La Sardegna a Pd-M5S: caso isolato o avvio di una tendenza?
La sinistra, comprensibilmente, esulta per il successo della grillina Todde, ma restano elezioni regionali, segnate peraltro dall’assenza di Schlein e Conte: e a livello di coalizione ha vinto il centrodestra
A spoglio, mentre scriviamo, ormai quasi ultimato, è già chiaro che, come certifica il Corsera, la Sardegna ha virato nuovamente a sinistra. Confermando un trend, quello dell’alternanza, ormai consolidatissimo nell’isola, che dall’introduzione dell’elezione diretta nel 2004 non ha mai riconfermato la coalizione al potere. E stavolta ha premiato la pentastellata Alessandra Todde, sostenuta anche dal Pd, che l’ha spuntata col 45,4% contro il 45% dell’avversario Paolo Truzzu, candidato di FdI-Lega-Forza Italia.
La Sardegna vira nuovamente a sinistra
Il cosiddetto campo largo, come riporta Il Fatto Quotidiano, esulta, e comprensibilmente, considerando che era dal 2020 che le Regionali erano tabù per i demo-grillini. Tuttavia, è presto per parlare di un «vento nuovo» come hanno fatto, scrive l’ANSA, sia Elly Schlein, segretario dem, che Giuseppe Conte, presidente del M5S. Per esempio perché, come ricorda Il Tempo, il neo-Governatore, forse terrorizzata dall’effetto Schlein, non aveva voluto accanto a sé i due leader in chiusura di campagna elettorale.
Non bisogna poi dimenticare che si tratta di elezioni locali, dove contano moltissimo anche le dinamiche territoriali. Da questo punto di vista, imporre un Sindaco impopolarissimo nella sua stessa città, Cagliari, non è stata la mossa più intelligente da parte del Premier Giorgia Meloni.
Ma il dato forse più importante è quello relativo al voto disgiunto, perché il centrodestra, a livello di liste, ha stravinto sfiorando il 50%. In freddi numeri, significa che oltre 5.000 elettori che hanno scelto i partiti della maggioranza uscente hanno messo però la croce sull’esponente del MoVimento. E i sospetti, come analizza Il Sole 24 Ore, ricadono tutti sul Carroccio, che fino all’altro ieri esprimeva (formalmente) il Presidente della Sardegna con Christian Solinas.
In ogni caso, il risultato è un campanello d’allarme che dovrà certamente imporre una riflessione profonda ai partiti che governano l’Italia. Anche e soprattutto a proposito delle politiche nazionali e internazionali, alla luce dell’insofferenza espressa almeno da una parte della base.
Se poi siamo di fronte a un caso isolato oppure all’avvio di una tendenza lo potrà dire solo il tempo. A marzo e aprile, infatti, le urne si apriranno in Abruzzo e Basilicata: e per fare primavera, come insegna la saggezza popolare, una rondine sola non basta.