La Superlega, messa all’indice da Boris Johnson è durata appena 48 ore
La Superlega è una proposta solo in sosta, e diverrà inevitabile se la folle musica e i gravi costi sui libri delle società non cambieranno
La Superlega è durata appena lo spazio di 48 ore. Accerchiati da un Paese intero, la Gran Bretagna, i 6 Club britannici che avevano firmato l’accordo con gli altri 6, 3 Spagnoli e 3 Italiani, hanno rescisso la loro partecipazione. Un mare di proteste e fortissime reazioni contrarie dei tifosi che avevano gridato la morte del calcio, ha costretto i club a fare marcia indietro; per ora almeno. Per una volta persino la politica europea si era trova accomunata e a fianco l’una dell’altra, Francia e Gran Bretagna e gli altri Paesi, con un Boris Johnson durissimo e deciso a far deragliare il progetto persino con leggi ad hoc, a difesa della lucrativa Premier League, il Campionato più ricco al mondo.
La sporca dozzina dei club
Dopo lo spavento e la novità dunque siamo oggi qui a raccontarne la fine: un rinculo e la Superlega è morta (solo per ora a quanto pare), già nata come una spinta isterica di un calcio macchina super costosa che rischia di non dare più i profitti necessari a reggere tanto sfarzo.
Lunedi scorso, all’indomani della proposta firmata, Il Presidente della UEFA Aleksander Ceferin aveva fatto la voce grossa contro Andrea Agnelli, dal 2010 Presidente della Juventus e sino a pochi giorni fa anche dell’European Club Association. La Superlega messa su dalla sporca dozzina di Club (Manchester City, Manchester Utd, Chelsea, Tottenham Hotspur, Arsenal per il Regno Unito, Juventus, Milan, Inter per l’Italia, con Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid per la Spagna) non era da fare: essa avrebbe stravolto tutte le regole scritte e firmate, testimoniando un’offesa grave allo sport intero, non solo al calcio.
Su quale base? La mercificazione assoluta del calcio, fenomeno sociale che sarebbe apparso svilito, come svenduto al miglior offerente: JP Morgan.
Da quale pulpito il richiamo al rispetto dei tifosi?
Ma oggi, a sangue freddo, riflettiamo un istante: da qual pulpito quella risposta, quella predica, su quali basi?
E’ stata proprio la potentissima UEFA a porre per le basi per questo tipo di calcio fondato solo ed esclusivamente sul denaro, sponsorships e merchandising creando la Champions League nel 1991, stravolgendo l’originaria Coppa dei Campioni, epica competizione paneuropea di sola pertinenza delle formazioni di club vincitrici di Campionati nazionali nel lontanissimo 1954. Era glaciale del football.
La UEFA aveva immediatamente minacciato di escludere questi 12 Club, estromettendoli da campionati e competizioni internazionali. Persino i giocatori che avessero accettato di stare a stipendio da questi 12 Club sarebbero stati cacciati dalle rispettive nazionali.
E adesso che succederà?
12 Club, 6 Britannici, 3 Italiani e 3 Spagnoli, tra i più indebitati tra quelli del Circus anche ma non solo a causa del Covid, non potranno fare a meno (data la presente situazione di deficit) dell’enorme flusso di denaro che era stato previsto dalla Super Lega. Il gettito in prestito promesso, a loro garantito da JP Morgan, prontamente in arrivo se la Superlega fosse partita come affermato già ad Agosto, avrebbe appianato i 3 miliardi di Euro di rosso di queste stesse società.
Presto detto e fatto, un compromesso tra UEFA e Club sarà presto necessario, anzi fondamentale, per non far cadere la baracca, di per sé già pericolante così com’è. Perché l’una, la UEFA, non può fare a meno degli altri, i Club.
Immaginate se la Superlega fosse partita
Pensate se Inter, Milan e Juve fossero state realmente spazzate via dalla Serie A come promesso e minacciato dalla UEFA. Il ricchissimo contratto appena firmato sui diritti tra DAZN e la Lega che fine avrebbe fatto? Sarebbe rimasto in piedi? Non scherziamo. Nemmeno con le stampelle di un forte ribasso crediamo.
La Superlega è una proposta solo in sosta, e diverrà conseguenza inevitabile del futuro se la folle musica e i gravi costi sui libri delle società non cambieranno. Una competizione, come risposta alla fame dei bilanci dei Club di calcio europei per tentare di evitare -in extremis- il corto circuito appena fuori la porta. La cancellazione della Super Lega parrebbe un po’ come posticipare il decesso di un paziente dato per clinicamente morto.
E illuso è chi crede che ora ricomparirà il calcio romantico, che si tornerà a giocare tutti alla domenica e allo stesso orario e senza ricche rose di 24 giocatori. Il calcio è ormai un enorme business e si spezzetterà sempre più. Televisione su televisione. Non abbiamo più i Presidenti di una volta dietro le squadre del cuore, quelli alla Moratti o alla Berlusconi. Ormai il football lo comandano i Fondi di Investimento, persino Governativi, e non solo colossi societari mondiali. Il football è cambiato, facciamocene una ragione. JP Morgan era pronta a scaricare un fiume di miliardi di Euro sulla Super Lega, e se una Banca di Investimenti si muove così, la strategia è chiara.
La pandemia ha accelerato il processo
La pandemia ha messo al muro le società di calcio con giocatori a stipendi di nove cifre: Real Madrid come Juventus e Inter navigano in paludi dorate che stanno risucchiandone ogni forza. I danni causati da questo tipo di calcio, sono troppo ingenti per vedere la UEFA sbattere i pugni sul tavolo in nome di regole e sanzioni che andranno ridiscusse per accontentare questi mostri. Oggi è andata bene, ma domani?
Una cosa è certa, la Superlega ha creato un diversivo ai soliti titoli sul Covid. Il piatto deve sfamare tutti, in qualche modo il denaro porterà come al solito ad un accordo, o meglio, ad un imbroglio.