Le liste di attesa nel Servizio Sanitario Nazionale sono incostituzionali
Il fine delle liste di attesa era quello di comprimere la spesa sanitaria pubblica. Ma ha spinto la gente verso un privato sempre più selvaggio
In premessa va detto che il fenomeno delle Liste di attesa non è previsto né prevedibile in alcun sistema sociale ed economico, neppure nelle fonti gerarchiche legislative del SSN. Non ne parla la Costituzione che anzi recita sul “diritto alla salute degli individui”.
Comprimere la spesa sanitaria pubblica
E’ una invenzione recente perché compare in Italia a partire dagli anni ’90. Soprattutto quando, sulla scorta della privatizzazione della PA delle varie norme Bassanini e della 502/92, cosiddetta riforma De Lorenzo, vengono imposti ai medici del SSN (pletorici numericamente in quel periodo storico) innumerevoli paletti lavorativi e incompatibilità pubbliche e private.
Quello era frutto di un’ epoca ideologica (la aziendalizzazione del SSN nulla di più errato) e i risultati in 30 anni si sono visti tutti a partire dalla rarefazione dell’ offerta medica (anche per il numerus clausus delle Università fatto male) e dell’ offerta SSN (posti letto, degenze per acuti e ambulatori specialistici e diagnostici specie nelle periferie).
L’avvento del privato accreditato
Il fine ufficiale era di comprimere la spesa sanitaria pubblica. Ma questo collateralmente ha spinto la gente verso un privato sempre più selvaggio, fatto di capitali a volte anche opachi e di regole poco definite se non quella del profitto. Quello che ne ha beneficiato maggiormente di questa rarefazione e diaspora è stato il cosiddetto “privato accreditato” cioè pagato dalle nostre tasse per il tramite delle Regioni e Asl. Un privato con “tetti” di budget fragili e dilatabili nell’ emergenza e che ha pescato soprattutto nei confronti della domanda di sanità “out of pocket” e SSN marginale, soprattutto nelle grandi città metropolitane e nelle aree periferiche.
Abbiamo assistito quindi negli ultimi 30 anni a grandissimi investimenti privati in settori sanitari diametralmente opposti come la radioterapia e l’ oncologia. Oppure il laboratorio di analisi, correndo quindi a volte verso la realizzazione di veri e propri monopoli assoluti privati accreditati (pediatria ad esempio in certe aree geografiche).
La Regione Lazio in ambito sanitario
In ultimo, la Regione Lazio ha tentato di contrastare questo fenomeno ultra finanziando recentemente il privato accreditato con ben 48 mln di euro. E teniamo presente che ancora nel Lazio abbiamo in piedi un’ altissima pressione fiscale addizionale su IRPEF e IRAP sui cittadini residenti, consentendo quindi di oltrepassare i budget di spesa concordati. Cui prodest? Ai cittadini forse marginalmente, ma al grande capitale investito in sanità assolutamente di più.
E’ il sistema delle Leggi in vigore che alimenta le Liste di attesa in Sanità. Perché è chiaro che un sistema rigido e ingessato e pieno di divieti a fare e ad operare non fa altro che aumentare la domanda e diminuire la offerta.
Chiediamoci perché prima del 1992 per operare una colecisti con coliche ci volevano al massimo due tre mesi e oggi in certe situazioni sforiamo i due anni. La differenza la fanno 30 anni di numero chiuso universitario a Medicina e soprattutto un sistema di Leggi totalmente fallimentare, quelle della stagione delle aziendalizzazioni e dei manager.
Il fallimento delle aziendalizzazioni e dei manager
Quindi, piuttosto che rifornire di nuovi soldi (nostri) le casse del SSN sosteniamo e chiediamo al Governo Meloni, forte ora della luna di miele elettorale con i cittadini, una riforma coraggiosa della sanità pubblica e privata che affronti i vari temi connessi tra di loro, mediante una Legge delega chiesta al Parlamento.
Una riforma della Sanità pubblica
Cambiamento della governance aziendale Asl, Ospedali e Policlinici e introduzione di meccanismi di controllo della contabilità sul modello delle società quotate in Borsa. Riforma della emergenza urgenza nel territorio, abolizione tout court della libera professione intramuraria e contestuale eliminazione dei paletti e incompatibilità pubblico-privato. Introduzione di partnership pubblico-privato mediante assicurazioni nei settori cardine come il Pronto Soccorso anche mediante sperimentazioni regionali, abolizione o profonda riforma del numero chiuso a Medicina, riforma del sistema dei concorsi pubblici nel SSN, riforma radicale del sistema della medicina preventiva e del sistema di alert delle malattie infettive nelle ASL.
Lo scambio deve essere soldi in cambio di riforme radicali del SSN.
Non è più pensabile oggi avere una sanità pubblica generosa e munifica con le forniture di beni e servizi e che spende poco o nulla nel personale e non si prepara all’ imminente turnover demografico e pensionistico dei prossimi 4 anni.
E’ assolutamente inutile avere a disposizione costosissime apparecchiature radioterapiche nella struttura pubblica e utilizzarle solo fino alle 3 del pomeriggio, magari perché manca il personale. Oppure dotarsi di modernissimi robot chirurgici dai costi milionari per operare pochi pazienti e poi dirottare i residui pazienti chirurgici meno interessanti nelle strutture private accreditate.
In conclusione le Liste di attesa in sanità sono un indice pesante di una grave malattia, una spia del malessere diffuso a cui la popolazione non può e non vuole abituarsi. Rappresentano un arretramento delle cure base della popolazione e una demoralizzazione e scoramento della categoria medica e infermieristica che vorrebbe solo lavorare bene e di più. Magari anche trattata meglio.