La violenza sugli anziani fragili esiste, è ora di parlare di questi abusi
Una piaga sociale di cui non si parla spesso e su cui è ora di fare luce, la violenza sugli anziani
La violenza sugli anziani esiste, ed è ora di parlarne.
Il 25 Novembre abbiamo celebrato la giornata contro la violenza sulle donne con manifestazioni e eventi in tutto il paese ma è ancora lunga la strada da fare per arrivare a una piena coscienza del rispetto attraverso un’azione formativa sui giovanissimi per combattere l’analfabetismo affettivo e relazionale che spesso alberga nell’aggressore. La violenza è spesso agita in casa, fuori da occhi indiscreti. La casa è il luogo degli affetti, è il nostro nido, è un porto sicuro anche quando il mare è in tempesta. “Ci vediamo a casa” una frase bellissima che ripetiamo tutti i giorni, che rafforza l’unione e la certezza del ritorno.
La nostra casa: nido accogliente e prigione temuta
Purtroppo però la casa diventa il luogo temuto, un luogo dove i vecchi ricordi si infrangono, un non luogo. La violenza fisica e verbale rappresenta il fallimento di una relazione e se non si agisce subito si creerà un circolo vizioso che porterà a fenomeni gravi e irreversibili. Anche le donne anziane sono vittime di violenza e sono il 65% degli anziani vittime di abusi. Nelle case di riposo sono 25 mila su 200 mila le donne vittime di violenze fisiche e verbali. Una violenza silenziosa, spesso nascosta per paura di ritorsioni. Le donne anziane sono fragili sia per l’età che per il genere e molto spesso fragili anche economicamente. L’anziana si sente persa dopo la morte del coniuge e tende ad isolarsi. I centri anziani sono l’unica ancora di salvataggio per prevenire la depressione.
In Italia, secondo dati Istat, abbiamo 14 milioni di anziani e il 50% è over 75.
Il 22,8 % della popolazione italiana ha più di 65 anni. Si stima che una donna di 65 anni ha un’aspettativa di vita di 23 anni, mentre l’uomo ha un’aspettativa di vita di 19 anni. Grandi conquiste della medicina ma siamo davvero in grado di dare il giusto contributo sociale affinché tutti questi grandi anziani vivano una vita dignitosa? Gli anziani non autosufficienti sono affidati, nella maggior parte dei casi, a badanti straniere senza specializzazione nel lavoro di cura.
La triste storia di molte badanti che abbandonano la famiglia
Parliamo della badante cioè di “colei che bada, che sta attenta, che sorveglia e accudisce persone anziane”, ma noi sappiamo che c’è molto di più! A lei affidiamo la persona più importante della nostra vita, a lei deleghiamo compiti di cura e di amore che noi non abbiamo il tempo di svolgere, mettiamo nelle sue mani un bene prezioso. Dobbiamo darle fiducia e ci chiediamo se sarà all’altezza. Una sconosciuta, consigliata da amici o da associazioni, che entra nel nostro privato più intimo, diventa parte della nostra famiglia. Da dove viene?
Ha un passato che lei stessa ci racconta, spesso triste, perché ha dovuto lasciare i suoi figli e la sua famiglia per motivi economici e si trova a dover mettere in atto attenzioni che vorrebbe dare ai suoi cari. Le badanti sono persone fragili che svolgono questo lavoro gravoso con il desiderio di vedere un giorno realizzarsi il loro sogno di ricongiungimento familiare. Affidare un anziano alle cure di una badante è una necessità di molte famiglie italiane, che non possono assistere in prima persona il genitore non autosufficiente. E’ fondamentale però seguire giornalmente il proprio caro e non delegare totalmente le cure all’assistente privata. Nella maggior parte dei casi s’instaura un rapporto di fiducia; la persona assunta per assistere l’anziano deve essere istruita sulle abitudini, sui gusti, sulle patologie del soggetto e informata circa la somministrazione dei farmaci. Nei casi di anziani affetti da Alzheimer è necessario che la badante conosca la malattia e sappia agire tempestivamente e in modo adeguato a tutti i comportamenti “strani” provocati dalla malattia.
La violenza sugli anziani: una piaga sociale poco in luce
Inoltre l’assistente deve saper agire in modo empatico e cercare di assecondare i suoi comportamenti inadeguati senza sgridarlo o offenderlo. Purtroppo però l’assenza di formazione adeguata porta alla mancanza di tolleranza e si agisce sgridando o maltrattando l’anziano fragile. La famiglia dovrebbe accorgersi se qualcosa non va, attraverso il cambiamento d’umore del proprio caro o la presenza di segni sul corpo. La persona assistita è impaurita, è fragile o e incapace di denunciare; teme di non essere creduta, o di essere allontanata da casa e rinchiusa in casa di riposo. Alcuni di loro sono impossibilitati a parlare a causa della patologia invalidante. In assenza dei familiari anche il vicino di casa può denunciare, mantenendo la riservatezza, può allertare le forze dell’ordine e denunciare ciò che ha visto o sentito. (art. 333 cod. penale). Può denunciare anche chi apprende degli episodi di violenza attraverso uno sportello di ascolto, o da parte degli assistenti domiciliari che nel lavoro di cura si accorgono che il corpo dell’anziano presenta segni di violenza; ciò viene definito “dubbio sufficientemente fondato”; e verranno quindi allertati i servizi sociali del territorio contestualmente all’autorità giudiziaria.
Ancora oggi sono poche le campagne di sensibilizzazione per far mettere in rilievo tale fenomeno e poco si fa a livello legislativo in riferimento all’abuso sugli anziani. Dal 2006 l’O.M.S. celebra la giornata mondiale dell’anziano vittima di abusi, al fine di accrescere la sensibilità di tutti verso un tema ancora sottaciuto. L’abuso degli anziani rientra a pieno titolo tra le violazioni dei diritti umani causando dolore, invalidità e isolamento. L’abuso non è solo fisico, ma è anche molto frequente l’abuso psicologico, economico, sessuale, d’incuria e di abbandono. Dai pochi dati in nostro possesso, la Società di geriatria, parla di 600.000 anziane vittime di truffe, di 25.000 abusi in strutture sanitarie e di 2.800 vittime di violenze sessuali.
Violenza sugli anziani: valorizzare il ruolo degli anziani
Si può fare molto per questa parte della popolazione ancora poco considerata, valorizzando il ruolo attraverso politiche attive mirate a dare valore alla senilità. Fondamentale sarebbe istituire un telefono d’argento nazionale per richieste di aiuto di anziani vittime di violenza, così come lo sono stati il telefono azzurro o 1522 contro la violenza sulle donne. Promuovere delle campagne d’informazione sui diritti delle donne unltrasessantacinquenni anche attraverso gli assistenti sociali dei Comuni di residenza o nei Centri anziani. Considerare gli anziani una risorsa, impegnandoli in attività utili alla comunità; fare tesoro del loro patrimonio culturale e trasferirlo ai giovani attraverso lezioni itineranti nelle scuole di medie e superiori.
Se ognuno di noi dedicasse un po’ del suo tempo alle persone anziane, nessuno soffrirebbe di solitudine. L’amore gratuito senza contropartita è il più grande dono che possiamo fare all’umanità. Insegniamo ai nostri figli la gioia del dono e loro saranno più forti e più capaci di combattere per una società che metta al centro le persone bisognose, gli anziani, perché in loro risiede la forza del nostro domani.