La strana morte di Stefano Sparti, figlio di Massimo, ex Banda della Magliana
Stefano Sparti, figlio di Massimo, è morto giovedì 26 Gennaio, il suo corpo è stato scoperto sull’asfalto di un cortile di Tor Bella Monaca
Stefano Sparti, figlio di Massimo, è morto giovedì 26 Gennaio a Roma Est, il suo corpo è stato scoperto sull’asfalto di un cortile di Tor Bella Monaca. Stefano lo conoscevo bene anche se non lo sentivo da tempo.
Il suicidio di Stefano Sparti
I giornali spiegano la dinamica in base alle poche, schematiche voci dei vicini. Stefano si sarebbe lanciato dal settimo piano dell’appartamento che gli era stato concesso da quando aveva ricevuto la pensione di invalidità. Aveva sofferto di una grave forma di cancro e soggiornava su e giù in un cosiddetto edificio di edilizia popolare, la torre della legalità, le Vela di Scampìa a Napoli versione Città Eterna.
Al momento gli investigatori propenderebbero per il suicidio. Niente scasso o effrazione e un disordine senza sospetti all’interno del suo appartamento. Ma qualcosa non torna ancora, dubbi permangono sulla possibile dinamica della tragedia: le chiavi ritrovate nei pantaloni: come se ammazzandosi avesse voluto portarsi via con sé quella casa.
Ricordo ancora, anni fa, una sera mi disse quanto profondamente detestasse quella casa, che però non poteva perdere, perché rappresentava tutto ciò che possedeva. E temeva che qualche disperato potesse entrarci dentro e occuparla da squatter. O forse chissà, qualcuno le chiavi ce le ha messe dopo?
Il Pubblico Ministero ha disposto come prassi in questi casi ,l’autopsia.
Stefano aveva solo 53 anni. Era figlio di Massimo Sparti, un esponente malavitoso legato alla Banda della Magliana e a gruppi eversivi di estrema destra. Un uomo molto violento e noto alle cronache come il principale accusatore di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti al processo sulla strage alla Stazione di Bologna in cui persero la vita 85 persone. Un personaggio da cronaca nera.
Da giorni sulla stampa si leggono molte storie dai contorni oscuri: dal coinvolgimento del padre nella tragedia di Bologna, gli strascichi sugli interrogatori di Stefano nel processo di Bologna, le accuse di falsa testimonianza nei suoi confronti. Fino all’arresto per stalking nei confronti della sua ex moglie. Buio fitto sul passato di Stefano, e la sofferenza da cui proveniva e che io ho conosciuto attraverso le narrazioni più intime della sua infanzia, come le botte dal padre, gli incubi, il nascondersi per casa, fino al dramma di suo figlio Francesco, nato in stato vegetativo a causa di una gravissima menomazione degli emisferi cerebrali.
Di tutto questo non voglio aggiungere altro. Perché Stefano da eroe sopravvissuto qual era, non mi ha fatto mai avvertire quel suo peso. E’ stato un amico importante che oggi merita solo rispetto. E lo ricordo come una persona profondamente solare, sensibile, acuto nei suoi ragionamenti, molto generoso, sempre disponibile a prestarti la sua Mercedes per fare colpo su una ragazza, ad ascoltarti e all’occorrenza consolarti per una storia finita male.
Chi lo ha conosciuto sa che Stefano possedeva un istinto brillante, si mostrava come un eccellente imitatore di Marco Pannella, aveva il fascino di un ragazzo slanciato e bello, amatissimo e ricercato dalle donne che gli si riversavano addosso in quantità esagerate. Perennemente in ritardo ad ogni appuntamento, eppure tranquillo con la sua eleganza.
E quanto adorasse il Negroni!
Stefano era un tipo in gamba, professionalmente con meriti raggiunti sul campo, aveva preso a lavorare subito dopo la scuola mentre quelli come noi ancora stavano a casa con la paghetta di mamma. Aveva collaborato alla produzione di programmi televisivi come Galagol con Alba Parietti su Tele Monte Carlo, e alla realizzazione di alcuni film all’estero.
Con Stefano abbiamo trascorso un periodo importante della vita. Una fetta di ricordi di varia umanità ricolma di scherzi e burle a non finire per il centro di Roma, fino a quel memorabile litigio dentro una cabina della Sip in cui lo mandai al diavolo mentre parlavo con una ragazza che sarebbe poi diventata mia moglie.
Stefano amava la musica dei Queen. Impossibile non dedicargli un brano che Brian May scrisse per Freddie Mercury quando il suo fraterno amico se ne andò. Le parole sembrano essere state scelte anche per Stefano. Stefano volava troppo vicino al sole e le sue ali ad un certo punto hanno preso fuoco.
“Un angelo che raggiunge il cielo.
Sta piovendo in paradiso. Vuoi che piangiamo?
Ovunque cuori infranti su ogni strada solitaria. Nessuno poteva raggiungerli. Nessuno a parte te.
Uno per uno. Solo i migliori muoiono giovani. Stanno solo volando troppo vicino al sole. E la vita va avanti. Senza di te.
Un’altra faccenda delicata. E mi ritrovo a pensare. Tu cosa faresti?
Tu hai sempre pagato ogni debito. Diavolo, hai fatto scalpore! E oggi hai trovato una via d’uscita.
Uno per uno solo i migliori muoiono giovani. Stanno solo volando troppo vicino al sole
Immagino che non capiremo mai il senso della tua partenza.
Era stato pianificato?
Prepariamo un tavolo, solleviamo i nostri bicchieri ancora una volta. C’è una faccia alla finestra. E non dirò mai addio.
Uno per uno. Solo i migliori muoiono giovani
Stanno solo volando troppo vicino al sole
Piangere per niente
Piangere per nessuno
Nessuno a parte te.
Ciao Stefano.