Lazio Monumental Taste: a Vinitaly 2025 il vino racconta la storia di una terra viva
Il concept scelto quest’anno – Lazio Monumental Taste – non è solo uno slogan. È un invito a scoprire la regione con gli occhi e il palato

C’è una cosa che chi lavora davvero nel mondo del vino sa bene: non esiste vino senza territorio. E non esiste territorio senza persone. Per questo, quando la Regione Lazio sceglie di presentarsi a Vinitaly 2025 con una collettiva che coinvolge 59 aziende vitivinicole, 3 consorzi di tutela, 2 distillerie e una struttura scenografica ispirata agli antichi acquedotti romani, non sta semplicemente allestendo uno stand. Sta provando a raccontare un’identità, fatta di radici, gesti, vendemmie, e di un presente che ha imparato a guardare avanti.
Dietro ogni calice, un territorio, una storia da ascoltare
A Verona, dal 6 al 9 aprile, il Lazio sarà presente con un padiglione che è cresciuto del 20% rispetto all’edizione precedente: 2.450 metri quadrati disegnati da Westway Architects, dove il vetro, l’acciaio e la luce convivono con la memoria delle pietre romane. Un progetto che punta a mettere in scena ciò che spesso, nella vita quotidiana, resta dietro le quinte: la forza silenziosa di una regione agricola, la riscoperta dei vitigni autoctoni, la voglia di farsi conoscere per la qualità, non solo per la quantità.
Un comparto che ha scelto la strada della qualità
Il vino laziale, per chi lo conosce poco, può ancora evocare un’immagine vecchia, legata più alla quantità che al valore. Eppure oggi le cose sono cambiate. I numeri aiutano a capirlo: 3 DOCG, 27 DOC, 6 IGT, 37 vitigni autoctoni, 18.000 ettari vitati, e una produzione che nella vendemmia 2024 ha toccato 730.000 ettolitri, con un balzo in avanti del 64% rispetto al 2023. Una crescita significativa, spinta anche da una maggiore attenzione alle tecniche agronomiche e alla sostenibilità: il 15% del vigneto regionale è biologico, in aumento del 32% rispetto al 2016.
C’è voglia di fare bene, e di farlo nel rispetto di un’identità forte. Lo dimostra il lavoro dei tre consorzi presenti a Vinitaly – Roma DOC, Frascati, Cesanese del Piglio DOCG – che si presenteranno anche attraverso masterclass dedicate, accanto a quelle curate dalla Fondazione Italiana Sommelier, che guiderà i visitatori in otto degustazioni bendate per raccontare il meglio delle aziende partecipanti.
Il padiglione come spazio vivo: vino, cucina e relazioni
Dentro il padiglione, la vita non sarà scandita solo dai calici. Ci sarà anche una cucina d’autore, con piatti firmati da Marco Bottega (1 stella Michelin) e da Doriano Percibialli, giovane talento dei Castelli Romani. Una ristorazione pensata non come semplice contorno, ma come parte integrante dell’esperienza: l’abbinamento tra vini e territorio passa anche per i fornelli, per il pane, per le erbe aromatiche.
Tra i partner istituzionali e privati che accompagneranno la collettiva del Lazio, ci saranno anche Camera di Commercio di Roma, Acqua Filette, Blu Banca, Di Marco, e naturalmente Bibenda – Fondazione Italiana Sommelier, che offrirà contenuti e degustazioni coordinate per valorizzare l’incontro tra pubblico, produttori e territori.
Un grande ledwall all’ingresso trasmetterà in tempo reale gli eventi e i contenuti del piano superiore: masterclass, talk, approfondimenti. Una scelta pensata per unire, per non separare chi degusta da chi osserva, chi racconta da chi ascolta. Anche così si costruisce una comunità del vino.
Business, export e opportunità: il Lazio parla al mercato
Se il vino è cultura, resta comunque un settore economico di rilievo. E nel caso del Lazio, i dati lo confermano: oltre 230 milioni di euro all’anno generati dal comparto, 66 milioni solo da DO/IG, e 82 milioni di export, in crescita del 71% rispetto al 2014. Numeri che testimoniano la maturità di un sistema produttivo che ha imparato a porsi sul mercato non come outsider, ma come interlocutore serio.
Anche per questo, gli incontri B2B organizzati in collaborazione con Veronafiere avranno un ruolo cruciale. Non solo vetrina, ma spazio operativo, dove chi produce vino potrà stringere accordi, entrare in nuovi canali di vendita, rafforzare relazioni già esistenti.
Un esempio concreto? Il progetto Vinitaly.USA, che a ottobre 2024 ha portato 15 aziende laziali a Chicago. Oppure la collaborazione con il brand Bernabei, che premierà i clienti che acquistano vino del Lazio con biglietti omaggio per la fiera, incentivando la conoscenza del prodotto prima ancora dell’evento stesso.
Non solo business: il Lazio vuole essere anche racconto
A Vinitaly si viene anche per ascoltare storie. E il Lazio ne ha tante. Alcune sono recenti, fatte di giovani cantine nate da scelte coraggiose. Altre affondano nei secoli, tra i filari dei Castelli Romani o lungo le colline di Piglio, dove la vite c’era già prima dell’Impero.
Il concept scelto quest’anno – Lazio Monumental Taste – non è solo uno slogan. È un invito a scoprire la regione con gli occhi e il palato. A sentire che dietro l’acidità di un bianco vulcanico c’è una geologia antica, e dietro il tannino di un Cesanese c’è una stagione secca, una vendemmia calda, una mano esperta che ha aspettato il giorno giusto per raccogliere.
E forse è proprio questo il senso più profondo di una presenza come quella del Lazio a Vinitaly: usare il vino come linguaggio per raccontare una terra che non ha bisogno di inventarsi nulla, ma solo di farsi conoscere meglio.