Le ali di Icaro del mondo contemporaneo
L’esperienza del mondo del bambino e poi dell’uomo adulto, si è appiattita con la televisione e i social network
Da più di due secoli, il nostro mondo è sottoposto a trasformazioni repentine e incessanti. Ossia dalla prima Rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese del 1789. Con questi due eventi capitali, inizia l’epoca contemporanea. Ossia il mondo per come oggi lo conosciamo…
Una scuola grande
La filosofia contemporanea, ossia il pensiero europeo da Schopenhauer in poi, ha caratterizzato sé stessa come una grande scuola di critica della contemporaneità. Una data canonica può essere individuata nel 1848, l’anno in cui Marx e Engels pubblicarono il “Manifesto del Partito comunista”. Pamphlet bruciante, travolgente, che non ha perso un briciolo della sua efficacia, nonostante il fallimento del socialismo reale nella gran parte delle sue manifestazioni.
Ora, porre questa data come particolarmente significativa per la critica del potere esercitata e svolta dalla filosofia contemporanea, non significa che a comprendere a fondo il nostro tempo sia stata soltanto la sinistra rivoluzionaria. Il pensiero conservatore ha dato spesso contributi di prima grandezza alla comprensione del nostro tempo.
Tra rivoluzione e tradizione
Mantenendoci, dunque, fedeli a questa doppia impostazione, rivoluzionaria e conservatrice, è possibile utilizzare una importante pagina di Nietzsche, per quanto riguarda la caratterizzazione dello Stato. Allo stesso modo in cui è doveroso trarre ispirazione da Marx, per avere intellezione di cosa significa la critica del capitalismo e dell’economia politica.
Viceversa, per comprendere quel fenomeno che il pensiero filosofico ha chiamato la tecnica e che, più semplicemente, è lo sviluppo tecnologico, appare necessario seguire pensatori come Jünger, Heidegger e Severino. Infine, per quanto riguarda gli aspetti dell’industria culturale e digitale, così importante nel mondo attuale, nulla appare più incisivo delle analisi svolte dai grandi filosofi della Scuola di Francoforte, Benjamin, Horkheimer, Adorno e Marcuse.
La parola del saggio
Quest’analisi è, dunque, persuasa del rovesciamento di mezzi e fini intervenuto nel mondo contemporaneo. Al principio, ancora prima delle terribili stilettate dei filosofi appena rievocati, c’è la parola di Kant. In un suo celebre scritto, la “Fondazione della metafisica dei costumi” (1785), egli dà una celebre caratterizzazione dell’imperativo categorico e pratico, affermando la necessità di trattare l’uomo sempre “come fine, mai semplicemente come mezzo” (trad. it. di F. Gonnelli).
Perché queste affermazioni di Kant sono, oggi, così importanti? Non solo, perché questo grande pensiero kantiano diventa sempre più decisivo? Semplicemente perché l’uomo non è più fine, ma è diventato mezzo. Gli esseri umani tendono, sempre più, a trasformarsi da individui in funzioni. Tendono a diventare ruote sempre più piccole di apparati sociali giganteschi, che possono sostituirli in ogni momento.
Ecco perché pensatori come Kant o Freud, o artisti come Mozart e Picasso, tendono a non nascere più. Perché l’esperienza del mondo del bambino e poi dell’uomo adulto, si è appiattita con la televisione e i social network, fino al punto di rendere impossibile quel processo di raffinamento e potenziamento della personalità, che un tempo consentiva la nascita del genio.
Un ribelle in vesti persiane
Tra le opere di Nietzsche, “Così parlò Zarathustra” sta a sé, è lui stesso ad affermarlo in “Ecce homo” (per le opere di Nietzsche è sempre consigliabile l’utilizzo della grande edizione critica a cura di G. Colli e M. Montinari, pubblicata in italiano da Adelphi). Poiché in questo libro stupendo ed enigmatico, Nietzsche raggiunge un’intensità espressiva che non ritroverà più e che non gli era consentita né dal saggio né dall’aforisma.
Qui Nietzsche parla per parabole, alla maniera dei saggi orientali. Sebbene Giorgio Colli abbia fatto notare come sotto la veste persiana il contenuto sia greco.
Studiosi come Gianni Vattimo e Massimo Cacciari hanno mostrato come Nietzsche possa essere letto e interpretato anche da sinistra. Così, in uno dei discorsi della prima parte di “Così parlò Zarathustra”, troviamo un Nietzsche particolarmente anarchico e libertario. Il discorso si intitola “Del nuovo idolo” ed ha per tema lo Stato.
Qui Nietzsche fa due affermazioni importanti. La prima dice: “si chiama Stato il più gelido di tutti i mostri”. La seconda frase afferma: “Stato è dove il lento suicidio di tutti – è chiamato vita” (trad. it. di M. Montinari).
Dunque, sebbene lo Stato occupi, tra i poteri contemporanei, un ruolo importante, non è più come un tempo, quando esso era il potere principale, quello con la maiuscola.
Da Treviri con furore
Il potere dell’odierno sistema capitalistico, infatti, è certamente superiore a quello statale, in quanto è globale e sovranazionale. Marx fu implacabile nel denunciarne le tare. Ma Marx aveva di fronte il capitalismo industriale. Mentre oggi esso è diventato finanzcapitalismo, per usare il titolo di un importante libro di Luciano Gallino del 2011. Ossia la dimensione della finanza ha sopravanzato quella della produzione di merci.
Il sistema globale del neo-liberismo è diventato attore unico, perché anche la Cina, retta da un inossidabile e totalitario Partito comunista, vi si adegua. Le dimensioni dello sfruttamento e dell’alienazione denunciate da Marx non accennano a recedere. Ma il sistema sa bene che le cose viaggiano nel modo giusto, se le persone vivono in un ambiente pseudo-culturale che impedisce di sentire sia lo sfruttamento che l’alienazione.
Quando le cose si complicano
La tecnica che sfrutta il pianeta a suo piacimento, riempiendo le nostre vite di oggetti spesso inutili era, per Heidegger, il punto cruciale del potere contemporaneo. Ad essa è connesso un ulteriore aspetto di capitale importanza nel nostro mondo: l’energia nucleare e la bomba atomica, che rischiano di pregiudicare la sopravvivenza della nostra specie sul pianeta Terra. Analogo discorso può essere fatto per i cambiamenti climatici e lo stress provocato da un’eccessiva industrializzazione sugli ecosistemi naturali.
A differenza di Heidegger, la Scuola di Francoforte si concentrò, invece, sull’industria culturale, ossia il sistema congiunto di letteratura di consumo, cinema, radio e televisione. A complicare ulteriormente il quadro si sono aggiunti, negli ultimi anni, i social network. I quali hanno la capacità di alienare ulteriormente gli individui dalla realtà e i più giovani in modo particolare.
Se è giusta l’intenzione di non demonizzare eccessivamente tutto ciò che proviene dal mondo contemporaneo, poiché la vita dell’uomo sulla terra è stata sempre una condizione di straordinaria difficoltà. È anche vero che tutti gli elementi che abbiamo rievocato e brevemente analizzato, sembrano incrementare l’incertezza sul futuro, anziché il contrario.
Allora, per chiudere questa riflessione sul contemporaneo, vale la pena ritornare all’antico. Ossia, ricordare il detto del grande Eraclito di Efeso che, già tra VI e V secolo a. C., ammoniva l’uomo sugli aspetti di dismisura, avrebbe detto Heidegger, che sono presenti – da sempre – nella sua indole. Scrive Eraclito: “La tracotanza, è necessario estinguerla ancor più che il divampare di un incendio” (trad. it. di G. Colli).