Le divine di Giovanni Boldini in mostra al Vittoriano
Firmata Arthemisia Group, la spettacolare antologica con oltre 160 opere da 30 musei da tutto il mondo
Entrare alla mostra di Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931), nell’ala Brasini del Complesso monumentale del Vittoriano è come essere letteralmente catapultati indietro nel tempo. E’ questo il risultato della sapiente organizzazione e produzione di Arthemisia Group per l’imponente esposizione antologica dedicata al Maestro della Belle Époque G.B., già considerata una delle più ricche e spettacolari antologiche degli ultimi decenni, sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Lazio in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale ed è curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi.
Dopo i quattro anni che ci sono voluti per coordinare gli oltre sessanta diversi prestatori e organizzare la mostra, fino al 16 luglio 2017 si possono ammirare le oltre 150 opere della produzione di Boldini tra cui le celebri La tenda rossa (1904), Signora che legge (1875), Ritratto di signora in bianco (1889), Signora bruna in abito da sera (1892 ca.), Ritratto di Madame G. Blumenthal (1896) arrivate da musei quali il Musée d’Orsay di Parigi, l’Alte Nationalgalerie di Berlino, il Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, gli Uffizi di Firenze, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e da prestigiose collezioni private difficilmente accessibili.
In mostra anche trenta opere di artisti contemporanei a Boldini, quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi.
La ricerca dell’attimo fuggente, il movimento e il dinamismo sono, nelle opere di Boldini, insieme ai colori, a olio, pastello e ai rapidi tratti di matita, la firma delle opere di Boldini, geniale anticipatore della modernità novecentesca e colui che nelle sue opere ha reso ed esaltato la bellezza femminile, svelando l’anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell’epoca, per lui “fragili icone”, dai corpi in pose serpentine nei suoi celebri ritratti a grandezza naturale.
L’esposizione, sontuosa e raffinata, ricostruisce il geniale percorso artistico di Boldini in quattro sezioni: La luce nuova della macchia (1864-1870); La Maison Goupil fra “chic” e “impressione” (1871-1878); La ricerca dell’attimo fuggente (1879-1891) e Il ritratto Belle Époque (1892-1924).
Formatosi con i Macchiaioli, i modi aristocratici, la vocazione alla mondanità e agli ambienti altolocati ma anche le grandi prospettive di carriera, spingono Boldini nel 1871 a lasciare Firenze per soggiornare qualche mese a Londra e poi trasferirsi definitivamente a Parigi.
Dopo il 1878 aggiorna il suo registro espressivo alla ricerca della modernità, impegnandosi in indagini estetiche originali e profondamente innovative: capta le alternanze prospettiche e volumetriche nei gesti e negli atteggiamenti dei personaggi rappresentati e, attraverso la sua spontanea “gestualità pittorica”.
Dai ritratti come in Dopo il ballo (1884 ca.) e in Il bar delle Folies Bergère (1885 ca.) e ancora in Donne a Venezia (1887 ca.), trasuda un rapporto iperattivo con la realtà dove l’artista riesce a imprimere un ritmo incalzante e palpitante alle pennellate, componendo tessiture pittoriche cariche di vibranti tensioni emotive.
Boldini avverte anche una certa inconsistenza morale e così quei ritratti, che avrebbero dovuto celebrare le qualità intellettive ed etiche dei soggetti ritratti, sono talvolta attraversati da vene di malinconia o note caricaturali e grottesche. Ed è proprio la potenza espressiva, magnetica con il suo carattere particolare e il modo atipico di porsi di fronte alla realtà a renderlo uno dei più grandi Maestri dell’Ottocento.
Ospite d’eccezione al Vittoriano, il capolavoro simbolo della Belle Époque e la sua storia unica: la grande tela dedicata a Donna Franca Florio, realizzata tra il 1901 ed il 1924 e commissionata dal marito Ignazio Florio, erede di una delle più importanti famiglie imprenditoriali siciliane. La Florio, donna di grande fascino e bellezza era anche chiamata “Donna Franca, la Regina di Sicilia” e definita anche da D’Annunzio “L’unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”.
Ad oggi, l’opera è coinvolta nella procedura giudiziaria che interessa il Gruppo Acqua Marcia (Francesco Bellavista Caltagirone) ed è eccezionalmente prestata alla mostra del Vittoriano: messa all’asta potrebbe dunque trattarsi, se il dipinto finisse in mani private, di una delle ultime occasioni per ammirare il ritratto di Donna Franca.