Le pandemie? il prezzo della globalizzazione e della scienza non trasparente
Le recenti Sars-coV-1, legionella, aviaria, erano un forte segnale: da alcuni decenni, ogni 4-5 anni abbiamo a che fare con microrganismi patogeni di questo tipo
Da quando è esplosa questa pandemia da Covid-19 ci si domanda se fosse o meno prevedibile e in che modo e da chi. La stessa OMS si è trovata in difficoltà, tantoché per passare dalla dichirazione da epidemia a pandemia ci sono voluti giorni e giorni mentre sembrava piuttosto chiaro a tutti che la virosi da Sars-coV-2 aveva ormai raggiunto una dimensione mondiale. Eppure questa pandemia era prevedibile da diversi punti di vista, sia sanitario, sia biologico. Ecologisti e zoologi avvertivano da anni del fatto che l’estinzione massiccia di specie e la distruzione di ecosistemi fa si che i muri protettivi di specie tra noi e gli animali abbattano i sani confini tra noi e altri animali che non vanno avvicinati in modo promiscuo, come accade con il sangue e feci nei mercati dove avviene la macellazione di animali vivi, come quello di Wuhan.
Anche in Italia, scienziati e politici e quella triste via di mezzo di scienziati che corteggia la sfera politica, insiste sul fatto che per le forme, la gravità e la diffusione, il virus fosse in qualche modo conoscibile prima della sua esplosione globale. E non per via di presunte fughe del virus da laboratori. Ma le recenti Sars-coV-1, legionella, aviaria, erano un forte segnale: da alcuni decenni, ogni 4-5 anni abbiamo a che fare con microrganismi patogeni di questo tipo. La globalizzazione di per se oggi è un rischio di influenze pandemiche. Si tratta di uno scotto della globalizzazione dei mercati, quindi di merci e persone, che paghiamo proprio con la nostra salute. Siamo sicuri che l’Italia non avesse modo per prevedere tuto questo? I piani sanitari regionali mancavano, ma l’Oms aveva già avvertito gli Stati di diverse possibili virosi. Il vero problema è che il centro nazionale per diramare questo allarme, legato all’ISS e vigile dal 2009, non ha funzionato. Si tratta di un centro sorveglianza epidemiologica e che era un orgoglio sia dell’Istituto che della nostra nazione. Un programma c’era e anche il campanello che suggeriva di entrare in azione con tale piano. Purtroppo alcuni epidemiologi hanno smantellato questo centro. Troppo spesso la scienza non è al di sopra delle parti: ospedali chiusi, reparti mozzati di personale, letti e strumentazioni, centri di ricerca senza fondi. Insomma la scienza non può essere neutrale, ma almeno dovrebbe fare uno sforzo di trasparenza.
Non si tratta solo di prevedere, ma anche di agire in maniera veloce e coordinata a livello nazionale e regionale, cosa che solo il centro dell’ISS poteva garantire. ogni ora, ogni battito di lancetta dell’orologio è un contagio e un morto in più. Chi ha smantellato o indebolito il centro di epidemiologia e sorveglianza dell’ISS, magari per afre il ministro o assumere una carica pubblica, deve sentire il peso di questa scelta. Il peso della coscienza.
Antonio Guidi, neuropsichiatra infantile e già ministro per la Famiglia