Le Pen condannata e ineleggibile: che differenza c’è con la Turchia?
Il leader della destra francese, per appropriazione di fondi Ue, non potrà presentarsi alle Presidenziali 2027: come il Sindaco di Istanbul İmamoğlu, ma stavolta nessuno protesterà per il vulnus democratico

Marine Le Pen (immagine dalla sua pagina Facebook)
Marine Le Pen, come riporta l’Adnkronos, è stata giudicata colpevole di appropriazione indebita di fondi Ue. Un tipo di reato che Oltralpe, aggiunge France 24, comporta la pena accessoria dell’ineleggibilità, che impedirà al numero uno del Rassemblement National di presentarsi alle Presidenziali 2027. Un caso che non è certo isolato in Europa (e non solo), e che francamente si fatica a non considerare l’ennesimo (ab)uso politico della giustizia.

Marine Le Pen condannata e ineleggibile
«La Francia è ancora una democrazia?» si è chiesto provocatoriamente Éric Ciotti, ex Presidente dei Républicains oggi alla guida dell’Union des droites pour la République. Domanda legittima, dopo la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Parigi ai danni di Marine Le Pen per fatti avvenuti tra il 2004 e il 2016. Nello specifico, spiega Sky TG24, l’uso di denaro destinato agli assistenti parlamentari dell’Unione Europea per pagare il personale che lavorava per il partito, all’epoca denominato Front National.
Il leader della destra dell’Esagono, scrive TGCom24, dovrà scontare quattro anni di reclusione, di cui due agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. E, soprattutto, sarà incandidabile per cinque anni, pena questa che avrà “esecuzione provvisoria”, vale a dire applicazione immediata anche in caso di appello. Il che significa rinuncia forzata a una nuova corsa per l’Eliseo, per la quale verrà verosimilmente lanciata la candidatura del delfino Jordan Bardella.

L’attuale Presidente del RN è stato a sua volta durissimo nel commentare il verdetto. «Oggi non è solo Marine Le Pen a essere condannata ingiustamente: è la democrazia francese a essere giustiziata».
Nessuna differenza rispetto a Romania e Turchia
Indignato, tra gli altri, anche il vicepremier italiano Matteo Salvini, che della diretta interessata è alleato in quel di Bruxelles. «Chi ha paura del giudizio degli elettori, spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali» ha attaccato, come riferisce il Corsera, il segretario della Lega. «Un brutto film che stiamo vedendo anche in altri Paesi come la Romania».

In effetti è impossibile non ravvisare un parallelismo con quanto è accaduto negli ultimi mesi dalle parti di Bucarest. Dove dapprima la Corte Costituzionale ha annullato le Presidenziali 2024 col solito pretesto (infondato) di fantomatiche ingerenze russe. E poi l’Ufficio Elettorale Centrale ha estromesso dalla nuova tornata il candidato nazionalista Călin Georgescu, vincitore del primo turno a novembre e accreditato del 45% nei sondaggi.

Nessuno, però, sembra notare che ci sono anche delle fortissime analogie con lo scandalo dell’arresto del Sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu. Il principale oppositore del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, incarcerato per corruzione, estorsione, riciclaggio di denaro, turbativa d’asta e collaborazione con il fuorilegge PKK.

Con una battuta, si potrebbe dire che ora Ankara è pronta per entrare nell’Unione Europea, perché tra questo affaire e i primi due non c’è nessuna differenza. Tutti infatti hanno in comune un intervento a gamba tesa delle toghe che «si sostituiscono al suffragio universale», per dirla col primo cittadino di Béziers Robert Ménard.

Nessuno, però, protesterà per quest’ulteriore “furto elettorale” in salsa transalpina come stanno facendo vibratamente gli eredi dell’Impero Ottomano. Per qualcuno, a quanto pare, quando si tratta di eliminare l’avversario qualsiasi vulnus democratico è concesso.




