggio”
Polemiche per alcune frasi pronunciate da Ignazio La Russa. Il Presidente del Senato della Repubblica Italiana, intervistato all’interno della trasmissione televisiva Belve, condotto da Francesca Fagnani, ha dichiarato: “Se mio figlio mi dicesse di essere gay? Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista”.
Dichiarazioni che hanno diviso l’opinione pubblica, suscitando più di qualche perplessità, soprattutto dopo che lo stesso Larussa qualche mese fa, aveva ammesso di possedere un busto di Mussolini all’interno della propria abitazione. Busto che, dopo le recenti polemiche, ha dichiarato di aver ceduto a sua sorella.
Le frasi di La Russa certamente si discostano da un politically correct sempre più imperante nella società contemporanea. E che senza dubbio prestano il fianco a possibili interpretazioni e considerazioni scettiche, diffidenti.
Per commentare la vicenda, abbiamo chiesto un parere a Fulvio Abbate, scrittore e filosofo, recentemente insignito della carica di “Officier de l’ordre des arts et des lettres“, da parte del Ministero della Repubblica Francese.
“La Russa è assimilabile all’onorevole Giuseppe Tritoni interpretato da Ugo Tognazzi in Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli” – dice Abbate – “Questi, giunto al campo paramilitare dove ha inviato suo figlio, scopre che il ragazzo invece di fare gli esercizi ginnici, preferisce suonare la chitarra. Tritoni, temendo possa risultare “Frocio” strappa al figlio la chitarra e gliela da in testa. E’ questo il paradigma subculturale a cui è assimilabile La Russa. Non mi sembra che questa sua attitudine, che a molti può apparire folkloristica, possa essere modificata”.
Una battuta riuscita male?
“Non lo so. Già di per sé però, Fiorello lo ha reso simpatico. Nelle carte del mercante in fiera del post fascismo, La Russa ha un posto d’onore accanto alla Giapponesina e Pesci e uva“.
La gravità di certe dichiarazioni, dipende anche dalla carica che ricopre il personaggio in questione?
“No, è irrilevante. C’è un intento di revanche. Proprio di chi per decenni è stato giustamente nella fogna. Come i fascisti. C’è un elemento di revanche che è presente in tutti loro, anche nella Meloni. La Russa non ha un habitus istituzionale, non riesce ad averlo. Non c’è mai stato percezione in questi, Meloni compresa, che un conto è essere quadri di un partito post fascista e un altro è avere un ruolo apicale istituzionale. Che prevede obblighi a un altro contegno e a un altro linguaggio“.