Ladispoli, prima sì poi no. Anche lo storytelling musicale può evocare violenza
Senza il valore sociale dei contenuti raccontati negli eventi pubblici non si va da nessuna parte e gli amministratori sono custodi di questa responsabilità
Come spesso si legge sui social, “… Qualcosa è andato storto…” ma stavolta la stortura poteva essere molto più preoccupante del solito.
Il sindaco di Ladispoli e il Concertone rap
Il ravvedimento del Sindaco di Ladispoli che ha annullato il concertone di Capodanno già deliberato in giunta comunale, ha evitato il rafforzamento di un fenomeno, anche musicale, da combattere perché a danno di giovani e giovanissimi.
Nel caso in questione, si trattava del “reclutamento” per l’evento di due rapper trentenni che utilizzano il termine storytelling che, se pur modaiolo ha origini antichissime, al preciso fine di promuovere la loro musica e alla cui efficacia commerciale di oggi si associa quella del coinvolgimento emotivo e della persuasione che vanno ben oltre il contenuto della storia che vorrebbe raccontare.
In pratica (e in generale), questa tecnica narrativa svolge una sorta di attrazione subliminale nella testa di chi la ascolta, che di solito, durante un “concertone” sta bevendo alcolici e si sta drogando come ormai avviene sempre più spesso nella maggior parte del pubblico composto da millennials e ragazzi della generazione Z.
Premessa fondamentale: utilizzato in ampia scala a livello aziendale, con tanto di corsi in master universitari, al preciso scopo di aumentare la notorietà e relativi incassi, lo storytelling nelle canzoni dei due rappers Emis Killa e Guè Pequeno si esprime anche con queste strofette: “Preferisco saperti morta che con un altro. Vengo a spararti” e poi “Guarda quella, come mastica la cicca. Le fischio ogni volta che passa di qui. Vorrei prenderla da dietro, come in Assassin’s Creed”; e ancora “Ste scene troppo hard, stupide senza charme. Serve una mazza e scalpello, oppure il mio uccello, per arrivare lì in fondo, per abbatterla. Da dietro come un cane, mentre lei mangia il suo food, la lascio stare solo, quando la sua pancia è full”.
Est modus in rebus
Orbene, premesso che a nessuno piaceva apparire retrogrado, né tanto meno bigotto, perché tutti siamo consapevoli dei piaceri del sesso, era chiaro fin dall’inizio che non era il caso di spendere quasi trecentocinquantamila euro di danaro pubblico per finanziare detto concertone a Capodanno in un momento in cui l’oggettificazione del corpo femminile sta calcolando un numero di donne morte ammazzate dai loro mariti-fidanzati- compagni al massimo storico con arresti continui e processi in corso.
Era invece stato deliberato lo stanziamento di ben 345mila euro per il concertone in piazza nella notte di Capodanno con protagonisti, purtroppo fra i tantissimi, questi due “poeti del porno e della morte a seguire”, di fatto all’insegna dell’orrore che sta riempiendo le cronache di questo ultimo periodo.
Come non comprendere la logica reazione indignata dei cittadini che si è comprensibilmente rivolta con apposite denunce anche alle associazioni di consumatori e di genitori, considerato che molti spettatori sono infatti anche minorenni?
I motivi della scelta del Concertone rap a Ladispoli
Né poteva essere di conforto l’osservazione, se pur in buona fede, dell’assessore al turismo che aveva argomentato la scelta di questi artisti che sarebbero stati scelti per impedire ai giovani di non andare via da Ladispoli e ai genitori di non stare in ansia, sperando addirittura che il sindaco avrebbe potuto impedire l’utilizzo di espressioni violente di genere, nell’illusione di poter influenzare le scelte “artistiche” di questo duo musicale.
E’ questa l’occasione per riflettere, in generale, sulla portata di quel genere musicale, peraltro diffusissimo e considerato “normale” dalle nuove generazioni. A parte la contraddizione logica tra gli eventi “fiaccolata” che esprimono lutto e gli “spettacoli in piazza” che evocano “sballo” e quindi la precisa volontà di pensare ad altro, va considerato con estrema fermezza che la narrazione (cantata, evocata in versi, semplicemente espressa con voce) ha un elevatissimo potenziale per l’apprendimento e la memorizzazione.
In particolare, questa tecnica si sta rivelando fin troppo efficace in danno ai nativi digitali che, com’è noto, non sono più in grado di distinguere il reale e il virtuale per effetto della loro costante connessione con gli apparati telematici che li riempiono, peraltro, di fake news in cui “cascano” di continuo anche gli adulti che non sanno più come e cosa spiegare ai figli, né sul come né del perché.
Lo storytelling efficace, per questo delicato
Potendosi applicare lo storytelling a qualsiasi disciplina scolastica, va da sé che il fatto di ascoltare un racconto significa immedesimarsi nei personaggi e nelle loro emozioni, senza distinguere quelle positive da quelle negative e con la conseguenza che all’empatia (che dovrebbe ostacolare i fenomeni di bullismo e discriminazione), si sostituisca l’odio che connota i commenti degli haters sui social.
Come non pensare, quindi, al dato ormai concreto offerto dal fondato timore che per effetto delle musiche ritmate a suon di sesso a casaccio e ammazzamenti di ragazze sottomesse, questi astuti musicanti non possano provocare danni ancor più seri di quelli ormai notoriamente diffusi, di cui i genitori sono già di per sé estremamente preoccupati?
Senza il valore sociale dei contenuti raccontati negli eventi pubblici non si va più da nessuna parte e gli amministratori pubblici sono custodi di questo tipo di attenzione, motivata da dati di realtà, soprattutto quando la dannosità si contestualizza in storie brevi, proprio come quelle dei concerti e come bene ha fatto il sindaco di Ladispoli a ripensare la scelta, annullandola.
Foto dalla pagina Facebook del sindaco di Ladispoli