Laura Scalfi, Istituto Veronesi: “Aprire le scuole così tardi e male è scelta pericolosa”
Come evidenziato dai dati Ocse, i docenti italiani sono al 72esimo posto tra i 79 paesi industrializzati per competenze digitali
“Riaprire la scuola così tardi e riaprirla male potrebbe rivelarsi peggio di continuare a tenerla chiusa. L’educazione, la salute, il futuro dei nostri ragazzi sono stati ridotti al triste canovaccio di uno spettacolo che non dà speranza a nessuno”.
Lezioni al 100% in presenza
A dirlo è una ferma Laura Scalfi, direttore generale dell’Istituto G. Veronesi e del Liceo Steam International di Rovereto, una delle poche realtà scolastiche in Italia che dall’inizio della pandemia è sempre riuscita a garantire le lezioni al 100% in presenza per gli studenti più fragili e almeno il 75% a tutta la popolazione studentesca, con regolamenti, garanzie sanitarie adeguate per personale, ragazzi e tanta fatica.
Insomma, uno di quei dirigenti che di fronte all’emergenza, spesso in mancanza di direttive puntuali e certe dall’alto, si è rimboccata le maniche, ha afferrato il timone della propria comunità scolastica e ha cercato di traghettarla in acque più calme. “Il lavoro è stato duro. Abbiamo mantenuto un ritmo costante e faticoso di attenzione verso le necessità dei ragazzi, includendo anche le famiglie e le autorità locali nel coordinamento delle attività che garantissero un impatto il meno traumatico possibile con la pandemia”.
Competenze digitali
Ad aiutare, la formazione altamente innovativa del corpo docenti che ha saputo fare della Dad un mezzo per un fine, conoscendone dinamiche e potenzialità, e non un palliativo a intermittenza come invece è purtroppo accaduto in molte realtà educative d’Italia. Basti pensare che, come evidenziato dai dati Ocse, i docenti italiani sono al 72esimo posto tra i 79 paesi industrializzati per competenze digitali. Un gap di preparazione che se non colmato, rischia di bloccare qualunque slancio di utilizzo della Dad durante e dopo la pandemia.
E proprio sulla ripartenza Scalfi ha le idee chiare. “I ragazzi hanno bisogno di essere riportati a un ambito di condivisione coi loro coetanei e con gli insegnanti il prima possibile, ma in sicurezza. Un piano serio di riapertura non poteva prescindere da una rivalutazione a 360° dell’esperienza Dad e di ciò che finora non è andato. I tasselli da cui imparare non sono mancati: sapevamo che i trasporti sarebbero stati un problema, che la capienza delle aule, i dispositivi, il tracciamento, i presìdi sarebbero stati nodi da sciogliere diluendo nel tempo lo sforzo organizzativo.
La mancanza di una cabina di regia
Ma a monte è mancata una cabina di regia che non fosse solo di vetrina, ma che portasse a piani concreti di azione per le Regioni, per gli istituti e per le famiglie. Si continua invece ad assistere- sottolinea Scalfi- a un malcerto ottimismo istituzionale che partorisce spesso solo protocolli di sicurezza ben lontani dalla realtà delle nostre scuole. La cosa più triste” conclude “è che a pagarne le spese in termini psicologici e di perdita dell’apprendimento nel caso di una riapertura non duratura, sarebbero ancora una volta gli studenti e il personale scolastico.
Insomma il nostro futuro e i suoi guardiani, dimenticati da tutti. Infine, la situazione risulta ancora più drammatica se si pensa che nulla si sta programmando per Settembre.
Nessun piano di recupero serio per le competenze perse. Gli studenti saranno rigettati in classi ‘pollaio’, e quanto perso cadrà sulle loro spalle. Chi ce la farà sarà grazie a risorse proprie o famigliari, gli altri andranno a infoltire le fila dei neet (nullafacenti) dei quali ritorneremo a parlare come fosse un fenomeno di cui la scuola non ha responsabilità ma ineludibile ed inevitabile. Non è questo l’atteggiamento pilatesco o da struzzo che mi aspetto da uno stato e da un governo che ha nella propria costituzione il valore dell’istruzione”.