Prima pagina » Cronaca » L’aria di Roma non è aria buona. Cresce lo smog per le polveri sahariane

L’aria di Roma non è aria buona. Cresce lo smog per le polveri sahariane

Se questo ha una logica anche girare a piedi o in bici a Roma non è tanto consigliabile. Caso mai meglio stare chiusi nelle auto

Roma, via Fori Imperiali

Roma, via Fori Imperiali

Superati limiti Pm10. Ovvero particelle solide o liquide di polveri di diametro piccolissimo, che possono essere respirate e giungere fino ai polmoni dove creano danno seri alla salute. I venti le trasportano anche oltre le Alpi fino in Groenlandia e ad ovest arrivano fino ai Caraibi.

L’aria di Roma non è aria buona

Già la città non gode di un’ottima aria. Sono passati i tempi del ponentino e delle brezze di primavera. L’aria di Roma ha numerose colpe per via del traffico, i riscaldamenti, le emissioni industriali e agricole e ad esse ci si aggiungono le polveri sahariane che fanno eccedere il limite di Pm10.

Sarebbero quelle particelle solide o liquide di polvere, in questo caso sabbia, ma anche di cemento, polline, cenere, fuliggine, particelle metalliche, alcune anche dall’usura dei freni delle auto, disperse nell’atmosfera con un diametro piccolissimo tra 2,5 e 10 µm (1 micrometro corrisponde a un millesimo di 1 millimetro). La loro dimensione, che le rende invisibili, è quella che ce la fa respirare senza rendercene conto e una volta arrivate nei polmoni possono creare problemi seri di salute.

Sono formate principalmente da composti inorganici come silicati e alluminati, metalli pesanti tra gli altri e materiale organico associato a particelle di carbonio (fuliggine). Sono caratterizzati dall’avere un pH basico dovuto alla combustione incontrollata dei materiali.

Le aree di Roma monitorate dove più pericolosa è l’atmosfera

Nel sito di Roma Capitale si avverte che “Durante il ciclo di monitoraggio della qualità dell’aria della giornata di ieri (29 marzo) è stato rilevato, nelle stazioni di Francia, Magna Grecia, Cinecittà, Villa Ada, Guido, Cavaliere, Fermi, Bufalotta, Cipro, Tiburtina, Arenula e Malagrotta, il superamento del valore limite giornaliero di Pm10 previsto dalla normativa vigente”.  Per questo il Campidoglio, con una determinazione dirigenziale, ha adottato un provvedimento di contenimento dell’inquinamento atmosferico. La misura prevede una serie di raccomandazioni tra cui quella di limitare l’uso delle auto, preferire i mezzi pubblici, le bici o gli spostamenti a piedi.

Perché sarebbe meglio usare la bici e andare a piedi? Non si rischia di respirare più polveri sottili?

Peraltro non si capisce perché sarebbe meglio spostarsi a piedi o in bici se c’è pericolo di respirare particelle infinitesimali di polveri sottili. Infatti poco dopo si legge che è opportuno, ad esempio, che soggetti a rischio come bambini, anziani, donne in gravidanza, cardiopatici e, più in generale, chi ha patologie respiratorie, “evitino di esporsi prolungatamente alle alte concentrazioni di inquinanti”.

Se questo ha una logica anche girare a piedi o in bici non è tanto consigliabile. Caso mai meglio stare chiusi nell’auto ma forse non è stato spiegato sufficientemente bene quale sia il pericolo, mentre limitare l’uso delle auto senz’altro può contribuire ad abbassare il livello degli inquinanti ma in misura davvero risibile, questo ormai è accertato.

L’uso dell’auto elettrica non è poi così consigliabile se si vogliono ridurre il particolato nell’atmosfera

Si chiede poi ai cittadini di collaborare per ridurre l’inquinamento atmosferico attuando una serie di azioni volontarie come preferire l’uso dei mezzi pubblici a quello delle auto private, o in caso condividerne l’uso in più utenti, per ridurne la presenza in città. Chi può in qualche modo non preoccuparsi sono i possessori di auto elettriche. Anche qui la richiesta ha un suo fondamento ma anche una sua contraddizione. Le auto elettriche spesso hanno freni meccanici, i quali usurandosi emettono particelle dannose per il nostro organismo, se respirate. Lo stesso uso di pneumatici non è immune da diffondere particelle fini di polveri sottili cancerogene. Si chiama “particolato non di scarico“.

Come afferma Euractiv (una rete mediatica paneuropea indipendente specializzata negli affari dell’UE, fondata nel 1999),  si tratta delle emissioni derivanti “dalla raschiatura delle pastiglie dei freni e dall’attrito tra le strade e la gomma dei pneumatici, che possono causare la rottura di piccole particelle“. Queste particelle “si aggiungono a quelle generate dall’usura delle superfici stradali” e creano una sorta di “polvere stradale” tossica che rimane sospesa nell’aria, rendendo più probabile l’inalazione.

Più le polveri sono sottili più penetrano profondamente nell’organismo umano danneggiando polmoni e altri organi

Per gli scienziati, la polvere più preoccupante per la salute umana è quella fine, il Pm2,5, che per via delle sue dimensioni microscopiche riescono a penetrare più profondamente nel sistema respiratorio, danneggiando il tessuto polmonare. L’esposizione a lungo termine a livelli elevati di PMm2,5 aumenta il rischio di malattie cardiache, ictus, cancro ai polmoni, malattie respiratorie, disturbi del sistema riproduttivo e del sistema nervoso centrale. Secondo un rapporto, il Pm2,5 sarebbe stato responsabile di 307mila morti premature nell’Unione Europea nel 2019, di cui quasi 50mila in Italia.

Il Sindaco annuncia la proroga di divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti nella Ztl fascia Verde fino al 31 ottobre

Tra le varie raccomandazioni quella di adottare comportamenti di guida moderati nella velocità e nelle manovre, tenere il più possibile il motore spento quando si è fermi, limitare gli orari di accensione degli impianti termici e ridurre la temperatura in casa, che serve anche a risparmiare sulla bolletta del gas, e così via.

Il 27 marzo, inoltre, il sindaco Roberto Gualtieri ha firmato un ordinanza a carattere più generale per il miglioramento della qualità dell’aria, disponendo “la proroga del divieto della circolazione per i veicoli più inquinanti nell’area coincidente con la nuova Ztl ‘Fascia Verde’, dal primo aprile al 31 ottobre 2024“.

Le polveri sahariane possono arrivare fino e oltre le Alpi e gli alisei le trasportano addirittura in America

Succede che si veda il cielo diventare rossastro, una nuvola non ben percettibile volteggia sulle nostre teste e le auto e le strade in poco tempo si coprono di sabbia sahariana. La deposizione può essere secca prima della pioggia o umida se avviene con la pioggia. Non è niente di male se non perché si tratta di polvere del deserto e aumenta il livello di inquinamento sulla città.  Sono i venti di scirocco che portano le polveri dal nord Africa, portando anche piogge al nord e temperature calde al sud come accade in questi giorni tra marzo e aprile in Italia.  

Dal punto di vista scientifico il fenomeno va chiamato “polveri sahariane”. La dimensione della maggior parte del materiale trasportato dal vento è molto piccola, mentre per definizione si parla di sabbia solo per le particelle più grosse, da 0.063 mm a 2 mm di diametro. Sulla Sicilia, la terra più interessata, sono cadute a volte anche 51mila tonnellate di sabbia in passato.

I venti spingono le polveri fino alle Alpi dove si forma il fenomeno della neve rossa, già avvenuto in passato. Le polveri arrivano anche più in là e se ne trovano tracce in Groenlandia. Sul fronte occidentale invece è dimostrato che gli alisei le spingono sulle isole caraibiche e sull’America Centrale e gli Stati Uniti orientali, giungendo ad attenuare la formazione degli uragani.