Lavoratori Roma Tpl e 1.800 famiglie sempre più in difficoltà
Sorrentino (Fit Cisl): “Chiediamo a Roma Capitale di mettere un punto ad una situazione catastrofica”. L’Usb abbandona il tavolo
"Nella serata di ieri si è consumata l'ennesima giornata di passione presso la Prefettura di Roma alla presenza del vice – prefetto di Roma, di tutte le aziende della Roma Tpl s.c.a.r.l., delle OO.SS. e di Roma Capitale. Con estremo rammarico, nonostante Roma Capitale abbia erogato nei termini dovuti i compensi derivanti dal contratto di servizio alla Roma Tpl s.c.a.r.l., ad oggi i dipendenti hanno percepito solo un piccolo acconto sulle retribuzioni relative agli ultimi due mesi, e da più di due anni hanno scoperta la loro posizione Priamo (Fondo Previdenza Complementare).
Disagi gravi che vanno a sommarsi anche ad altre inadempienze relative al mancato trasferimento delle somme trattenute sulle busta paga dei lavoratori verso alcune finanziarie. Per questo chiediamo con forza a Roma Capitale di mettere un punto ad una situazione catastrofica che si ripercuote sempre e solo sui lavoratori e le loro retribuzioni, mettendo così in forti difficoltà 1800 famiglie. Così in un comunicato Francesco Sorrentino, segretario generale della Fit Cisl Lazio.
Per l'Usb (Unione Sindacale di Base) non c'è volontà di tutelare i più deboli. Questa la nota della sindacalista Fabiola Bravi: "Roma Tpl Scarl appare destinata al fallimento senza le continue iniezioni di liquidità di Roma Capitale. Non bastano neppure i 22 milioni di euro che ieri Roma Capitale ha messo in pagamento a conguaglio delle fatture del 2014 e del 2015 per garantire il pagamento degli stipendi, degli aumenti del rinnovo contrattuale di categoria, dei contributi, dei fondi pensionistici, delle cessioni del quinto, dell'Erg e dei buoni pasto.
Ma nel frattempo sempre Roma Capitale dichiara di non poter mettere in pagamento le fatture da gennaio 2016 ad oggi, perché su di esse grava un'azione di pignoramento dalla Breda Menarini per circa 21 milioni di euro e perché necessita di verificare la capienza degli importi, ovvero di calcolarli al netto delle penalità che sistematicamente lo stesso Comune applica al Consorzio per le inadempienze contrattuali riscontrate”.
“Non vorremmo che la scelta di non recedere dal contratto di servizio da parte di Roma Capitale fosse dettata dalla volontà di rientrare del debito derivante dal contenzioso che Roma Tpl Scarl ha vinto nei confronti di Atac, stimato attorno ai 118 milioni di euro, e che Roma Capitale applichi al Consorzio delle penalità solo per ridurre di molto i crediti maturati con il contratto di servizio”.
“Dopo aver assistito per l'ennesima volta ad un lungo braccio di ferro, dove Roma Tpl Scarl e Roma Capitale hanno difeso in prima istanza i propri interessi economici, noncuranti degli effetti devastanti sugli oltre 1.900 lavoratori e le loro famiglie, l’USB ha deciso di abbandonare il tavolo", conclude Fabiola Bravi, dell'Unione Sindacale di Base.