Lavoro green: da qui al 2025, 4 milioni di nuove occupazioni. Ecco quali
Uno studio del World Economic Forum sul futuro del lavoro ha indicato i principali dieci profili professionali del futuro, dieci abilità base
Sono occupazioni da mettere in moto adesso, per salvaguardare il nostro futuro ma non c’è tempo da perdere. Sarà un futuro dinamico e dove funzionano le competenze integrate. Non basterà organizzarlo bisognerà costruirlo dal basso: nello studio, nella pratica del lavoro, nel senso di responsabilità collettivo.
I lavori per l’ambiente, che si riferiscono alla sostenibilità e alla salvaguardia del benessere dell’umanità sulla Terra sono indubbiamente parte essenziale dell’insieme dei lavori del futuro, ma anche dell’immediato, perché non c’è tempo da perdere. Non si tratta di salvare il Pianeta, come leggo a volte sui cartelli delle manifestazioni. Il Pianeta sopravviverà in ogni caso, anche se sparisse l’ossigeno d’un colpo e morissero tutti gli esseri viventi sulla Terra, la grande sfera girerebbe ancora per milioni di anni, fino all’esaurimento dell’energia solare. Siamo noi destinati a soccombere se aumenterà ancora il clima del pianeta, se aumenteranno i disastri naturali, come la siccità e le inondazioni. Se avremo difficoltà a reperire colture e ad allevare animali.
Una parte dei Paesi del mondo ha deciso di sposare la filosofia ambientalista
Ma sembra che di questo alle grandi potenze non importi un fico secco. Finché si potrà sfruttare l’energia fossile, petrolio, carbone e gas, daranno felicissimi di farlo, a danno dell’intera umanità. Per chi ha le mani sulle leve del potere è sufficiente contare sui prossimi 25-30 anni di sfruttamento intensivo, di disastri naturali, di guerre e pandemie che producono comunque profitti sempre più grandi da poter utilizzare nel ristretto arco di tempo delle loro vite.
Dobbiamo allora lasciar correre? E collaborare alla distruzione della vita sul pianeta? Pare di no. Se una parte del mondo continua per egoismo nello sfruttamento sfacciato delle risorse che sarebbero di tutti, c’è un’altra parte dell’umanità che vorrebbe correre ai ripari. Questo articolo si rivolge a quella parte e a voi, se vorrete farne parte.
Quasi 4 milioni di nuove occupazioni green saranno necessarie entro il 2025
Nel 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha lanciato il piano Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, fissando degli obiettivi a lungo termine per la trasformazione del mondo economico, ambientale e sociale. Tra questi obiettivi, vi è disegnata una nuova realtà circolare completamente ecologica, orientata a una transizione verde imminente.
A livello globale, gli investimenti in prodotti finanziari verdi sono in espansione, il mercato ha iniziato a cogliere le infinite opportunità che l’economia verde ha da offrire e sono stati raggiunti nuovi record riguardanti i prestiti cosiddetti green, legati alla sostenibilità: è così che le imprese più virtuose hanno iniziato a impiegare maggiori risorse economiche nella creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e nell’acquisizione di capitale umano specializzato nel settore green. In questo contesto, lo studio Unioncamere del 2021 sul fabbisogno delle aziende per l’occupazione ha stimato che vi sarà una richiesta di figure professionali in possesso di competenze green, entro il 2025, tra i 3,5 e le 3,8 milioni di unità.
Le tipologie delle professioni future
Le professioni verdi del futuro sono vincolate alle nuove competenze emergenti, legate al risparmio energetico, all’ambiente, alla sostenibilità, all’economia circolare, al marketing ambientale e alla Green Economy più in generale. Va da sé che le professionalità più ricercate nei prossimi anni sono prevalentemente individuate in questi ambiti di specializzazione. Vi sarà richiesta di Esperti di energia sostenibile (fotovoltaico, pale eoliche, ecc.), Manager del settore ambientale, Gestori dei prodotti finanziari green e dei fondi di investimento legati all’ambiente, Ingegneri energetici, Giuristi che abbiano conoscenza delle tematiche ambientaliste.
Insomma si tratta di competenze che già esistono ma che devono avere una applicazione e una sensibilità per i temi ambientali, per non incorrere in attività e scelte economiche che possano rallentare o fuorviare l’azione delle imprese rispetto all’obbiettivo della sostenibilità.
In alcuni settori è già iniziata una svolta ecologista: come in agricoltura
Tutti i settori ne sono coinvolti. L’economia verde interagisce con tutte le attività e tutte le professioni del mercato, sia quelle nuove che quelle tradizionali. Basti pensare all’agricoltura e al settore agro alimentare, dove già si è cominciato ad operare con il biologico e a studiare le competenze legate alla ecosostenibilità. Si tratta di ridurre sprechi, mettere in moto un’economia il più possibile circolare, che non porti ad avere residui e scarti che possano continuare ad inquinare e non avere prodotti che possano costituire un pericolo per la salute dei clienti. Riducendo il più possibile i trasferimenti dei prodotti per diminuire il consumo di carburanti e quindi altre fonti di inquinamento. È un processo in atto e si sta mostrando vincente.
Il consumatore è parte integrante del processo di cambiamento in senso green
Non si tratta di un impegno riservato alle imprese e agli Stati. Certo a loro va il compito più importante e lo sforzo economico e organizzativo più gravoso, ma questa rivoluzione dell’organizzazione del mondo del lavoro riguarda tutti noi. Se non ci saranno i compratori, i consumatori, i clienti, a fianco delle imprese virtuose e delle iniziative degne di fiducia, sarà del tutto impossibile raggiungere gli obbiettivi di questo progetto in tempi brevi. Nella costruzione di un nuovo sistema produttivo orientato verso la salvaguardia dell’ambiente, è essenziale il ruolo di ciascuna componente della società. Di chi organizza e promuove, di chi produce e di chi consuma. Se una delle tre componenti risultasse assente o defilata tutto lo sforzo sarebbe inutile.
Quindi tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo e quello dei consumatori è forse il più rilevante. Se il consumatore vuole può accelerare il processo verso il cambiamento. Basta mettere la mano al portafogli solo quando il prodotto o il servizio da acquistare risulti davvero funzionale all’obbiettivo comune. Non ha senso continuare a comprare oggetti di plastica, a meno che non siano frutto di un riciclo. Per esempio. La plastica non si può facilmente eliminare, non è biodegradabile.
Lo sappiamo e sappiamo che intere isole di kmq di plastiche galleggiano sugli oceani determinando un pericolo per la salute dei mari, dei pesci e nostra che di pesci ci cibiamo. Questo incrementi di plastiche nella spazzatura e quindi nei mari va interrotto. Vanno introdotti prodotti alternativi e il cliente può accelerare queste scelte. Basta non comprare più plastiche non riciclate.
Fin da ora possiamo influenzare il sistema produttivo e consumistico verso l’economia verde
Sono mille gli esempi che possiamo fare. Dall’uso, o non uso, di carburanti che contaminano l’aria che respiriamo, dal continuare a cibarci di prodotti che attentano alla nostra salute per una eccessiva presenza di grassi trans, di zuccheri, di sale, di nitrati, di sostanze coloranti e conservanti che costituiscono un serio pericolo per la salute di tutti noi. Come si ottiene tutto ciò? Non sperate che siano le imprese che producono questi veleni a dirvi di non comprarli.
Dobbiamo essere noi ad informarci, a imparare a leggere le etichette, a pretendere dagli stati che vi siano politiche a tutela dei cittadini, specie dei più piccoli che diventano sempre più obesi e diabetici e fragili per via di un’alimentazione sbagliata che però fa tanto comodo ai genitori. Hamburger e patatine fritte, bibite gassate dolcificate, caramelle, confetture, creme di gianduia, pasta, pane, pizza a volontà, dolci e gelati, prodotti cin sostanze che possono diventare pericolose perché tossiche e a lungo andare, il consumo eccessivo fa si che la tossicità si sommi nell’organismo di chi mangia questi prodotti.
In futuro tutto correrà sempre più velocemente di adesso
In base a queste considerazioni anche i mestieri del futuro, pur nelle loro specializzazioni, non potranno non tenere conto dell’importanza delle competenze trasversali integrate. Sia perché il futuro si presenta con un dinamismo crescente nella produttività e nell’innovazione continua, per ridurre i costi e aumentare le entrate. Sia perché la tecnologia e la ricerca scientifica saranno sempre più accelerate e imporranno cambiamenti e adattamenti continui alle innovazioni da parte dei professionisti come dei consumatori.
Le dieci abilità base che occorre privilegiare nelle professioni future
Uno studio del World Economic Forum sul futuro del lavoro ha indicato i principali dieci profili professionali del futuro, dieci abilità base, che anche nell’immediato, sarebbe importante cercare per potersi meglio orientare:
Sapersi orientare nelle innovazioni
Saper apprendere
Saper risolvere
Avere un pensiero critico e analitico
Possedere creatività e spirito di iniziativa
Avere leadership e capacità di influenza sociale
Avere capacità e competenze tecnologiche, di monitoraggio e di controllo
Sapere di design e programmazione
Avere resistenza allo stress, flessibilità, capacità di dare risposte per uscire dai problemi
Avere capacità di ragionamento avanzato
Quando rifletto su queste abilità (skills in inglese) mi viene da pensare su come funziona la nostra scuola e quanto siamo lontani -in Italia – da questo tipo di insegnamento. Chi aiuterà la scuola a stare al passo coi tempi?