Studiamo la storia sui libri di scuola ma quando quei testi ci diranno la verità?
Studiamo su libri di scuola dando per scontato che ciò che vi è scritto sia vero. È giusto. E’ naturale. Umano. Ma è davvero sempre così?
Prima di procedere trovo doveroso fare un precisazione. Quello che leggerete non è in alcun modo una forma di revisionismo piuttosto un tentativo imparziale e non filtrato da alcuna ideologia di rendere giustizia a resoconti storici incompleti e che col tempo sono entrati nell’immaginario collettivo come verità indiscutibili. Siamo abituati ad essere informati dalla stampa , dai mezzi di comunicazione di massa e dai portavoce ed esponenti dei paesi e degli enti della terra (ONU, OMS, etc.)
L’affidabilità dei libri di testo
Studiamo su libri di scuola dando per scontato che ciò che vi è scritto sia vero. È giusto. E’ naturale. Umano. Ma è davvero sempre così? Un tempo, pima della carta stampata, delle grandi democrazie, della conquista delle libertà e dei diritti dell’uomo tutto questo apprendere liberamente, potendo accedere alle fonti originali rappresentate da libri trascritti a mano e non disponibili alle masse, non era possibile.
Per secoli dopo l’età classica greca e romana, in cui le biblioteche erano aperte a tutti così come le scuole private e pubbliche e quindi la conoscenza fruibile da chiunque lo desiderasse, la scienza e la conoscenza divennero appannaggio di pochi. Complice fu la Chiesa che fece piombare l’occidente in secoli di oscurantismo.
Se è vero che grazie alla Chiesa ed al lavoro straordinario dei monaci , migliaia di libri furono trascritti , copiati e catalogati, è pur vero che tutto questo sapere non fu a diposizione di tutti. Si arrivò addirittura a stilare una lista di libri proibiti nel 1559 per essere poi finalmente soppressa addirittura soltanto nel 1966. Praticamente l’altro ieri.
La Chiesa e i libri proibiti
La Chiesa aveva stabilito che chiunque avesse pubblicato, letto o difeso i libri proibiti sarebbe incorso nella scomunica. Stiamo parlando di libri considerati eretici, ossia contrari alle verità espresse nella Bibbia ( vi erano addirittura ben 45 Bibbie vietate ) oltre ad alcuni scritti di Dante Alighieri, Boccaccio, Machiavelli, Aristotele, Copernico, il Talmud etc.
Dal Concilio di Nicea del 325 d.C. in cui la Chiesa stabilì quali dovessero essere le verità vere e quali testi sacri tra cui i Vangeli meritassero di essere definiti canonici a scapito dei tanti ritenuti apocrifi e banditi, passando per la Santa Inquisizione che mise a tacere spesso in maniere definitiva menti straordinarie ma progressiste e illuminate come Giordano Bruno o Galileo Galilei, si arriva fino all’illuminismo del XIX secolo che riaprì per così dire la scatola delle libertà intellettuali, filosofiche e scientifiche.
Detta così sembrerebbe di essere finalmente scampati ad una censura orribile e approdati in un’epoca di libertà.
Non è esattamente così
Se da un lato l’abolizione della censura è sinonimo di libertà, dall’altro senza una verifica dell’attendibilità delle informazioni si rischia di passare dalla padella alla brace.
Ne è un esempio internet che sembrava, alla propria nascita, un mezzo straordinario per poter finalmente diffondere la conoscenza gratuitamente su tutto il pianeta ma che si è trasformato in terra di nessuno, dove chiunque può pubblicare tutto ed il contrario di tutto, dove la veridicità delle informazioni viene masticata dalle fauci di chi , per interesse o per ignoranza e sprovvedutezza, la risputa nel web senza controllo alcuno.
Quelle che oggi chiamiamo fake news di cui alcuni siti web si occupano ma che vengono spesso manipolate per fini personali dagli stessi che dovrebbero smascherarle. Per molte notizie non vere la verifica non è poi così complicata. Occorrono volontà e tempo.
Ma ci sono altrettante false verità o verità incomplete che nessuno osa mettere in dubbio malgrado anch’esse verificabili. Un esempio su tutti riguarda i film sulla Shoah, l’olocausto perpetrato dai Nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Le vittime della Shoah
Si calcolano tra i 15 ed i 20 milioni di vittime di cui circa sei milioni di religione ebraica. E’ una cifra spaventosa. Non si può nemmeno commentare. Tuttavia del restante quasi 60% delle vittime non ebree, costituite da cittadini Polacchi, Bielorussi e Ucraini, prigionieri di guerra sovietici, prigionieri politici, omosessuali, Rom, disabili, Testimoni di Geova e afro europei, non ne parla o scrive quasi nessuno o quando accade lo si fa poco. La filmografia racconta quasi esclusivamente il dramma degli ebrei ed è giusto raccontarlo. Ma sarebbe forse più giusto che il 27 gennaio di ogni anno la stampa e la tv celebrassero il ricordo di tutte le vittime dello sterminio nazista in egual misura.
Sempre in tema di secondo conflitto mondiale, la maggior parte dei documentari e dei libri scolastici affermano che il 10 giugno 1940 Mussolini trascinò l’Italia nel dramma della guerra. E’ corretto. Benito Mussolini, allora capo del Governo Italiano, comunicò l’ingresso in guerra del nostro Paese con un discorso ben noto. Si omette però spesso di dire che assieme a lui, sua maestà Vittorio Emanuele III trascinò l’Italia nel disastro del conflitto mondiale.
Se Mussolini era Capo del Governo, il Re era il capo di Stato e deteneva il comando supremo di tutte le forze armate. Tant’è che nella dichiarazione di guerra il testo recitava: “Sua Maestà il Re e Imperatore dichiara che l’Italia si considera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno”. Tuttavia il messaggio che passa è che la responsabilità fu esclusivamente del Duce. Corretto, ma a metà.
L’indipendenza degli Stati Uniti
Il 4 luglio del 1776, giorno dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America, Thomas Jefferson dichiarò :
“Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità…”.
La Costituzione degli Stati Uniti d’America entrò in vigore nel marzo 1789 permetteva tuttavia la schiavitù sebbene in contraddizione sia perché menzionava Dio, sia perché contraddiceva le parole di Jefferson che tuttavia, ad onore del vero, ne propose l’abolizione, che ahimè non passò per un solo voto.
Sebbene già dal 1820 alcun stati si dichiararono abolizionisti nei confronti della schiavitù , si dovette attendere fino alla guerra civile del 1861 affinché la pratica della schiavitù avesse fine.
La fine della schiavitù
Il paradosso sta nel fatto che gli Stati Uniti d’America fossero una nazione le cui radici erano saldamente ancorate al Dio della Bibbia cristiana. Quindi la schiavitù era in totale contrasto con le parole di Thomas Jefferson e con quelle di Cristo. Tuttavia per giustificarne la legittimazione approfittarono di un passo delle sacre scritture in cui Noè, sorpreso senza abiti da Cam, uno dei propri tre figli, lo maledisse assieme ai suoi discendenti e poiché si riteneva che da Cam discendessero i neri, il giochetto fu semplice e la condizione in schiavitù fu giustificata da Noè in persona.
Anche questo nei libri di scuola non lo si trova facilmente come non si dice che i cacciatori di “negri” in Africa erano gli arabi i quali, a loro volta, li rivendevano ai Portoghesi sulle coste occidentali del continente nero.
Dal 1950 si celebra giustamente, il 23 agosto di ogni anno, la Giornata Internazionale per la Commemorazione della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione.
I nativi americani, i “pellerossa”
Ma non esiste una giornata per la commemorazione del massacro dei nativi americani sebbene ne morirono circa 180 milioni. In Australia si celebra il Sorry Day nei confronti degli aborigeni. Ma non ne parla nessuno nel resto del mondo. Strumentalizzazione? Dimenticanza? Distrazione?
Sicuramente verità a metà. Parziali. Pensiamo di conoscere la verità e di sapere tutto. Potremmo sapere molto di più se solo la verità, quella vera , la cercassimo davvero.